Aversa. ‘Per ogni donna’: contro la violenza ‘di genere’, considerazioni di due criminologhe
In occasione della “giornata mondiale contro la violenza sulle donne” pubblichiamo il primo numero della rubrica “Per ogni donna”, curata dalle dottoresse Speranza Anzia Cardillo, giurista e criminologa, e Iolanda Vassallo, psicologa e criminologa.
“DIVISA A METÀ”: RACCONTO TRATTO DA UNA STORIA VERA (a cura di Speranza Anzia Cardillo)
La storia di oggi ha come titolo: “Divisa a metà” ed è raccontata dalla protagonista che si rivolge soprattutto alle donne che non reagiscono fin da subito, come spesso accade, alle violenze sia fisiche che morali dirette alla propria persona e compiute dal proprio uomo. Il racconto della donna, di nome Anna, inizia così : “ero ancora molto giovane quando conobbi colui che poi sarebbe diventato il padre dei miei figli. Un senso di tranquillità pervadeva il mio animo ogni volta che passavo del tempo con lui. Mi sembrava davvero una persona stupenda! Fui talmente colpita, fin dall’inizio dai suoi modi gentili, che il nostro fidanzamento durò pochissimo. Dopo circa due anni, infatti, decidemmo di sposarci.
Il giorno del matrimonio credevo di essere stata una donna davvero fortunata ad aver conosciuto quell’uomo, ma ben presto mi resi conto che nn era proprio così! Già dal viaggio di nozze mi trovai di fronte un uomo diverso da quello conosciuto fino ad allora. Cercava di continuo un pretesto per litigare, ma nn immaginavo cosa sarebbe accaduto in seguito! Una volta di ritorno a casa, iniziarono per me seri problemi. L’aggressività dell’uomo che avevo sposato aumentava di giorno in giorno e si manifestava anche con atti violenti. Inizialmente credevo che fossero solo la conseguenza dello stress da lui vissuto durante i preparativi. In pratica lo giustificavo, ma era un errore. Un atto violento come un calcio o uno schiaffo, oltretutto contro la propria donna non si può mai giustificare.
I motivi delle discussioni e delle violenze erano spesso banali e ogni giorno che passava cercava di isolarmi sempre di più dal resto del mondo. Pretendeva che uscissi solo con lui anche per fare la spesa e aveva da ridire su ogni mia amica o anche parenti per evitare che frequentassi altre persone che non fossero lui. Insomma cercava di ottenere un totale controllo sulla mia vita!. Non riuscivo a confidarmi con qualcuno, perché provavo vergogna ad ammettere le umiliazioni che subivo anche se era sbagliato. C’era, però, anche un’altra ragione per cui io restavo in silenzio: la repentinità con la quale cambiavano i suoi umori e atteggiamenti.
Spesso dopo un litigio, infatti, cercava di scusarsi mortificato. Ecco perché mi sentivo divisa a metà tra la volontà di ottenere giustizia e il timore di denunciare.
Mi illudevo che le cose sarebbero cambiate. Ma nulla mai cambiò! Ben presto arrivarono dei bambini e l’atteggiamento di lui divenne ancora più aggressivo e autoritario. Mai però avrei immaginato che potesse arrivare a colpirmi alle spalle e addirittura in presenza dei miei figli!
Quello fu per me davvero l’episodio decisivo e in seguito al quale decisi di separarmi. Più volte avevo avanzato a lui questa richiesta ma ero stata ostinata come allora a chiedere la separazione. Non riuscii ad ottenerla subito, ma dopo qualche anno ancora. Adesso sono per fortuna una donna libera, ma comunque piena di rabbia per non aver mai denunciato quell’uomo che per più di dieci anni ha calpestato la mia dignità umana. Non mi sono mai procurata prove o testimoni delle violenze subite da lui e di questo mi pento tanto. Per questo semplice motivo vorrei dire alle donne che vivono una situazione simile di denunciare fin dalla prima violenza perché un uomo violento lo sarà sempre e poi anche perché nessuno può mai restituirci il tempo perso”.
IL COMMENTO DELLA CRIMINOLOGA SPERANZA ANZIA CARDILLO
A proposito della triste storia di Anna, vorrei dire che, quando si sono verificati i fatti da lei raccontati, non c’era ancora una legislazione come quella attuale che tutela un po’ di più le donne rispetto al passato. Ovviamente non si può negare che c’è ancora molto da fare ma sicuramente negli ultimi anni la figura della donna é stata al centro di tanti progetti di legge. Tantissimi sono stati gli organi che hanno prestato attenzione al problema della violenza sulle donne tanto da portare ad una diminuzione dei reati dovuta soprattutto al fatto che oggi le donne denunciano prima che vengano commessi reati gravissimi, cioè prima che si arrivi al femminicidio vero e proprio. La consapevolezza raggiunta rispetto al problema ha reso meno difficoltoso il passo verso le denunce contro le violenze domestiche. Nonostante ciò, però, le morti di donne per mano del proprio uomo sono ancora tante o meglio troppe.
Troppe ancora le donne e le mamme alle quali viene negato il diritto alla vita!
IL COMMENTO DELLA PSICOLOGA E CRIMINOLOGA IOLANDA VASSALLO
Oggi 25 Novembre ricorre la giornata mondiale per tutte le Donne vittime di violenza e come ogni anno ci ritroviamo qui a ricordarle una per una, affinché sensibilizzando questo messaggio possiamo far in modo che questo mostro chiamato “Femminicidio” venga allontanato da quante più Donne possibili. Non dev’essere solo un messaggio da far girare in ricorrenza della giornata mondiale del “Femminicidio”, ma dev’essere un’antenna da divulgare ogni giorno, dai banchi di scuola fino alle poltrone del Parlamento.
Ad ogni Donna che ha subito “Femminicidio” è stata tolta la felicità di essere chiamata “mamma”, la felicità di essere chiamata “moglie”, la felicità di essere chiamata “figlia”, solo perché le veniva attribuito il nome “Femmina” da chi ha abusato di lei per sentirsi più forte nel dominarla e a tal punto per ucciderla.
La violenza sulle donne è stata definita dall’ ONU un “Flagello Mondiale” e per prevenire tale mostro orrendo oltre alla legge serve anche tanta sensibilizzazione e soprattutto tanta buona educazione, partendo dai più piccoli per far comprendere loro sin da bambini che l’ Amore non ha genere e che non significa non è possedere né dominare, ma soltanto lasciar vivere l’ altro dando libertà di scelta e di pensiero.
In questo periodo storico denominato “Corona Virus” non dobbiamo dimenticare che è aumentata la violenza domestica, dalla quale tutto parte per poi trasformarsi facilmente in “Femminicidio”,
È bene che si comprenda che la violenza è solo un’ arma di difesa degli ipocriti, e ci auguriamo che certi uomini capiscano che c’è solo un’arma da usare per proteggere se stessi e gli altri ed è solo l’ Amore, che è paziente, è benevolo.
L’ Amore non invidia, l’Amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità.
(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)