Atalanta – Napoli ha vinto chi meritava di vincere
Atalanta – Napoli ha vinto chi meritava di vincere
Una squadra, il Napoli, senza capo né coda, in balìa dei bergamaschi per tutto il primo tempo.
Di Fiore Marro
Caserta 11 febbraio 2021
Sportivamente bisogna ammettere che ha vinto chi ha meritato di vincere, l’Atalanta ha sovrastato nettamente gli azzurri e non solo nella gara di ieri sera ma in tutti i 180 minuti di semifinale.
Ha vinto chi sta meglio fisicamente e anche dal punto di vista mentale, psicologico: una squadra, quella orobica, in salute e con obiettivi ben delineati.
Nulla da eccepire e tanto di cappello ai neroazzurri bergamaschi.
Per il Napoli, soprattutto ci sono delle attenuanti, le assenze importanti nei tre reparti, da Koulibaly in difesa e mai come ieri ne si è notata l’assenza, al tanto bistrattato Fabian Ruiz che forse ad oggi è ancora il migliore dei centrocampisti azzurri, e in avanti dove il carisma, la qualità e l’esperienza di Mertens non è che si può regalare così bellamente specie in incontri importanti come una semifinale.
E queste sono le attenuanti, poi se ci mettiamo il resto, il gioco è semplice da capire, se, per dire, il migliore dei nostri, invece di fare come i vari Ribery, Ilicic, Barella, Dybala o Luis Alberto, cioè quello di affrontare l’antagonista di turno, dribblarlo e andare in verticale verso la porta rivale, mette 9 volte su 10 il pallone all’indietro come fa Insigne, allora anche il meno coraggioso degli avversari prende forza, se mettiamo in cabina di regia “l’accelerato di Battipaglia” fortemente voluto dal tecnico, allora davvero non c’è partita, se addirittura, e stavolta solo per mancanza di uomini da utilizzare, la difesa deve contare sulle qualità tattiche di Maksimovic, allora davvero vincere diventa un’impresa quasi da Mission Impossible; aggiungiamo come ciliegina sulla torta un allenatore ancora acerbo che non è riuscito a dare un’impronta di gioco, tranne quella sterile, pericolosa, dell’inutile palleggio all’indietro che spesso causa dei patatrac, che aprono la porta all’avversario di turno, il resto è facile da leggere.
Una squadra senza capo né coda, in balìa dei bergamaschi per tutto il primo tempo, al che a un certo punto si è davvero pensato che potesse finire in goleada, gli atalantini hanno letteralmente fagocitato, stracciato, annichilito gli azzurri e questo ci può stare, non si può invece capire come è possibile che gli stipendi dei calciatori napoletani sommati tra loro siano il doppio rispetto alla somma degli stipendi i degli atleti orobici, e ci chiediamo su quali basi si fondano queste cose? Magari una differenza fisica, che non si è vista? Almeno tecnica? Neanche, mo ci vuole, a pagarla. Almeno di personalità? Nulla, come diceva il buon Angelo Manna nella poesia dedicata a Giacomo Leopardi : “Na mutria eterna, nu tavùto, na morta ‘ncuollo a ogne passo ‘e via.”
La squadra va rifondata, innanzitutto dall’area tecnica, questo allenatore non è all’altezza e il Milan se ne era accorto ancora prima di noi. Ci sono stati tanti errori, anche per quel che riguarda la gestione di Giuntoli, Osimhen 70 milioni o 50 che siano comunque sono stati troppi, si vendono calciatori come Jorginho e Allan e si sostituiscono con individui abulici come Lobotka e Bakayoko. Siamo passati da Cavani e Milik a Petagna. Si prende in sostituzione di Albiol la brutta copia di KK ( Manolas), dopo l’infortunio di Goulham avvenuto ancora nell’era sarriana si è ancora sprovvisti di un suo sostituto, contando invece sul povero Mario Rui, che ce la metta tutta ma non ha il fisico e neanche l’idea di come si deve fare, il fatto poi che si gioca ogni 3 giorni, invece di prendere qualche altra pedina, nel caso potesse accadere ciò che è avvenuto, e cioè la pandemia, che ha steso a turno talvolta uno e talvolta l’altro, si pensa a cedere solo a cedere, quindi non dovremo meravigliarci di questi risultati pessimi. La squadra è fragile, non ha personalità e oramai se ne sono accorti anche gli avversari, che giocano con il Napoli come il gatto fa con il topo, sanno che da un momento all’altro ci sarà l’errore di impostazione, di uscita, e quindi aspettano il momento per approfittarne, visto poi che, tolto Lozano, gli altri a segnare non ci pensano neanche a porta spalancata, come ha fatto Osimhen ieri.
La compagine di De Laurentis riparta dalle certezze, da Lozano, da Demme dal giovane Rrahmani che ieri nel marasma generale, ha tenuto, a mio sommesso avviso, bene il campo; si ristabiliscano i valori, ovvero si riportino al centro del progetto i Meret, i Fabian Ruiz, si accantonino quelli che sono al capolinea, tanto al massimo si finirà al 6° posto, quindi meglio rifondare e lavorare per il futuro.
La cronaca della gara ci racconta che al 10′ l’Atalanta già va in gol , la difesa del Napoli imbambolata come al solito, concede troppo spazio a Zapata. Il colombiano ha tutto il tempo di avanzare, prendere la mira e calciare una bomba di destro di fuori area che non dà scampo a Ospina. Al 16′ raddoppio degli orobici con una triangolazione Gosens-Zapata-Pessina. Il colombiano fa sponda di prima per il centrocampista che a tu per tu con Ospina gioca a biliardo: palo e gol col mancino. Nella ripresa la squadra azzurra ha un sussulto di orgoglio e al 53′ va in rete accorciando le distanze, con una azione in penetrazione di Bakayoko in area. Il francese si libera per calciare col sinistro, ma viene ribattuto. Ci arriva Lozano che prima trova la risposta di Gollini, poi riesce a scaraventare in porta e riaprire la partita. La gara si chiude al 78′ con l’ennesima combinazione fantastica tra Zapata e Pessina. Il colombiano fa ancora sponda per il centrocampista che, con un tunnel delizioso, arriva di fronte a Ospina e lo supera con un pallonetto.
Per il Napoli cala il sipario sul secondo obiettivo stagionale.
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