Riforma del Csm, magistrati in subbuglio: ‘Cartabia favorisce correnti e potentati’
(DI ANTONELLA MASCALI) – Tutte (quasi) le correnti dei magistrati
contro l’ipotesi di riforma della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che ha pensato una nuova legge elettorale per il Csm, il “maggioritario binominale”: collegio unico nazionale per i togati di legittimità, due consiglieri di Cassazione; 2 collegi per eleggere 4 togati in quota pm; 4 collegi per eleggere 10 togati in quota giudici di merito. Per ogni “partita” ci devono essere almeno 16 candidati, se non ci sono, si sorteggiano. Per Area, Autonomia e Indipendenza e Unicost è un meccanismo che premia la correntocrazia e penalizza candidature indipendenti. Articolo 101, unico gruppo non in Giunta Anm, da sempre è schierata per il sorteggio, che, ha detto il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, sarebbe l’unica scelta da adottare. Apprezza l’ipotesi Cartabia solo Magistratura Indipendente, che ha vinto le recenti elezioni per il rinnovo di alcune sezioni distrettuali dell’Anm.
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Correnti e carrierismo: cartabia peggiora il Csm (DI PIERCAMILLO DAVIGO)
Più volte sono state approvate leggi elettorali per il Csm con il dichiarato scopo di indebolire le correnti, che hanno però sempre ottenuto il risultato contrario. Nel predisporre una nuova legge elettorale dopo le vicende che hanno colpito l’attuale Csm, secondo notizie di stampa, il ministro della Giustizia professoressa Cartabia ha annunciato un sistema maggioritario con collegi binominali, a turno unico, con un’unica preferenza e con un correttivo volto a garantire la rappresentanza delle minoranze. È probabile che anche questa riforma otterrà il risultato contrario a quello che si dichiara di voler perseguire. Un sistema maggioritario potrebbe assegnare la maggioranza dei seggi al Csm a una sola corrente e comunque consentirà una rappresentanza maggiore alle due correnti più forti, relegando a posizioni di minoranza le altre. Nella prima ipotesi la corrente di maggioranza tenderà a creare alleanze con i componenti laici (quelli eletti dal Parlamento) che riterrà più vicini alle proprie posizioni, così accentuando la “politicizzazione” della magistratura. Nella seconda ipotesi saranno probabili accordi fra i due gruppi più rappresentati con il reiterarsi di fenomeni quali quelli delle nomine “a pacchetto” (uno a me e uno a te), che è un’illusione sperare di impedire solo con il vincolo di procedere a nomine in ordine cronologico di scopertura dei posti direttivi o semidirettivi da coprire.
Salvo che quel che resta del gruppo di Unità per la Costituzione (prima dello scandalo che ha investito l’attuale Csm era il gruppo maggioritario ed è stato ridimensionato dalle ultime elezioni per il Comitato direttivo centrale) non cancelli ogni rappresentanza dei due gruppi più piccoli (cioè proprio quelli che contestano le degenerazioni) ottenendo tutti i seggi di rappresentanza delle minoranze, i magistrati candidati dai gruppi minori non saranno in grado di contrastare eventuali accordi e saranno perciò destinati a ottenere sempre meno voti alle elezioni successive fino a diventare irrilevanti.
I rimedi radicali proposti da alcuni, come vietare le correnti o introdurre il sorteggio, sono incostituzionali, dal momento che la Costituzione consente libertà di associazione e prevede l’elettorato attivo e passivo in capo a tutti i magistrati. In ogni caso non sarebbero efficaci: anche senza denominazioni o statuti formali rimarrebbero rapporti di fatto tra le persone, mentre candidati o componenti sorteggiati non potrebbero comunque che subirne l’influenza. La malattia è stata aggravata dalla riforma di ordinamento giudiziario del 2006 che ha scatenato una forte spinta carrieristica in magistratura, in contrasto alla previsione costituzionale secondo la quale i magistrati si distinguono tra di loro solo per diversità di funzioni (art. 107 comma 3 della Costituzione). Si tratta di ripensare quella riforma perché se non si individua la causa della malattia non è possibile adottare rimedi adeguati a curarla. Muoversi nell’illusione che la sola riforma del sistema elettorale possa evitare le degenerazioni che si sono verificate è, a tutto concedere, una buona intenzione, ma si sa che le vie per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)