Calcio. Juve-Napoli: azzurri sconfitti di misura, ma per la ‘Champions League’ nulla è compromesso
Finisce 2 a 1 per i Savoiardi: il Napoli si ferma a Torino, ma nulla è compromesso: in tutti i casi era improbo auspicare l’incasso di sei punti in tre gare consecutive giocate fuori casa.
Questa volta al tecnico non si possono certo imputare accusa: molti forse all’Allianz Stadium avrebbero schierato la stessa squadra disposta dal mister partenopeo.
Certo bisognerebbe essere negli spogliatoi per toccare con mano, tastare bene il polso della situazione, capire gli stati d’animo per riuscire a spiegare perché poi in campo non si è visto quello che si sperava: difficile immaginare che da parte dei ragazzi di Gattuso ci sarebbe stato questo timore reverenziale.
I bianconeri hanno, almeno nel primo tempo, surclassato gli azzurri in ogni angolo del campo.
Purtroppo Lozano non ha dato una buona prova; poi si è visto un Hysaj peggiorato se messo a confronto con le sue ottime prove fatte contro la Roma e il Milan; male Insigne, quasi svogliato, sono sempre particolari le sue performance contro i non colorati, come li chiama Carlo Alvino; infine anche Mertens e Zielinsky ( il polacco solo nel primo tempo) sono sembrati dei fantasmi intimoriti, in modalità Casper.
Indispone quest’atteggiamento degli uomini di De Laurentis quando affrontano fuori casa i bianconeri: troppo succubi, servirebbe forse un psicoanalista di quelli seri, per farsi spiegare questa involuzione.
Certo dall’inizio della stagione la difesa partenopea fa acqua da tutte le parti, sia sulle fasce che nell’area stessa, figuracce, al di là degli uomini che vengono disposti sul rettangolo di gioco: che giochi il greco, il serbo, il senegalese o il kosovaro, il risultato non cambia, si prendono gol da polli, si commettono errori da parrocchia salesiana, rinvii alla “Viva il Parroco”, che di solito finiscono sui piedi degli avversari e, poi, generalmente finiscono nel sacco degli incolpevoli portieri, una fase difensiva latitante forse più di come faceva il bandito Grazianeddu Mesina nella Barbagia.
Ha vinto chi ha ci creduto di più: hanno meritato i piemontesi, ma solo per come hanno messo alle corde gli azzurri nel primo tempo, perché nella ripresa il Napoli ha reagito prepotentemente, certo però non si può regalare un tempo intero a una squadre di vertice: queste defezioni si pagano, è questa esperienza che manca alla squadra e al tecnico azzurro per il salto di qualità definitivo, che non si può acquistare al mercato: se certi valori mancano, non può esserci rimedio utile.
Valori che non sono mancati, nella gara di Torino, ai bianconeri, che hanno fortemente voluto i tre punti anche se i tecnici rimangono comunque due incognite perché, in fatto di complicazioni e brutte figure, i due ex calciatori, campioni del mondo nel 2006, che quest’anno allenano le due compagini, hanno fatto a gara a chi facesse peggio. Per il momento è in vantaggio l’allenatore del Napoli, che sta vincendo alla lunga questa sottospecie di confronto.
Alzi la mano chi ricorda un altro allenatore che ha avuto la stessa “protezione” di cui entrambi, i tecnici sembrano godere da stampa e TV sportive; anche nel fare la prostituta ci vuole fortuna!
Per danni molto minori, fior di tecnici, come Sarri e Ancelotti, sono stati messi alla porta dalle rispettive società: misteri della stampa.
Il Napoli di Gattuso ha di sicuro nei bianconeri la sua bestia nera, perché c’è da sottolineare che in tre partite giocate contro la peggiore formazione degli ultimi 10 anni, il Napoli ha segnato due gol su rigore e uno lo ha pure sbagliato, mentre di gol su azioni siamo fermi alla prima gara del San Paolo, poi il deserto.
Era una buona opportunità per staccare, ma nulla è perduto. Nulla è compromesso per la “Champion”.