Sorgono nuovi dubbi sull’omicidio di un noto imprenditore di Santa Maria Capua Vetere
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Ancora è poco chiara la situazione in merito alla vicenda che ha colpito Pasquale Guarino, imprenditore di Santa Maria Capua Vetere, ucciso durante una rapina nella sua azienda nel 2015. I giudici della Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno condannato a 23 anni di reclusione il 27enne albanese Argit Turshilla, ma sorgono dei dubbi su chi abbia effettivamente sparato all’uomo. Ad oggi, I giudici, che hanno condannato il 27enne al pagamento di una previsionale di 100mila euro per ciascuno dei 3 familiari di Guarino costituitisi al processo, hanno disposto, la trasmissione degli atti del dibattimento in Procura per verifiche su R.T., parente dell’imputato, in un primo momento arrestato per il delitto, la cui posizione venne poi archiviata. Insomma, il caso è tutt’altro che chiuso con il processo ha aperto nuovi scenari sul fronte investigativo nell’individuazione dei complici. Ricordando brevemente i fatti, Guarino fu ucciso per cercare di difendersi dall’aggressione da parte di tre persone armate di coltello e pistola. Queste avevano cercato denaro da tutti i presenti nella sua azienda agricola. Nella fuga dei rapinatori, uno dei tre ha esploso dei colpi uccidendo l’uomo.
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