Quel desiderio di voltare pagina
Mentre l’anno 2024 si avvia verso la conclusione, dappertutto si avverte un clima di generale preoccupazione. Precarietà, incertezza, paura, sembrano essere i sentimenti dominanti nella maggior parte delle persone. Il pericolo della terza guerra mondiale è in cima ai pensieri di tutti. “La guerra – ha detto Papa Francesco in Corsica- fa perdere il sorriso dei bambini”. Non c’è angolo della terra, salvo qualche rara eccezione, dove si viva in uno stato di cosiddetta normalità. Le crisi politiche ed economiche raggiungono anche quei Paesi di provata solidità – Francia e Germania per rimanere in Europa – mentre le divisioni sociali si acuiscono e i cambiamenti climatici provocano sconvolgimenti e morte: le alluvioni di Emilia-Romagna e di Valencia sono ancora sotto i nostri occhi. Il mondo appare come destabilizzato: anche le istituzioni internazionali – Onu e altre – sembrano avere perduto quella autorità e credibilità necessarie a garantirne il ruolo super partes. Se mancano autorevoli agenzie di mediazione, i teatri di guerra anziché ridursi si moltiplicano e il caos in Medio Oriente si allarga. L’ultimo scossone ha visto un gruppo di ribelli jihadisti destituire il dittatore Assad e insediarsi, al suo posto, nel governo della Siria. E ora il pensiero porta a quello che potrebbe accadere se l’Iran decidesse di dotarsi della bomba atomica! Intanto, nei due principali teatri di guerra, l’incertezza regna sovrana. A distanza di quasi tre anni dall’invasione russa (22 febbraio 2022) le città ucraine continuano a essere bombardate e distrutte, mietendo altre vittime. Stesso dramma in Medio Oriente: dopo oltre un anno (7 ottobre 2023) dall’attacco terroristico di Hamas a Israele e la reazione sproporzionata di quest’ultimo, ad oggi non si vede l’ombra di una soluzione. La difficile tregua raggiunta dopo estenuanti negoziati, mostra tutta la sua fragilità. E intanto continua la mattanza dei bambini a Gaza, mentre le decisioni delle Corti internazionali penali sui presunti reati di genocidio vengono snobbate. Possibile, ci si chiede, che per fare tacere le armi e dare un po’ di pace e ristoro a tante popolazioni martoriate, si debba attendere l’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti Trump? Neppure il Natale riesce a intenerire i cuori dei potenti? Da ogni parte si avverte un desiderio di voltare pagina: in cima ad ogni aspirazione umana vi è la fine di ogni guerra e la sconfitta di ogni forma di povertà. I tempi difficili che viviamo richiedono, tuttavia, cambiamenti straordinari. Chi deve raccogliere questa sfida epocale? A un impegno di tale portata nessuno, dai governanti ai cittadini, ciascuno per la parte di competenza, può sottrarsi. Per quanto riguarda, in particolare, il nostro contesto, le prime risposte debbono venire dalle Istituzioni – Unione europea e Italia – più prossime a noi. A iniziare dall’Europa, è questo il momento di mostrare il suo vero volto di grande potenza politica ed economica, capace di competere, alla pari, con gli altri colossi del mondo (Stati Uniti, Cina, Russia, India). Tenendo presente, ovviamente, che “non si può parlare di Casa comune – come afferma il Cardinale Zuppi- se ognuno pretende di entrarvi con tutto il suo mobilio senza rinunciare a nulla”. Bando, allora, alle divisioni che stanno emergendo in quest’ultimo periodo fra i 27 Stati aderenti. Si guardi, piuttosto, ai padri fondatori dell’Europa che, uniti nella diversità, seppero ricavare dalle difficoltà le energie per fare rinascere il nostro continente dalle macerie della guerra:” L’Europa si è forgiata nelle crisi”, diceva Jean Monnai. In un rinnovato spirito europeo, per quanto ovvio, non vi può essere posto per un’Italia caratterizzata da profonde divisioni e accentuata litigiosità fra le forze politiche. Si trovi, allora, una strategia globale che eviti di trasformare, almeno, le “riforme-chiave” in tante bandierine di parte. “Incontriamo spesso persone sfiduciate – dice Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo- che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza”.
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