Caiazzo. Decò condannato: grande ‘affare’ per il Comune che però vuole impugnare la sentenza!
Sembro fatto apposta per quanti hanno fatto intendere di non gradire la nostra frase “Meno male che Insero c’è” l’oggetto dell’interpellanza che mercoledì 2 settembre sarà discussa in Consiglio comunale su iniziativa del consigliere di minoranza -ed avvocato- Amedeo Insero, il quale, grazie alla sua arguzia, facendo come suol dirsi di necessità virtù, ha individuato e sottoposto al civico consesso -e in particolare al sindaco- un cavillo utile a trasformare una sentenza di condanna anche per il Comune in una “chiave di volta” utile ad acquisire al patrimonio comunale la struttura (altrimenti da abbattere) del Decò, preziosa per risolvere non solo il problema della stazione Carabinieri (se -come assicurava lo stesso sindaco- il trasloco a Ruviano è stabilito per soli due anni), ma anche tanti altri (vedi sedi Asl e Saut – per cui il Comune paga ingenti canoni di locazione, scuole, polizia locale, eccetera) per i quali di tanto in tanto si evidenzia una carenza strutturale adeguata.
Il tutto a costo zero per il Comune, noialtri contribuenti e gli stessi nostri figli, che in difetto subirebbero un grave danno, e con notevole risparmio della controparte, ripetutamente condannata all’abbattimento, anche in forza di una sentenza per la quale -come, appunto, fa rilevare l’avvocato-consigliere Insero- è da tempo prescritto infruttuosamente il termine temporale per poterla eventualmente impugnare.
Questo anche qualora l’epilogo giudiziario amministrativo della ventennale controversia dovesse essere diverso, sempre che, come pare di intendere, non “ci metta lo zampino” proprio il Comune se, come si vocifera, anziché seguire la vantaggiosissima strada indicata da Insero, dovesse decidere di impugnare la sentenza, vox populi determinando, in tal modo, un grave conflitto di competenze da parte dei preposti.
Il tutto come meglio si evince da quanto arguito da Insero, di seguito riportato per sommi capi:
A seguito della sentenza del Tar Campania n. 3608/2020 che ha visto annullare il titolo abilitativo in sanatoria n. 48 del 2/8/2018 e l’autorizzazione commerciale n. 1 del 10/8/2018, il comando di Polizia Municipale ha provveduto, come per legge, alla notifica sia della ordinanza di chiusura dell’attività commerciale sia dell’ordinanza di demolizione dell’immobile in cui veniva esercitata l’attività.
Analoghe ordinanze di demolizione (n. 12 del 14/3/2018 e n. 14 del 27/3/2018) furono regolarmente notificate già in data 14/3/2018 e 28/3/2018 all’esito della sentenza del Consiglio di Stato n. 255/2018;
nei successivi 90 giorni dalla seconda data di notifica alcun provvedimento giudiziario cautelare è stato emesso, né tantomeno eseguita la demolizione dell’immobile da parte dei responsabili e/o dalla proprietà della struttura, come accertato dalla Polizia Municipale con “Verbale di Accertamento Inottemperanza” del 6/7/2018 n. 6345, con consequenziale, automatica acquisizione gratuita dell’immobile al patrimonio comunale ex art. 31 DPR 380/2001;
l’effetto traslativo della proprietà avviene ipso iure e costituisce l’effetto automatico della mancata ottemperanza alla stessa ingiunzione a demolire; essendo il provvedimento di acquisizione semplicemente dichiarativo, non implica alcuna valutazione discrezionale dal parte dell’Ente;
l’eventuale demolizione della struttura costituirebbe una soluzione abnorme rispetto alle forti esigenze della città di Caiazzo di reperire spazi da destinarsi a pubblici servizi (ad esempio: laddove il comune fosse intervenuto nella acquisizione nel luglio del 2018, la struttura sarebbe potuta essere messa a disposizione della caserma dei Carabinieri, come oggi vi è la necessità di reperire aule a causa dell’emergenza Covid 19).
Sulla base di tali argute quanto circostanziate asserzioni, quindi, Insero ha interpellato il sindaco e i vari preposti per conoscere gli intendimenti di Codesta maggioranza al fine di scongiurare il grave pericolo dell’abbattimento dell’immobile atteso che, stante l’esistenza di prevalenti e preminenti interessi pubblici, il consiglio comunale può deliberare il mantenimento dell’opera abusiva i cui effetti traslativi al patrimonio comunale già si sono ipso iure verificati nel luglio del 2018.
Sempre che –repetita juvant– il Comune non decida impugnare una sentenza che, seppur di condanna, sembra metterlo nella proverbiale botte di ferro: chi vivrà… vedrà!
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