AMBC: “Le tante zone della città di Mondragone”
MONDRAGONE – Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa fattoci pervenire dall’Associazione Mondragone Bene Comune: “La “zona rossa” dei cosiddetti Palazzi Cirio sta rimbalzando su tutti i media portando sconforto e preoccupazione. Ma anche qualche venatura di intolleranza. Basta un niente e si può scivolare dalla “zona rossa” di una piccola parte di città ad una “vasta zona nera” caratterizzata da rancore, insofferenza e ghettizzazione.
Il Covid-19 non ha fatto altro che rendere evidente l’incapacità dell’attuale amministrazione, dimostratasi assolutamente non all’altezza della situazione e allargare ulteriormente la forbice delle disuguaglianze mostrando una quantità enorme di problemi complessi a cui servono risposte immediate. Non va mai dimenticato che a Mondragone è certificato uno dei redditi pro capite più bassi d’Italia. E che le centinaia di famiglie immigrate (comunitarie o non) raggiungono la nostra città non per i bagni ma per essere “sfruttate” come manodopera a basso costo (se non addirittura al nero) e per essere alloggiate (e spesso ammassate) in appartamenti locati al nero.
Braccia impiegate in nero nell’agricoltura, nella filiera bufalina o nell’edilizia. Migliaia di “sommersi” che si aggiungono alle decine di migliaia di invisibili di Castel Volturno e che- senza soluzione di continuità- vanno ad alimentare di disperazione e miseria il Litorale Domizio. Tutto ciò è stato denunciato con sistematicità (anche dall’AMBC), ma la tolleranza delle istituzioni in questo caso è altissima. Chi oggi pensa di comandare politicamente la città è debole, capace soltanto di premiare personalismi e alimentare tattiche che cancellano ideali, concretezza, slanci e prospettive. Chi oggi pensa di comandare ha sepolto la partecipazione dei cittadini e delle reti sociali, condizione indispensabile per qualsiasi progetto di democrazia.
Chi oggi amministra la città lo fa senza visione né obiettivi pubblici condivisi. Si fanno largo esclusivamente interessi privati, spesso portati avanti da una grande “zona grigia” fatta di borghesia professionale, di “padroni” di liste, appartamenti e latifondi, di faccendieri e di eterni concessionari di beni e servizi comuni, i quali stanno risucchiando sempre più la politica e sfregiando il volto della città. Una “zona grigia” che di volta in volta sceglie il sindaco più funzionale ai propri interessi.
E alla bisogna lo manda anche davanti alle telecamere a fare la sua figura. Ciò che sta accadendo in questi giorni non è soltanto una crisi sanitaria. E’ soprattutto una crisi sociale e politica. E’ la dimostrazione inconfutabile del fallimento dell’attuale classe dirigente al comando della città. Puntare il dito -come si rischia di fare- sulle “vite di scarto” che affollano quei palazzi ed altre enclave della città, vite sfruttate e tenute ai margini, significa ancora una volta mettere la testa sotto la sabbia. Significa spostare il tiro per non parlare dell’accoglienza e dell’integrazione che non ci sono, dei servizi sociali che non danno servizi e non hanno né politiche e né risorse, del lavoro che c’è solo a condizione di tingersi di nero, di una diffusa illegalità, di un territorio depredato e inquinato e di un ambiente oltraggiato.
Nell’indifferenza di quella “zona grigia” che intanto continua beatamente a farsi gli affari propri. Quanto al destino dei Palazzi Cirio (qualcuno arrivò nel passato a proporre l’abbattimento dei 5 palazzi … forse un tantino problematico, diciamo), bisognerà seriamente pensare ad un intervento in grado di trasformarli nel Centro Direzionale del Litorale Domizio, eliminando la residenzialità (almeno per quattro dei cinque palazzi) e allocandovi uffici pubblici (perché portare il Comando dei Vigili Urbani verso il Cimitero, nella zona della città meno problematica, meno affollata e più sicura?) e privati, strutture ricettive, culturali e ricreative.
Purtroppo i fenomeni locali e regionali invece di puntare su questo si sono imbarcati in quel delirio chiamato Masterplan Litorale Domizio, arrivando a proporre fantasticherie e “millanterie”. Ma noi che siamo dei provinciali e non abbiamo di queste “ideone” e di queste aspirazioni ci saremmo accontentati di non vedere più in quei palazzi discariche urbane traboccanti rifiuti d’ogni tipo, di avere il verde pubblico curato, attrezzato (magari anche con qualche parco giochi) e fruibile e dopo tanti anni di poter percorrere un cavalcavia finalmente funzionante.
E di sapere che tutti gli appartamenti sono a norma e regolarmente dati in affitto (con tanto di contratto registrato e di tasse pagate), che i minori abitanti in quei palazzi frequentano regolarmente la scuola e che tutti quelli che all’alba escono da quei palazzi, vanno a lavorare avendo in mano un regolare contratto di lavoro. Perché anche tutto ciò contribuisce a superare il degrado e la perenne emergenza. Al di là del Covid-19. La “zona rossa” non ha fatto altro che portare alla ribalta un’antica emergenza ambientale e sociale, mentre la “zona grigia” continua nei propri affari, sotto gli occhi benevoli di amministratori da “zona retrocessione”. Cerchiamo almeno di evitare di precipitare nella “zona nera” dell’intolleranza”.
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