Teverola: querelle su privacy e trasparenza, punti di vista e qualche riflessione
Teverola– Nel primo pomeriggio il consigliere nonché ex sindaco di Teverola Dario di Matteo, dopo la pubblicazione di alcuni commenti negativi che facevano riferimento a un suo precedente intervento (nel quale si chiedeva al sindaco di comunicare una propria ed eventuale quarantena cautelativa) ha pubblicato un post in cui ha manifestato il suo rifiuto circa l’attribuzione del termine “sciacallaggio” al tentativo della sua colazione e della comunità di essere messa a conoscenza di situazioni che in questo momento potrebbero compromettere il buon corso della macchina amministrativa.
“Non ci sto all’abuso della parola ‘sciacallaggio’. Non ci si può nascondere dietro alla “strumentalizzazione’ solo per sottrarsi alle risposte. Le domande poste dalla nostra coalizione sono chiare e scaturiscono dal diritto di una comunità di essere messa a conoscenza di situazioni che,in questo momento, possono ostacolare la funzionalità piena della macchina ammnistrativa. Non si può tacere se da una settimana ormai, un sindaco e parte della sua amministrazione, non possono svolgere un ruolo operativo perchè in quarantena cautelativa. Qui nessuno vuole #nomi e persone da mettere sul #patibolo, anzi ci auguriamo che quanti stanno vivendo l’incubo dell’attesa possano presto ritrovare la serenità. Siamo uomini, figli, padri, preoccupati per le persone che amiamo, e la comprensione umana c’è tutta e per chiunque stia vivendo in prima persona il dramma. La nostra richiesta di #chiarezza non è rivolta alle persone, ma agli amministratori, ai ruoli pubblici che ricoprono e che hanno il dovere di onorare oggi più che mai. L’allarmismo si crea con il silenzio, non con la verità. Da parte mia e dei consiglieri del mio gruppo, c’è la piena disponibilità a collaborare, a dare il nostro contributo per uscire insieme, ognuno nel proprio ruolo, da questa emergenza. Piena #collaborazione ma nonostante l’uso delle mascherine, il bavaglio MAI! Nella piena serenità e nella trasparenza, lavoriamo uniti per il bene di tutta la #comunità teverolese!Chapeau a Nicola Caputo e Daniele Pragliola, un abbraccio forte🍀!”
Alle richieste di alcuni cittadini di conoscere più dettagli circa l’andamento dell’epidemia (e l’identità di alcuni contagiati dal coronavirus) aveva fatto riferimento anche il sindaco Tommaso Barbato, in un post per informare sui numeri del contagio
“Leggo spesso alcuni strani commenti, capisco la rabbia e la paura, ma non possiamo non rispettare la volontà di alcuni contagiati. Non divulghiamo nomi, abbiamo rispetto e soprattutto restiamo uniti. Sono ore e momenti difficili, per loro e per i loro familiari. Rispetto.Come avete visto, da domani regole ancora più rigide, per gli spostamenti“
Proprio stamattina l’amministratore di un gruppo Facebook “Viviamo Teverola” ha pubblicato un post in cui ha chiesto maggiore chiarezza e più vicinanza morale al popolo teverolese.
Tra le rispose al post di cui sopra, riportiamo quella dell’assessore ai lavori pubblici Pasquale Buonpane
”Ragazzi, siamo tutti sulla stessa barca. Vi prego, per il bene della città, non facciamo polemiche inutili. Comunicazione scritta o video? Identità o privacy? Città fertile o Futura? Davvero, non è il momento.Leggiamo sia chi ci critica sia chi ci sostiene. Quando la critica è costruttiva, cerchiamo di metterla in atto. Quando è distruttiva, ci arrabbiamo….siamo essere umani anche noi. Ci stiamo muovendo nel rispetto della legge, comunicando ciò che si può e garantendo la riservatezza, quando gli interessati non vogliono rivelare l’identità. Anche a noi fa piacere quando il contagiato si rivela, come ieri ha fatto Daniele, però non possiamo obbligarli. Capiteci.Ci assumiamo le responsabilità delle decisioni che prendiamo e, visto ciò che avete scritto, daremo ancora più informazioni, magari con qualche video in più.Consentitemi di manifestare tutta la mia stima ad Alfonso Fattore, che, anche se è molto giovane, si è ritrovato a vivere qualcosa di più grande di lui e di noi tutti. Per favore, non puntiamo il dito ma tendiamo la mano. Senza toccarci, mi raccomando”
Effettivamente quello che stiamo vivendo è un periodo che difinire difficile è un eufemismo. La presenza di un nemico che non si palesa rende la guerra difficile e sfiancante. Ovvio, quindi, che una popolazione disorientata e impaurita reagisca chiedendo di essere informata su tutte le procedure che si stanno seguendo, sulle scelte e le ipotesi di intervento. Amministrare richiede la costante capacità di individuare costantemente il giusto mezzo tra gli opposti, cioè una saggezza pratica che si riverbera anche nelle pratiche comunicative. Il sindaco di un paese, il cui nome non mi sovviene, al momento è entrato nei condomini per portar parole di conforto e alcuni osservandolo hanno pianto (piangere come ridere sono i due modi che rimangono rimane all’uomo quando non ci sono più parole in grado di reagire allo sgomento e alla paura). Detto questo, non intendo nulla togliere all’impegno di questa amministrazione che fa quel che può, ma ricordare che certi malumori vanno intercettati e compresi. Comprendere è il primo compito di chi si è assunto la responsabilità enorme di amministrare e di governare, compito arduo e delicato che ha tra le sue conseguenze un’esposizione a cui chi non è abituato rischia di essere travolto (in particolare in questo tragico momento). Di certo, però, non si può chiedere all’amministrazione di svelare contra legem le identità di privati cittadini (che non dovrebbero temere nulla dal riferire un contagio di cui non hanno nessuna colpa). Esistono delle cautele che in nessun momento possono essere sospese, saranno le autorità a ricostruire tutti i contatti e a tutelare la salute pubblica (del resto, bisogna dirlo, nessun sindaco fa nomi e cognomi)
A scopi informativi,infatti, possono essere diffusi tutti i dati personali veri ed essenziali per comprendere una notizia di interesse pubblico, anche senza il consenso dell’interessato. Una disposizione di dettaglio, poi, però, vieta la divulgazione di dati analitici di interesse strettamente clinico, salvo che la persona non rivesta una posizione di particolare rilevanza politica o sociale e, comunque, anche un’eventuale diffusione deve rispettare la dignità della persona.
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