Commento al Canova
Venere e Adone: più che una statua di rigido e freddo marmo è un tableau vivant del grande scultore Antonio Canova commentata dall’indimenticabile preside Grillo
di Sante Grillo
Lascio l’immagine così come mi è stata offerta per farla godere in pieno senza pudori e senza ipocrisie.
Del resto, come si potrebbe pensare ad altro al di là della bellezza per la bellezza?
Sono rappresentati Venere e Adone, ma che importano i loro nomi se oggettivamente parlando rappresentano l’immortalità dell’amore, quello a tutte lettere maiuscole?
Io sono incantato! La delicatezza delle impressioni che esprime l’opera è bella oltre ogni definizione.
Se si cerca di distrarre il tuo sguardo, sia pure per un attimo, dalle fattezze di un’opera liricamente perfetta ritorni con rinnovato vigore ed apprezzi – ed apprezzi è un’espressione diminutiva – ogni particolare e non hai bisogno di chiudere gli occhi per vedere il braccio muoversi con gentilezza mai immaginata nel desiderio di carezzare il viso in attesa.
Il Canova interpreta con quest’opera l’Amore universale che muove «… il mondo e le altre cose …» , che ne determina l’essenza vitale, che aggrega e non disgiunge, che fa vibrare ogni essere vivente e non vivente per una magia non conosciuta se non attraverso sensazioni stupende che avvincono l’anima, che rendono vitali anche le cose, che fa muovere le dita, armoniosamente realizzate, in un fantasioso, e non tanto fantasioso, movimento delicato e gentile nella sobrietà del gesto puro della carezza.
La statua … oh Dio, la parola mi è sfuggita, e non avrei voluto mai adoperarla per evitare di pensare alla rigidità del marmo quando invece tutto l’essere vibra di un calore intenso, che esprime vita in tutte le sue parti, che disegna vitalità piena anche nelle labbra dolcemente aperte nell’espressione di un sorriso, grande, immenso, come la dolcezza del sentimento che vuole aprire all’amore.
E gli occhi? Qualcuno mi aiuti, come si fa a definirli opachi, quando a me sembra che scintillino di luce propria, che si adeguino ad un atteggiamento lievissimamente malizioso, che rispettino la dolcezza dei sentimenti che ispirano, che siano un invito ed insieme un’offerta, dolce, intensamente felice piena di dedizione: «Io Caio, tu Caia.»
Ringrazio la persona che ha voluto offrirmi la visione di una così grande opera d’arte di Antonio Canova.
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