Privacy. Col decreto ‘capienze’ via libera all’uso dei dati personali ‘per pubblico interesse’
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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)
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“Il trattamento dei dati personali da parte di un’amministrazione pubblica (…) è sempre consentito se necessario per l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse o per l’esercizio di pubblici poteri a essa attribuiti”, recita la bozza.
Strada in discesa per l’incrocio delle banche dati su cui si è consumato un tira e molla con l’authority. Sono stati anche “ridotti a 30 giorni i termini per l’espressione dei pareri del Garante in merito al PNRR”
Nel decreto capienze varato giovedì sera è stata inserita una norma che scavalca il Garante della privacy spianando la strada non solo all’obbligo di Green pass ma probabilmente anche all’incrocio delle banche dati in chiave anti evasione, su cui si è consumato un tira e molla con l’authority. Il governo Draghi nel Recovery plan ha previsto l’impiego di intelligenza artificiale, machine learning e text mining per la valutazione del “rischio fiscale”, ricorrendo – come previsto fin dalla legge di
Bilancio per il 2020 – alla cosiddetta “pseudonimizzazione dei dati”, una tecnica che consiste nel conservarli in modo da impedire l’identificazione del contribuente. Ora tradurre in pratica quell’impegno dovrebbe diventare più semplice.
In compenso è stata potenziata la competenza del Garante al fine di prevenire la diffusione di materiale foto o video sessualmente espliciti.