Brandeggiare, la parola di oggi, a cura del prof. Innocenzo Orlando
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Brandeggiare
bren-deg-già-re (io bran-dég-gio)
Significato Brandire; ruotare qualcosa su un piano orizzontale intorno a un asse verticale; di barca, ruotare a mo’ di pendolo intorno all’ancoraggio
Etimologia da brandire, derivato di brando ‘spada’, che è dall’ipotetica voce germanica brand ‘tizzone, spada’.
«Avanzava nel buio brandeggiando la torcia.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Chi voglia considerare il ‘brandeggiare’ deve confrontarsi col brando, magari anche col brandire, ma arriverà a degli esiti di significato piuttosto diversi.
Il brando, nella lingua arcaica e letteraria, è la spada. Si tratta di un nome germanico: la voce ricostruita come brand era propriamente il tizzone, che per estensione basata sulla sua lucentezza che accomuna brace e metallo si fa lama e spada. Ma già che siamo qui ricordiamolo: il brando è fratello del brand, nel senso di marchio commerciale, proprio perché in origine marchio a fuoco.
Conseguentemente il brandire è un agitare il brando, e quindi impugnare e vibrare un corpo contundente, in maniera figurata o no. Brandisco una mazza, brandisco una testimonianza decisiva. Allora il brandeggiare, con questo splendido suffisso verbale, ci offre l’immagine di un atto del genere che viene ripetuto, quindi di un comportamento.
Certo, in letteratura il brandeggiare può pianamente essere sinonimo del brandire, appena più colorito e ampio. Ma curiosamente prende dei significati specifici piuttosto sorprendenti.
Il gesto del brandeggiare ce lo figuriamo con grandi spazzate di spada a dritta e a manca, niente di più banale; così, astraendo, si fa movimento sul piano orizzontale intorno a un asse verticale — in special modo movimento d’artiglieria. Stiamo parlando ad esempio del cannone, che senza modificare l’alzata viene ruotato a destra e a sinistra. Ma capiamo bene che questo genere di movimento si riconosce nel mondo in maniera ricorrente.
Giunto al punto panoramico, metto una moneta al binocolo e lo brandeggio senza capire bene che guardare; quando annaffio svogliatamente, brandeggio la canna dell’acqua immerso in una sorta di auto-ipnosi; e la telecamera di sorveglianza, brandeggiando, mi svela il cane che in ansiosa solitudine mastica le mie ciabatte.
Peraltro il brandeggiare ha un esito peculiare anche nel gergo della marina. Quando una barca è ancorata subisce corrente e vento; un’inclinazione accidentale della prua può farla iniziare ad oscillare a destra e a sinistra come un pendolo, brandeggiare appunto, appesa all’ancoraggio.
È una parola ricercata e si sente davvero di rado, però riesce ad avere un bell’equilibrio fra l’essere inusitata e l’essere accessibile: che il brandire sia un agitare a mo’ di arma è piuttosto noto, e già questo ci instrada; il movimento che vi riconduciamo poi è davvero immediato. Così possiamo usare questo verbo senza troppi scrupoli, lucrando tutto il suo bell’effetto.