Rifare l’orlo. Dopo Bisaccia arriva a Napoli la mostra organizzata dal maestro Enzo Elefante
Per raccontarvi di questa imperdibile mostra, reduce di grande successo al castello di Bisaccia, lo facciamo attraverso la presentazione del prof. Agnisola.
“Un malessere stagionale mi impedisce di essere presente alla inaugurazione della mostra. Ciò non di meno desidero testimoniare la mia partecipazione, sia pure scritta, e soprattutto lasciare agli intervenuti alcune motivazioni che sono a fondamento del progetto Rifare l’orlo, che ha al suo attivo già due tappe significative, la prima presso il Castello di Bisaccia, la seconda presso il Museo della seta del Belvedere di San Leucio di Caserta. Il progetto persegue un obiettivo meditato: l’inserimento di opere d’arte contemporanea in luoghi e spazi preposti alla conservazione storica dell’arte. Ovvero l’inserimento in luoghi conservativi o espositivi già caratterizzati da una precisa fisionomia artistica e soprattutto testimoni di un passato vicino e lontano. Si tratta dunque di un progetto-laboratorio che implica una ricerca, un pensamento. Uno dei temi più interessanti dell’arte di oggi, e in parte poco approfondito, è proprio la sua la sua esposizione, in genere proposta in luoghi pubblici e privati capaci di contestualizzare l’arte presente, in cui raccordare la storia al tempo in cui viviamo. Ma l’arte è un segno perenne, un dono della vita, una capacità nativa dell’uomo. È possibile dunque un dialogo tra l’arte di oggi e quella di ieri, tra le testimonianze della cultura del passato e quelle della cultura di oggi? È con queste premesse che si muove il progetto Rifare l’orlo di cui oggi si offre al visitatore una tappa, nella meravigliosa insula di San Lorenzo e in particolare nell’area angioina. Non è possibile approfondire in questa sede le problematiche che inevitabilmente si accompagnano a una tale operazione di innesto. In parte le stesse mostre portate a termine e che si progetta di promuovere nell’immediato futuro daranno lo spunto per una disamina appropriata del tema, che poi sarà riassunto, speriamo, in una apposita pubblicazione. Ora giova notare che si tratta di una operazione promossa da docenti artisti, docenti di varie Accademie italiane e che dunque profilano nei loro interventi anche un lavoro teoricamente competente, riflessivo e persino in qualche misura orientato alla didattica. È questa la singolarità, la suggestione del presente progetto. Artisti accademici dunque, che si pongono a riflettere singolarmente e in gruppo sul senso stesso dell’arte nel tempo e nella storia. I nomi sono in questa mostra sette: Arcangelo è presente con tre lavori caratterizzati da un segno che conserva in un possibile riferimento archeologico tutta la carica ispirata della annotazione sperimentale; Pietrantonio Arminio che recupera nel linguaggio contemporaneo forme arcaiche, metaforici e simbolici reperti di un mondo a un tempo vicino e lontano; Giuseppe Di Lorenzo che riflette sulla presa estetica del frammento cromatizzato e maiolicato, a cui assegna come un timbro sacrale, la suggestione quasi meteoritica di una provenienza astrale; Vincenzo Elefante che rileva sulla carta tracce del passato, magmatici segni di una memoria che si imprime come traccia continua e ininterrotta, psichica e immaginaria; Salvatore Lovaglio, che metaforicamente aduna i reperti di una produzione fittile in un assemblaggio caratterizzato da un emblematico accumulo di forme cromatizzate; Franco Marrocco che coglie lo sfumato confine poetico di uno sguardo d’anima tra storia e intimismo, traccia segnica e tensione visionaria; Rosaria Iazzetta che suggestivamente materializza forme antropomorfe in un simbolico e scenografico equilibrio tra antico e contemporaneo. Sette testimonianze più che presenze: di una volontà di assegnare all’arte un senso nel tempo e nella storia.”
La mostra sarà inaugurata domani, lunedì 16 dicembre alle ore 11.30 nella chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli e sarà visitabile fino al 14 gennaio.
La foto in copertina del maestro Elefante è di Lucia Grimaldi.
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