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AFFARI E CAMORRA: L’IMPRENDITORE SICILIANO E L’OPERAZIONE DELLE VILLETTE DI TELESE

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Un intreccio di rapporti con i clan camorristici, frodi e affari milionari. È questo il quadro che emerge dall’inchiesta che ha portato alla confisca dei beni dell’imprenditore Paolo Siciliano, figura chiave nella grande distribuzione ma con interessi anche nel settore immobiliare. Secondo i giudici della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presieduta dal giudice Massimo Urbano – Siciliano avrebbe consolidato il proprio successo economico grazie a rapporti con la camorra, prima con il clan Belforte e poi con il gruppo dei Casalesi, in particolare con la fazione di Michele Zagaria.

 

La crescita tra supermercati e operazioni immobiliari

La figura di Siciliano emerge come quella di un imprenditore colluso, coinvolto sia nel riciclaggio di proventi illeciti (tra cui quelli derivanti dall’usura) sia in operazioni che hanno coinvolto membri di spicco della criminalità organizzata.

Un dettaglio importante riguarda un’operazione edilizia avvenuta a Telese, nel Beneventano. Come rivelato dal collaboratore di giustizia Giovanni Buonanno, l’affare immobiliare sarebbe iniziato con un investimento del clan Belforte: Camillo Belforte avrebbe infatti versato circa 200mila euro, soldi ritenuti provenienti da attività illecite, tra cui l’usura. Successivamente, nel progetto sarebbero entrati anche i Casalesi, con la figura di Filippo Capaldo, nipote del boss Michele Zagaria.

Le sei villette di Telese furono acquistate per circa 600mila euro da Paolo Siciliano, il quale avrebbe proposto a Capaldo di investire ulteriori fondi per completare i lavori. È lo stesso Buonanno a svelare il retroscena: “Siciliano mi raccontò che si fece dare qualcosa anche da Filippo Capaldo per completare i lavori, proponendogli di immettere dei capitali per poi dividere i guadagni in proporzione della somma data, in questo caso, appunto, 100mila euro”.

 

Le accuse dei giudici

Secondo quanto riportato nel provvedimento, la crescita imprenditoriale di Siciliano sarebbe stata alimentata da questi legami con la criminalità organizzata, che gli avrebbero consentito non solo di ampliare la propria attività nel settore della grande distribuzione, ma anche di compiere operazioni finanziarie e immobiliari rilevanti.

Le indagini evidenziano, infatti, un modus operandi sistematico, caratterizzato da rapporti con i clan e investimenti sospetti, finalizzati al riciclaggio di capitali illeciti e al consolidamento del proprio impero economico.

La decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere rappresenta un colpo significativo alla rete imprenditoriale riconducibile a Paolo Siciliano, che secondo i giudici ha costruito il proprio successo grazie a collusioni con la camorra. Le villette di Telese diventano così uno dei tanti tasselli che compongono un quadro più ampio di intrecci tra criminalità organizzata e mondo imprenditoriale, come rivelato dalle parole del pentito Buonanno.

 

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