Michele Topa – Brigante di Sua Maestà le Due Sicilie
Michele Topa – Brigante di Sua Maestà le Due Sicilie
“I Briganti di Sua Maestà” è il libro che tocca le corde e spinge alla lotta identitaria, per il riscatto di un popolo, un mondo, una storia obliata.
La migliore descrizione di Michele Topa l’ha riportata Erminio de Biase al convegno di Gaeta nel febbraio del 2016 : “Michele Topa, infine, è colui che considero il mio mentore. Debbo, infatti, alla lettura del suo Così finirono i Borbone di Napoli se mi scrollai di dosso i miti artificiosi di Peppe Garibaldi e di tutte le altre figurelle risorgimentali. Il suo libro divenne tale a furor di popolo. Esso, infatti, fu stampato per soddisfare la richiesta di migliaia di lettori entusiasti degli articoli pubblicati periodicamente su Il Mattino e che furono, appunto, riuniti in un unico volume che il quotidiano offrì, quale strenna natalizia, ai suoi abbonati. Nei primi anni ’90, all’ultima edizione di quell’inaspettato successo, seguì I Briganti di Sua Maestà (dalla cui bibliografia trassi spunto per la traduzione dello Zimmermann).
Testi ufficialmente esauriti ma che, di tanto in tanto, ricompaiono nelle librerie o sulle bancarelle, lasciando presupporre, dopo tanti anni, considerevoli proventi: è giusto, però, che si sappia che né lui né i suoi eredi hanno mai intascato un solo centesimo di diritti d’autore. Anzi, ci hanno rimesso pure manoscritti, appunti ed illustrazioni che li accompagnavano. Conobbi Michele Topa nel 1995. Nel bel giardino della sua casa, in un paesino al confine settentrionale della Baviera, a conclusione di una conversazione durata un’intera mattinata, mi disse: “Quello che bisogna far capire – ed io ho cercato di farlo – è che Napoli non era una cosa qualunque, era una grande realtà ” e, prima di congedarmi, mi raccomandò: “La verità va tenuta viva…”
I Briganti di Sua Maestà è il libro che invece ha toccato le mie corde, che mi hanno spinto a dedicarmi alla lotta identitaria, per il riscatto di un popolo, un mondo, una storia obliata.
La sua nuda descrizione dei fatti, senza fronzoli, in stile cesarista, ha lasciato un marchio forte, dentro coloro i quali, come il sottoscritto, ancora sentono forte l’appartenenza a un ideale, una bandiera, un modo di vivere.
Ancora oggi grazie a i suoi scritti, miriade di innamorati delle Due Sicilie si adoperano per il riscatto sociale e soprattutto morale, che senza la “penna” di autori di spessore qual è appunto Topa, non avrebbero avuto opportunità o ragion d’essere.
Michele Topa da oltre tre lustri giace in un piccolo camposanto di un paesino di Germania, a Schwebheim, in Baviera, quella Baviera tanto da cui arrivava la tanto amata ultima regina di Napoli, Maria Sofia Wittelsbach moglie di Francesco II di Borobne Due Sicilie.
Dal 2003, presso la sua tomba vi è deposta una bandiera delle Due Sicilie, la mano che la pose racconta che tutto ciò lo fece perché quel vessillo aveva ricominciato a sventolare anche grazie ai suoi scritti.
Michele Topa va ricordato e ne va tenuto vivo il ricordo, perché per noi duosiciliani e per tutti quelli che non accettano passivamente la storiografia ufficiale del cosiddetto risorgimento, proprio quello di Michele Topa è un nome da tenere sempre a mente.
Fu lui, infatti, coi suoi scritti, affiancandosi a Carlo Alianello, a cominciare finalmente a smuovere la coltre di menzogne storiche che coprivano un sud “arretrato” e “misero” e, perciò, “liberato” dai fratelli d’Italia.
Ora attraverso le storie di briganti ora pure dando vita ai soldati del Re, si riscontra sempre un forte richiamo dalle sue pagine e dai suoi scritti, un invito a renderci veramente conto di come stavano effettivamente le cose traendo da esse quella determinazione che, ancora oggi, ci fa perseverare nella ricerca storica a cui ci siamo dedicati.
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