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Napoli . Udinese 5 a 1: Un Napoli stellare asfalta i malcapitati veneti.

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Napoli . Udinese 5 a 1: Un Napoli stellare asfalta i malcapitati veneti.

Osimhen è finalmente salito agli albori, diventando di fatto il riferimento indiscusso del vertice alto azzurro.

Eppure a seguire la gara, almeno fino al gol di Lozano, si aveva la sensazione, sgradevole, che la partita fosse ancora in bilico, nonostante la differenza di motivazioni, nonostante la diversità esponenziale del volume di gioco,  con gli azzurri sempre propositivi, che occupavano per intero tutto il rettangolo di gioco, che dominavano dal punto di vista tecnico ma che comunque avevano subito una rete, nell’unica occasione gol degli avversari, tutto questo induce talvolta a non dormire sugli allori, anzi l’esperienza ci ha insegnato che sono proprio le gare così come queste che complicano gli obiettivi che poi compromettono una intera stagione.

Ma non è andata così, perché la determinazione dei partenopei è stata al limite della perfezione.

Inutile nascondere che la chiave di volta della stagione è stata la consacrazione di Victor Osimhen, che comincia a prendere per mano il Napoli, diventando sempre più imprescindibile, ancora di più delle geometrie di Demme, delle corse a perdifiato di Di Lorenzo e soprattutto dando così modo alla squadra di avere un riferimento continuo in avanti.

Osimhen è finalmente salito agli albori, diventando di fatto il riferimento indiscusso del vertice alto azzurro.

Anche ieri, tra l’altro come da qualche tempo, si è visto il vero Fabian Ruiz, anche se contro il Cagliari a nostro sommesso avviso aveva steccato, ma è da mesi, dopo i postumi del Covid, che l’andaluso assieme a Piotr Zielinsky inventano un calcio sublime, e allora tutto questo davvero lascia in noi il rammarico che con un minimo di accortezza e di esperienza giusta, con un allenatore migliore, questo gruppo avrebbe tranquillamente potuto giocarsela alla pari con Conte, mentre invece è ancora maledettamente in bilico per una qualificazione Champions, che rimane comunque il minimo sindacale.

Una squadra compatta che accorcia e allunga all’unisono, che ha però nei calciatori a disposizione la peculiarità degli interpreti, che svolgono si il compito assegnato ma che aggiungono al menù, le loro tipicità, come sta dimostrando il sorprendete Amir Rrahmani, che apporta concentrazione e fisicità, sempre più padrone del ruolo e sempre più consapevole dei suoi mezzi, un acquisto lungimirante, che tornerà utile al Napoli nelle prossime stagioni.

Ancora continua a deludere Manolas, che anche contro Okaka ha miseramente toppato, come con Pavoletti, come con la metà degli antagonisti marcati, una stagione fallimentare che è assieme a quella dei vari Mario Rui e Maksimovic, Bakayoko ( anche se ieri il centrocampista ha giocato bene)  rimangono i punti deboli della formazione, cui la società deve mettere mano per ottimizzare ancora di più la “rosa”.

Peccato davvero, non essere stati in  grado di entrare nella vera ottica delle corde di questa compagine, da parte della conduzione tecnica, che ha cominciato a fare il proprio mestiere nel momento in cui gli è stato vietato di andare a fare il lavoro di guitto simpatico nelle Tv amiche.

Con la diciottesima realizzazione in campionato, del capitano Lorenzo Insigne, il Napoli ha già toccato quota 100 in fatto di gol in stagione. Vi lascio immaginare cosa avrebbe potuto combinare agli avversari, questa compagine, avesse avuto quel minimo di “garra”, che purtroppo latita nelle corde dei calciatori azzurri, forse l’unico difetto, assieme a un allenatore inesperto, di questo gruppo è davvero quella mancanza di cattiveria sportiva che ha contraddistinto per esempio l’Inter di quest’anno.

Adesso che la prima delle tre “finali” per entrare in Champions, è stata archiviata con una prestazione sontuosa, gli azzurri mettano testa e cuore per affrontare come di dovere la prossima, che è per i tifosi azzurri una meta dolorosa, Firenze che rimarrà per sempre come la partita dove il Napoli rimase in albergo, subito dopo il furto di San Siro.

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