Le ceramiche dei Viceré
Apre una mostra permanente con 17 reperti rinvenuti nel pozzo del Palazzo Vecchio: le ceramiche dei Viceré
CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – A Palazzo Reale sono stati inaugurati i nuovi spazi, riservati al bookshop, che si trovano nella parte terminale del percorso di visita.
Un’area di oltre 280 m² e una saletta al piano superiore sono dedicati alla vendita dei cataloghi, di libri e al merchandising della dimora Reale napoletana, dove sarà possibile anche organizzare eventi letterari e didattici.
I lavori di recupero architettonico e impiantistico sono iniziati nel settembre del 2023 e si sono appena conclusi. Oltre a creare un nuovo spazio di accoglienza sono stati messi in risalto gli scavi archeologici di un pozzo e di alcuni camminamenti (risalenti al XV e XVI secolo) dove sono stati trovati circa 5000 frammenti ed è stata allestita una piccola mostra in cui sono esposti 17 reperti restaurati.
Lo spazio, che precedentemente era utilizzato come biglietteria, era buio e cupo, ma con questo allestimento è stato illuminato da una pavimentazione bianca in marmo Calacatta Caldia con fasce grigie in marmo azzurrato Bardiglio imperiale e arredato da scaffalature in legno bianco.
Una scelta che si armonizza sia con lo Scalone d’Onore sia con la pavimentazione dell’Ambulacro e del Giardino Pensile uniformandosi alle tonalità del Palazzo – ha sottolineato l’architetto Paola Ricciardi, dirigente delegata dal Direttore generale dei Musei professore Massimo Osanna – Un nuovo spazio che amplia i servizi offerti ai visitatori che sarà disponibile dalla primavera non appena sarà scelto il concessionario attraverso un bando che partirà la prossima settimana.
Anche questo progetto (circa 800mila euro) è inserito nel Piano Strategico “Grande Progetto Beni Culturali” del MIC che ha assegnato al Palazzo Reale, nel febbraio del 2022, un finanziamento di 23 milioni di euro.
Non solo è stato effettuato un recupero degli spazi, ma anche un incremento del piano calpestabile attraverso la realizzazione di passerelle in acciaio e vetro che permettono al pubblico di osservare le aree archeologiche, risalenti al periodo vicereale, creando una suggestione attraverso un camminamento sospeso, ha spiegato la responsabile del progetto Almerinda Padricelli.
Il bookshop sarà accessibile al termine del percorso di visita, ma sarà anche aperto un ulteriore ingresso per il pubblico dai porticati del Palazzo dal lato di Piazza del Plebiscito.
In fase progettuale – continua l’architetto Padricelli – è stato deciso di riaprire una finta porta, murata da anni, che permette il passaggio direttamente al Cortile d’Onore. Un attraversamento su una seconda passerella vetrata che consente la vista degli scavi ma che, soprattutto, apre un cannocchiale prospettico tramite il quale lo sguardo si proietta attraverso il Cortile d’Onore, il Giardino Romantico verso il Maschio Angioino.
L’inaugurazione è stata preceduta da una breve conferenza alla quale è intervenuto anche il progettista Vittorino Parente e nel corso della quale è stato proiettato un video che ha illustrato lo svolgimento dei lavori e che sarà visibile anche al pubblico all’interno del bookshop.
Gli scavi
Nel 1999 i locali che ospiteranno il bookshop furono interessati da lavori di restauro che portarono alla luce opere murarie dell’area di un parco annesso al Maschio Angioino, danneggiate dagli scontri avvenuti tra Angioini e Aragonesi. Il viceré spagnolo Don Pedro da Toledo, nella metà del 1500, contestualmente alla costruzione del Palazzo Vicereale, dispose la riorganizzazione dell’area del parco cui è riconducibile la pavimentazione in laterizi a spina di pesce. Allo stesso periodo risale la costruzione di una cisterna profonda circa 19 metri, che costituiva probabilmente, un punto di approvvigionamento idrico.
Il pozzo e le vasche furono poi occlusi dopo la costruzione del Palazzo ad opera di Domenico Fontana, nel 1600, ma nel corso dei lavori furono utilizzati come discariche per rifiuti domestici. Gli scavi, infatti, hanno portato alla luce oltre 5000 frammenti di vetro, oggetti metallici, di legno, in cuoio e in osso che hanno concorso a fornire uno spaccato della cultura materiale e delle abitudini alimentari a Napoli in epoca Vicereale.
La mostra
Le ceramiche dei Viceré. I reperti provenienti dal pozzo di Palazzo Vecchio è il titolo dell’esposizione permanente aperta il 14 dicembre e il cui allestimento è stato curato dall’architetto Stefano Gei con i testi dell’archeologa Milena Morreale.
L’esposizione sulle ceramiche vicereali è ospitata in un piccolo ambiente ottocentesco dal quale anticamente avveniva l’accesso ai locali della Tesoreria della Real Casa, gli uffici contabili dei Borbone, ubicati al piano ammezzato. Oggi lo spazio si connota come punto di snodo tra il percorso di visita dell’Appartamento di Etichetta e il nuovo bookshop.
In esposizione sono 17 pezzi, tra ciotole, brocche, piatti e mattonelle selezionati tra i ritrovamenti degli scavi che forniscono uno spaccato della cultura materiale e delle abitudini alimentari a Napoli in epoca Vicereale. Tra i reperti esposti spicca una coppetta in porcellana bianca e smalto blu cobalto del Periodo Ming, della fine XVI sec., corrispondente all’Era di regno Wanli, importata dalla Cina meridionale.
Collocata al termine del percorso di visita, subito dopo lo Scalone d’Onore e in stretto rapporto dialettico con la sua monumentale architettura neoclassica, la piccola mostra anticipa il tema dei ritrovamenti archeologici che si materializzano negli adiacenti spazi del nuovo bookshop, proponendo ai visitatori di compiere un flashback nella narrazione delle vicende storico-architettoniche di Palazzo Reale, immergendosi nel tempo in cui lo stesso edificio non era stato ancora costruito – specifica l’architetto Stefano Gei, che ha curato l’allestimento della mostra – Con l’essenziale allestimento, che ripropone in chiave contemporanea il tema neoclassico dell’esedra, si intende stabilire una nuova visuale prospettica dal Cortile d’Onore, riproponendo l’idea originaria dell’architetto Domenico Fontana del collegamento visivo con un secondo cortile, rimasto incompiuto e poi soppresso per la costruzione dello scalone, di cui possiamo ancora ammirare tracce in piperno nel locale della mostra.
Per la mostra ci si è avvalsi della collaborazione della dottoressa Sonia Pomicino, progettista e direttore operativo per la componente archeologica della Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.
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