Caiazzo. Decò: dopo il ritorno dell’imprenditore scomparso intervengono le ‘Iene’?
Caiazzo tira un sospiro di sollievo. Antonio Barbiero, 66 anni, scomparso da casa venerdì, è tornato a casa lunedì mattina. Le sue condizioni hanno però consigliato l’intervento del 118 per verificare il suo stato di salute.
Era molto provato. La famiglia che ha vissuto ore di grande angoscia, ha gioito per il suo ritorno a casa.
Antonio Barbiero è il padre del titolare del «Decò» di Caiazzo, attualmente chiuso per motivi giudiziari e punto di riferimento sia per l’attività imprenditoriale del figlio che per la sua famiglia.
Si tratta di una persona stimata e molto conosciuta da tutti per il suo equilibrio e ilforte temperamento.
LA FUGA
Un gesto così forte come la fuga aveva fatto temere per la sua vita: prima della mezzanotte di venerdì, a bordo del suo fuoristrada blu era uscito dalla sua casa dicendo che sarebbe andato a chiudere i cancelli dell’attività di famiglia, prossima all’apertura, ma poi non era più rientrato, lasciando a casa il suo inseparabile cellulare.
La sua auto era sprovvista di Gps. Da quel momento, di lui si erano perse le tracce.
La famiglia era piombata in un’angoscia profonda, attivando le forze dell’ordine, i volontari e i conoscenti per dare inizio alle ricerche.
Il giorno successivo è stato accertato che nemmeno le telecamere del centro cittadino avevano rilevato nulla.
Quelle di alcuni privati, invece, segnalavano il suo passaggio in zona Marcianofreddo, pochi minuti dopo l’orario in cui era uscito di casa, per poi proseguire verso la montagna che porta a Liberi.
Circa 50 volontari tra cittadini, amici, familiari associazioni e nucleo comunale di Protezione civile, avevano battuto il territorio, setacciando ogni angolo.
Per questo era stato necessario anche un elicottero privato e l’impiego dei Vigili del Fuoco con la speranza di individuare almeno la macchina (nella foto qui accanto).
La Prefettura aveva attivato le procedure per la ricerca di persone scomparse ma, mancando la localizzazione del fuoristrada, le operazioni erano cadute nel vuoto.
IL PERCHÈ
I motivi alla base del gesto, secondo notizie che filtrano da fonti familiari, sarebbero legate all’ultima sentenza del Consiglio di Stato, in merito all’immobile commerciale che gestiva il figlio. Il maxistore, alla periferia di Caiazzo è stato chiuso e poi riaperto più volte per motivi giudiziari. «Era deluso e scoraggiato per l’accaduto – ci dicono i parenti – per una sentenza che si ritiene essere assurda».
Lui non avrebbe retto alla forte delusione e, da qui, il gesto.
I FATTI
In sintesi, alcuni anni fa, la famiglia Barbiero, acquistò attraverso la sua società “Ipervolturno” (per anni lì c’era l’esposizione della Fiat “Autovolturno”) il locale, che era finito all’asta.
Infatti, il Tribunale fallimentare lo aveva venduto ai Barbiero per fini commerciali. Il centro venne aperto e in breve tempo diventò il riferimento della zona.
Ma in seguito a un ricorso, lo stesso Tribunale dispose più volte la chiusura del maxistore per irregolarità sulla licenza con danni enormi per la società Ipervolturno e per numerose famiglie finite poi sul lastrico, senza lavoro e con mutui da onorare.
Infine, la sentenza ultima, di qualche giorno fa, ribadiva che, in difetto del prescritto abbattimento, la struttura passasse al Comune.
Fin qui il pezzo del collega de Il Mattino Lorenzo Applauso
Nota del nostro direttore Ferdinando Terlizzi
Pare che una parte della cittadinanza di Caiazzo abbia formato un comitato di solidarietà per la famiglia Barbiero e che siano stati subito sensibilizzati i canali per portare la vicenda all’attenzione della trasmissione TV “Le Iene”.
Intanto i legali della famiglia Barbiero, oltre ad approntare un dettagliato ricorso per chiedere la revoca della delibera di acquisizione; oltre allo studio per un eventuale ricorso alla Corte dei Diritti dell’Uomo e al Capo dello Stato, pare che stiano valutando la possibilità di diffidare il Comune ad eseguire l’ingiusto, iniquo, illegittimo ed illogico provvedimento, con una richiesta di rivalsa di danni di vari milioni di euro.
Qualche buon legale capitolino ha anche ipotizzato la richiesta di sequestro conservativo della tesoreria del Comune onde bloccare definitivamente quella che per i soccombenti sarebbe un’illegittima pretesa.
(di Lorenzo Applauso – Ferdinando Terlizzi – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News elaborata e archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)