Mondragone. ‘Strage di Pescopagano’: ergastolo per il ‘boss’ La Torre, già ‘dentro’ dal 1992
Nella mattinata di martedì 11 febbraio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno notificato a La Torre Augusto, già detenuto, ex capo dell’omonimo clan operante in Mondragone e sull’intero litorale domitio, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea a seguito della condanna all’ergastolo inflittagli perché ritenuto responsabile dei reati di strage, omicidio e lesioni personali gravissime, commessi nel territorio del Comune di Castelvolturno (CE), località Bagnara, frazione di Pescopagano, la sera del 24 aprile 1990 (cosiddetta “strage di Pescopagano”).
Il provvedimento è stato emesso per timore che La Torre, detenuto per altri reati dall’anno 1992, potesse darsi alla fuga prima dell’esecutività della sentenza, magari approfittando di benefici previsti dal vigente ordinamento.
In particolare la sentenza di condanna e il conseguente provvedimento restrittivo identificano in La Torre Augusto, nato a Mondragone (CE) il primo dicembre 1962, uno degli esecutori materiali della strage, commessa al fine di imporre sul territorio il predominio del clan.
Il grave fatto di sangue si articolò in due fasi: una all’interno del bar “Centro”, dove i componenti del commando, sparando all’impazzata, cagionarono la morte di due persone: Naj Man Fiugy e Alfonso Romano, mentre rimasero ferite altre sei persone; successivamente, uscito dal locale, il gruppo di fuoco uccise altre tre persone: Haroub Saidi Ally, Ally Khalifan Khanshi e Hamdy Salim e ne ferì una quarta, che si trovavano a bordo di una Fiat 127 parcheggiata vicino all’esercizio commerciale.
L’esito della sconvolgente spedizione punitiva, ricordata come “strage di Pescopagano”, causò complessivamente la morte di cinque persone, tra cui un avventore occasionale del locale e padre di sei figli, nonché il ferimento di altre sette.
Nella circostanza anche il figlio quattordicenne del gestore del bar venne colpito, riportando gravissime lesioni che ne procurarono danni fisici permanenti.
La cruenta azione delittuosa, ordita nei minimi particolari, veniva portata a termine al fine di imporre sul territorio il predominio della camorra locale contro coloro che, in special modo cittadini tanzaniani, gestivano il mercato dell’eroina sul litorale.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)
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