MERCOLEDì 10 FEBBRAIO 2021…
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Quel fascino discreto di astenersi
Sono convinto che in queste ore decisive per il futuro della Nazione non siano in pochi a meditare sul fascino discreto dell’astensione. Per i grillini più lacerati, tra coloro cioè chiamati a decidere sulla piattaforma Rousseau se il M5S debba concedere oppure no la fiducia al nascente governo Draghi, la terza opzione non sarebbe forse un provvidenziale salvagente? E il nì coniato dal professor Michele Ainis non farebbe un gran comodo ai Fratelli d’Italia, combattuti tra l’orgoglioso isolamento propugnato da sorella Giorgia e il timore di finire inutilizzati nel frigorifero dello storia, come accadde a Giorgio Almirante al tempo dell’onda nera missina? E poi, astenersi in prima battuta per poi decidere quali provvedimenti dell’esecutivo di SuperMario votare e quali no non sarebbe il modo migliore per marcare stretto quell’intruppone di Matteo Salvini? Siate sinceri compagni duri e puri di LeU, esserci ma anche non esserci non è il vostro sogno nel cassetto per evitare contaminazioni con i sequestratori di Ong e gli amici di Casapound? (quanto a Roberto Speranza abbia pazienza e salti un giro).
L’elogio delle mani libere rievoca un antico governo della non sfiducia. Era il 31 luglio 1976, e mentre l’Italia viveva l’ordinaria emergenza del terrorismo e della lira a picco, nasceva il terzo gabinetto Andreotti con il voto favorevole della Dc e dei sudtirolesi, e le astensioni di Pci, Psi, Pri, Psdi, Pli. Riuscì, pensate, a restare a galla un paio d’anni. Da ciò si ricava la natura multiforme dell’astensione che oltre alla consueta modalità sospensiva può manifestarsi nella veste opportunista (qui lo dico e qui lo nego), cinica (che mi dai in cambio?), intimidatoria (il nì che promette un no), fausta (oppure un sì). Si può dare vita insomma a un ventaglio cangiante di posizioni, a un acrobatico triplo salto con piroetta, o se preferite a un kamasutra di salute pubblica. Va detto infine che nello stretto interesse del premier pervenire (o non frapporre ostacoli) a una scrematura dei più incerti e dubbiosi potrebbe non essere un danno. Per arginare il rischio di un’ammucchiata troppo indistinta e dunque incline alla contrattazione sfibrante e alla politica del rinvio. Ma ecco qui di seguito un paio di massime utili. “Non appena ci manifestiamo in un modo o nell’altro, ci facciamo dei nemici. Se vogliamo farci degli amici o conservare quelli che abbiamo, l’astensione è di rigore” (Emil Cioran). Ma anche: “Nel rischio astieniti” (Marcello Marchesi).
Spero non vi stiate facendo un’idea sbagliata. Perché lo so, state guardando lo struscio, l’andirivieni di mammasantissima a baciare l’anello, e vi domandate chi, di queste piume al vento, al primo refolo se ne volerà via. Chi, più precisamente, occulti il coltello dietro alla schiena pronto ad alzarlo al momento opportuno. Ma sbagliate. Naturalmente sì, in quella sfilata di adulatori del tramonto, prevedibili e imprevedibili, si nascondono i traditori dell’alba, ma non è di loro che Mario Draghi dovrà preoccuparsi. Loro, al massimo, saranno il sicario. Ma i mandanti? Bè, pensateci su un momento.
Per esempio, dagli incontri di queste ore, scivola da sotto le porte l’ipotesi di prolungare le lezioni scolastiche sino alla fine di giugno, affinché questi ragazzi ai domiciliari da quasi un anno recuperino qualcosa, mettano su un centimetro alla statura di classe dirigente di domani. E subito si sente dire che non serve, anche la didattica a distanza è, appunto, didattica, e poi gli orari, i contratti, i precari eccetera. Nessuno sforzo per capire come fare, ma un immediato mezzo sforzo per dire che non si può fare. E badate, noi quali riforme occorrano lo sappiamo benissimo, lo sappiamo da decenni, della giustizia, della pubblica amministrazione, del welfare, del fisco, e siamo tutti assetati di riforme, purché riformino gli altri. Ogni pincopallino si opporrà con strepito e scandalo alla riforma dei pincopallini, e ogni pincopallino troverà il suo leader di riferimento a riversare lo strepito e lo scandalo nel Palazzo. Come succede da sempre. Ecco di chi deve preoccuparsi Mario Draghi, di noi pincopallini.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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