Agro Caleno. UGL s’interroga: quale futuro, tra insediamenti industriali e bonifica dei territori?
La coabitazione tra gli insediamenti industriali ed i territori che li ospitano è una tematica sulla quale si dibatte da sempre in ogni angolo del pianeta e che da sempre è volta a far coesistere ricaduta occupazionale ed impatto ambientale.
Da almeno un quarto di secolo la discussione è diventata di quotidiana attualità nell’agro caleno, il territorio post agricolo collocato a nord della città di Caserta, dove tra ideologismi di sorta e sogni di sviluppo infranti a suon di fallimenti l’imprenditoria fatica a veder riconoscere il suo ruolo sociale.
Eppure, in un territorio piagato dall’alto tasso di disoccupazione dei giovani e dal loro costante ed incessante abbandono dei territori alla volta del nord Italia, non riesce a radicarsi una cultura industriale che sappia contemplare sviluppo e rispetto dei territori.
Il nuovo corso del sindacato Ugl, inaugurato qualche anno fa dall’elezione del segretario Ferdinando Palumbo ha acceso i riflettori nell’alto casertano, dove una nuova classe dirigente di coriacei ed appassionati sindacalisti si dibatte alla ricerca di soluzioni.
“Abbiamo a cuore l’interesse dei cittadini i quali sono colpiti dai lutti che ha causato l’inquinamento illegale” spiega la combattiva responsabile zonale di Sparanise e vicesegretaria Utl Marianna Grande “ma teniamo a ribadire che l’occupazione garantita dall’industria è una imprescindibile fonte di sviluppo e di reddito alla quale non è possibile rinunciare. Riteniamo che gli investimenti in programma debbano trovare approdo, ma che vadano necessariamente accompagnati da una trasparenza sostanziale e non di facciata che riteniamo determinante proprio per garantire il dialogo col territorio”.
“Tante Luci e tante ombre” argomenta Palumbo “l’unica via d’uscita è un lavoro meticoloso che i segretari delle nostre categorie mettono quotidianamente in campo raccogliendo approvazione e consensi”.
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