DA IL FATTO QUOTIDIANO DI OGGI IN EDICOLA
Con tali provvedimenti, il Csm – nonostante l’impegno profuso da Nino Di Matteo e da qualche altro componente – dimostra di non voler recidere il perverso cordone ombelicale che lega i componenti togati alle correnti dell’Anm e di non essere fautore di una rigida linea che di fatto elimini ovvero riduca drasticamente i fuori ruolo.
Forse, al Consiglio Superiore non è chiaro che i magistrati devono fare esclusivamente i magistrati: esercitare l’attività giurisdizionale senza la necessità – (se non in casi del tutto eccezionali: ad esempio esperti presso le Commissioni parlamentari di inchiesta) – di dover occupare importanti poltrone dei ministeri o delle varie Authority.
Del resto, è da evitare proprio il fuori ruolo per l’incarico di capo gabinetto (di ministri, presidenti di Regione, ecc.), essendo inammissibile che un magistrato diventi persona di assoluta fiducia – comunque in posizione subalterna (e non è dignitoso) – di un politico del quale dovrà condividerne le scelte ed eseguirne le direttive. Peraltro, la chiamata nominativa da parte dell’autorità politica può far sorgere il sospetto – al di là del merito del magistrato – di una colleganza ideologica tra il chiamante e il chiamato.
Il terzo episodio riguarda un’altra toga storica di Md, Donatella Ferranti, attualmente in servizio presso la Cassazione, già potente segretaria generale del Csm e, poi, per dieci anni deputata del Pd (anche presidente della Commissione Giustizia alla Camera). La Ferranti si è dimessa dall’Anm per evitare di essere processata dai probiviri che hanno chiesto all’A.g. di Perugia le chat di Palamara, dalle quali risulta che la Ferranti ha reiteratamente e insistentemente “pressato” il Palamara (sia quando era al Csm che dopo) caldeggiando la nomina di un amico al prestigioso incarico di Avvocato generale della Cassazione (nomina, poi, avvenuta nel successivo Consiglio, senza nulla togliere al merito del candidato).
Ora, la strada intrapresa dai probiviri sembra essere quella giusta per liberare finalmente l’Associazione dalla presenza di esponenti di rilievo delle correnti (citati nelle chat) i quali probabilmente saranno invogliati a dimettersi per evitare di essere espulsi dall’Associazione per violazione dell’art. 10 del codice etico: “Il magistrato non si serve del suo ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri. Il magistrato si astiene da ogni intervento… sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazione di sedi o conferimento di incarichi”.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)