Vittoria! La CEDU condanna l’Italia per la contenzione

 

 

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Vittoria! La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna l’Italia per la contenzione in un SPDC

Accolto un ricorso supportato anche da la Società della Ragione: la CEDU condanna l’Italia per violazione dell’art. 3 della Convenzione (divieto di trattamenti inumani e degradanti)

Per la prima volta la CEDU condanna l’Italia per violazione dell’art. 3 della Convenzione (divieto di trattamenti inumani e degradanti) in un caso di contenzione meccanica e farmacologica all’interno di un reparto psichiatrico (SPDC di Melzi), supportata dall’intervento congiunto di terza parte de L’Altro diritto ODV, La Società della Ragione, Fondazione Franco Basaglia.

Il caso Lavorgna c. Italia (ricorso n. 8436/21) concerne il trattamento riservato al sig. Lavorgna, appena diciannovenne all’epoca dei fatti, durante la sua degenza in SPDC. Nello specifico, il paziente era stato legato agli arti e gli erano stati somministrati dei sedativi a causa di alcuni episodi di aggressività. Nella sentenza odierna, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto, all’unanimità, che vi sia stata una violazione dell’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani o degradanti) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sia per quanto riguarda il trattamento del ricorrente sia per l’indagine che ne è seguita (profilo sostanziale e procedurale dell’art. 3). L’Altro diritto, la Società della Ragione e la Fondazione Franco Basaglia sono intervenute nel caso con una joint third party intervention.

Basandosi sulle argomentazioni sostenute nella third party intervention, la Corte ha affermato che: “come evidenziato dagli intervenienti, non esiste una normativa specifica che definisca i limiti giuridici dell’uso della contenzione meccanica in ambito psichiatrico, tali limiti sono dunque rinvenibili in base alla possibilità di giustificare l’applicazione della misura a norma dell’esimente dello stato di necessità di cui all’articolo 54 del Codice penale”, aggiungendo che: “come sottolineato dal ricorrente e dai terzi intervenienti, la Corte di Cassazione italiana ha escluso l’uso della contenzione meccanica su base “cautelare”, e ha specificato che la natura chiara e attuale (attualità) del pericolo in questione in un determinato caso deve essere concretamente provata attraverso la verifica di elementi oggettivi che il medico deve indicare in modo preciso e dettagliato”.

L’Italia condannata per la contenzione punitiva

Katia Poneti presenta la sentenza della CEDU sulla contenzione per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto del 4 dicembre 2024. Leggi tutto.

Martedì 19 novembre, presso la sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, si è svolta la conferenza stampa “Ogni bambina e ogni bambino ha il diritto di nascere in libertà. No al carcere per le donne incinte”. All’iniziativa sono intervenute fra le e gli altri la senatrice Cecilia D’Elia, la presidente de “La Società della ragione”, Grazia Zuffa e la responsabile carcere e dipendenze Cgil nazionale, Denise Amerini. Nel corso della conferenza stampa è stato rilanciato l’appello “No al carcere per le donne incinte”.

“Donne incinte e bambini in cella, dal governo idea patriarcale e razzista”

La presidente della Società della Ragione è tra i promotori dell’appello contro la norma
del ddl. «Si punisce la donna per la “doppia colpa” di aver tradito col reato la “missione” materna». Intervista a Grazia Zuffa su l’Unità del 20 settembre 2024. Leggi tutto.

Perché ogni bambino nasca in libertà, no al ddl sicurezza

Grazia Zuffa scrive sulle norme per le donne incinte inserite nel ddl sicurezza per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto dell’11 settembre 2024. Leggi tutto.

COstruire Relazioni POsitive

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