“Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia”
Nel pomeriggio di oggi è terminata la mostra “Da Artemisia a Hackert, storia di un antiquario collezionista alla Reggia”. La mostra è iniziata giusto quattro mesi fa: era il 16 settembre dell’anno scorso. Tantissimi visitatori e turisti hanno scelto in questi quattro mesi di recarsi nelle sale in cui era ospitata la mostra, la quale è stata possibile grazie al forte impegno del gallerista Cesare Lampronti.
Il gallerista Lampronti ha voluto donare alla Reggia di Caserta due quadri, dando così un importante suggello conclusivo alla prestigiosa esposizione. I due quadri donati sono: “Il martirio di Santa Agata” attribuito a Salvator Rosa e il “Ritratto del Cardinale Nicola Maria Antonelli” di Pompeo Batoni.
La prima opera è un olio su tela dalle dimensioni di 112 x 149 cm. Datata intorno al 1635, l’opera raffigura il momento in cui la Santa, dopo aver subito la mutilazione dei seni, viene messa sui carboni ardenti. Il dipinto è stato riferito alla breve fase napoletana dell’artista, prima del trasferimento della sua attività a Roma, quando abbandonerà pressoché definitivamente i modi della sua formazione giovanile.
La seconda è un olio su ardesia (75 x 56 cm) che reca sul retro la firma dell’artista e la data di realizzazione: 1761. Commissionato dal Cardinale, il ritratto, originariamente collocato nel Palazzo Pamphili di Piazza Navona, dal 1778 si trovava nella chiesa di famiglia nel Palazzo Antonelli a Brugnetto Trecastelli, presso Senigallia. Figura di spicco nella nomenclatura Vaticana, Nicola Maria Antonelli fu nominato cardinale da papa Clemente XIII, nel 1759. Morto nel 1767, è sepolto in San Giovanni in Laterano.
Oltre a Salvator Rosa e Pompeo Batoni, ecco gli altri pittori in mostra: Artemisia Gentileschi, Bernardo Cavallino, Luca Giordano, Baciccio, Pietro da Cortona, Rubens, Guercino, Canaletto, Bellotto, Gaspar van Wittel, Jakob Philipp Hackert, Antonio Joli, Nicolas Poussin, Claude Lorrain, Francesco Solimena, Bartolomeo Bimbi e Paolo Porpora.
La mostra è stata arricchita anche dalla realizzazione di giornate-studio, che hanno visto coinvolti esperti del mondo accademico, con approfondimenti su tematiche quali: il mercato dell’arte; il legame tra il collezionismo privato e gli enti pubblici; la pittura napoletana del XVII e il XVIII secolo.
Lo scopo della mostra era, infatti, quello di avvicinare il mondo del collezionismo privato e delle Gallerie d’arte a quello dei Musei, intesi come luoghi deputati alla fruizione e alla valorizzazione culturale per “pubblici” sempre più eterogenei, scopo perfettamente riuscito visto il successo che la mostra è riuscita ad avere, anche e soprattutto perché si è riusciti a dimostrare in tal modo che la Reggia può e deve offrire anche momenti e spazi espositivi, al fine di aumentare e qualificare sempre più la propria offerta culturale.
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Source: belvedere news
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