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Bud Spencer italiano? No, napoletano!

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Il gigante buono Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, fu un uomo dalle molte anime, specchio di una Napoli che portò nel mondo, non solo nel Cinema e nello Sport

NAPOLI – Nella Sala Dorica di Palzzo Reale da venerdì 13 settembre e fino all’8 dicembre ospiterà una mostra multimediale sul grande Bud Spencer.

Dopo murales e una statua di legno ai Quartieri Spagnoli, tributi in Paesi come la Germania e l’Ungheria, Napoli rende ancora un omaggio a un suo figlio che non la dimenticò mai.

Bud Spencer, il gigante dal cuore buono, si spense a Roma il 27 giugno 2016: andò a scoprire cosa mangiano gli angeli.

Bud, al secolo Carlo Pedersoli, classe 1929, napoletano di nascita e nell’anima, dal Quartiere Santa Lucia si era trasferito con la famiglia nella Capitale. Fu uno sportivo di successo: venti volte campione italiano di nuoto nelle specialità stile, rana e farfalla.

I suoi esordi furono alla Canottieri Napoli. Praticò anche il pugilato, il rugby, la pallanuoto, mentre continuava a nuotare. Giocava anche a scacchi.

Conseguì sempre eccellenti risultati: fu il primo atleta italiano a scendere sotto il minuto con un tempo di 59″7.

Nel 1951, studente di Giurisprudenza, il cinema cominciò ad affacciarsi nella vita del futuro Bud Spencer: fece la comparsa nel kolossal Quo vadis? Misurava un’altezza di 1,94 cm, un fisico scolpito dal nuoto: una guardia imperiale magnifica!

“Carlone”, appassionato della vita, conseguì anche diversi brevetti: era pilota di aereo e di elicottero. E pure il suo cuore era grande grande: nel corso degli anni si  impegnò a sostenere e finanziare enti di beneficenza per bambini, creando il Fondo Scholarship Spencer.

Da buon napoletano gli piaceva cantare, ma componeva anche canzoni.

Nel 1954 fu scritturato per il film di guerra I siluri umani, con Raf Vallone protagonista.

Nel 1955 un nuovo film, Un eroe dei nostri tempi, con la regia di Mario Monicelli.

Poi mise da parte l’”hobby” del Cinema e andò in Sudamerica fino al 1960, dopodichè ritornò a Roma, dove sposò Maria Amato, figlia del produttore cinematografico.

Cosa che, non influenzò Carlo Pedersoli: firmò con la RCA e compose canzoni qualche colonna sonora.

Nel 1963, alla morte del suocero, Carlo entrò in affari e produsse documentari per la Rai.

E Bud Spencer?, direte voi…

Bisogna attendere il 1967: con  Dio perdona… io no!, insieme con Mario Girotti, nasce l’inossidabile coppia che segnarono la fine degli “spaghetti western”.

I nomi vennero cambiati in Bud Spencer e Terence Hill.

Qualche curiosità: Carlo Pedersoli scelse il cognome in omaggio a Spencer Tracy, mentre il nome Bud «… che in inglese significa “bocciolo”, è scelto per puro gusto goliardico ma si intona perfettamente alla sua corpulenta figura.»

Trimalcione mancato nel Satyricon di Fellini, possiamo racchiudere la filosofia di Carlo Pedersoli, per tutti Bud Spencer: era un gigante con un cuore modesto.

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(Tonia Ferraro – http://www.lospeakerscorner.eu – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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