Papa Francesco: “no alla tentazione di dividerci”. La Chiesa ha 21 nuovi cardinali
“Tornare al cuore per rimettersi sulla stessa strada di Gesù, di questo abbiamo bisogno”. Nell’omelia del suo decimo Concistoro presieduto in piazza San Pietro per la creazione di 21 nuovi cardinali, Papa Francesco ha esordito citando il “guazzabuglio del cuore umano” di manzoniana memoria e ha fatto della sua ultima enciclica, “Dilexit nos”, il filo rosso del mandato affidato alle nuove porpore. Con il Concistoro di oggi il Collegio dei cardinali è formato da 253 cardinali, di cui 140 elettori e 113 non elettori. Per quanto riguarda la provenienza geografica, 115 cardinali provengono dall’Europa, 37 dall’Africa, 32 dall’America meridionale, 29 dall’Africa, 28 dall’America del Nord, 8 dall’America centrale, 4 dall’Oceania.
“Badate bene a fare la strada di Gesù”,
la prima raccomandazione di Francesco: “Cosa significa questo? Fare la strada di Gesù significa anzitutto ritornare a lui e rimettere lui al centro di tutto”. Secondo il Papa,
“può succedere anche a noi”, come ai discepoli, “che il nostro cuore perda la strada, lasciandosi abbagliare dal fascino del prestigio, dalla seduzione del potere, da un entusiasmo troppo umano per il nostro Signore”.
Ecco perché “è importante guardarci dentro, metterci con umiltà davanti a Dio e con onestà davanti a noi stessi, e chiederci: dove sta andando il mio cuore? In quale direzione si muove? Forse sto sbagliando strada”. Poi la citazione di Sant’Agostino: “Perché vi mettete su strade deserte? Rientrate dal vostro vagabondaggio che vi ha portato fuori strada; ritornate! Dove? Al Signore. Ma è ancora presto: prima ritorna al tuo cuore. Torna, torna al cuore, perché lì si trova l’immagine di Dio; nell’interiorità dell’uomo abita Cristo, nella tua interiorità tu vieni rinnovato secondo l’immagine di Dio”.
“Nella vita spirituale come in quella pastorale, rischiamo a volte di concentrarci sui contorni, dimenticando l’essenziale”,
il grido d’allarme del Papa: ”Troppo spesso le cose secondarie prendono il posto di ciò che è necessario, le esteriorità prevalgono su quello che conta davvero, ci tuffiamo in attività che riteniamo urgenti, senza arrivare al cuore”, il monito di Francesco: “E, invece, abbiamo sempre bisogno di ritornare al centro, di recuperare il fondamento, di spogliarci di ciò che è superfluo per rivestirci di Cristo. Anche la parola ‘cardine’ ci richiama a questo, indicando il perno su cui viene inserito il battente di una porta: è un punto fermo di appoggio, di sostegno. Ecco, cari fratelli: Gesù è il punto d’appoggio fondamentale, il centro di gravità del nostro servizio, il punto cardinale che orienta tutta la nostra vita”.
“Fare la strada di Gesù significa anche coltivare la passione dell’incontro”,
ha spiegato il Papa, ricordando che “Gesù non fa mai la strada da solo; il suo legame con il Padre non lo isola dalle vicende e dal dolore del mondo”. “Al contrario, proprio per curare le ferite dell’uomo e alleggerire i pesi del suo cuore, per rimuovere i macigni del peccato e spezzare le catene della schiavitù, proprio per questo egli è venuto”, ha osservato Francesco: “E, così, lungo la strada, il Signore incontra i volti delle persone segnate dalla sofferenza, si fa vicino a coloro che hanno perduto la speranza, solleva quanti sono caduti, guarisce chi è nella malattia. Le strade di Gesù sono popolate di volti e di storie e, mentre passa, egli asciuga le lacrime di coloro che piangono, risana i cuori affranti e fascia le loro ferite”.
“L’avventura della strada, la gioia dell’incontro con gli altri, la cura verso i più fragili: questo deve animare il vostro servizio di cardinali”,
l’indicazione di rotta del Papa, che ha citato “un grande del clero italiano”, don Primo Mazzolari: “Lungo la strada è incominciata la Chiesa; lungo le strade del mondo la Chiesa continua. Non occorre per entrarvi né battere alla porta, né fare anticamera. Camminate e la troverete; camminate e vi sarà accanto; camminate e sarete nella Chiesa”.
Fare la strada di Gesù significa, infine, “essere costruttori di comunione e di unità”.
“Mentre nel gruppo dei discepoli il tarlo della competizione distrugge l’unità, la strada che Gesù percorre lo porta sul Calvario”, ha sottolineato Francesco: “E sulla croce egli compie la missione che gli è stata affidata: che nessuno vada perduto, che venga finalmente abbattuto il muro dell’inimicizia e tutti possiamo scoprirci figli dello stesso Padre e fratelli tra di noi”. “Per questo, posando il suo sguardo su di voi, che provenite da storie e culture diverse e rappresentate la cattolicità della Chiesa, il Signore vi chiama a essere
testimoni di fraternità, artigiani di comunione e costruttori di unità”,
il mandato del Papa alle nuove porpore. No, allora, alla “tentazione di dividerci”, dalla quale aveva già messo in guardia San Paolo VI, secondo il quale invece “è nell’ardore posto nella ricerca dell’unità che si riconoscono i veri discepoli del Cristo”. E aggiungeva: “Desideriamo che tutti si sentano a proprio agio nella famiglia ecclesiale, senza preclusioni o isolamenti nocivi all’unità nella carità, e che non si cerchi il prevalere di alcuni a detrimento di altri. Dobbiamo lavorare, pregare, soffrire, lottare per dare testimonianza a Cristo Risorto”. “Animati da questo spirito, voi farete la differenza”, ha assicurato il Papa, “in una società ossessionata dall’apparenza e dalla ricerca dei primi posti”. “Stare stanco rovina il cuore, l’acqua stanca è la prima a corrompersi”, l’aggiunta a braccio.
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