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Povertà. Bruno (Fondazione Banco Alimentare): “La Colletta è un momento di condivisione che supera l’assistenzialismo”

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In 28 anni la formula della Colletta alimentare non è cambiata: in tutta Italia i numerosi volontari davanti ai supermercati invitavano le persone a donare generi alimentari per i più bisognosi. A fronte di questa espressione di buona volontà, c’è però anche il dato della povertà che in Italia continua a crescere: in base agli ultimi dati Istat, nel 2023, vivevano in povertà assoluta 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie. A tutti loro guarda l’iniziativa promossa dalla Fondazione Banco alimentare della Colletta, inserita nell’ambito della Giornata mondiale del povero, che si è tenuta lo scorso fine settimana, riscuotendo molto favore fra le persone. Al Sir, il presidente della Fondazione, Giovanni Bruno, spiega che si tratta di un appuntamento atteso dagli italiani come un’occasione per condividere il gesto del dono che “è semplice e fattibile da chiunque”. Quest’anno poi “la nota dominante è stata la partecipazione massiccia dei giovani volontari”.

Presidente, qual è il bilancio che compie al termine di questa XXVIII edizione della Colletta
Quest’anno è cresciuto il numero dei punti vendita aderenti. Siamo infatti arrivati a 12.300 e con essi è migliorato anche il totale dei volontari, giunto a oltre 155mila. Le persone hanno donato circa 7.900 tonnellate di cibo, anche se avremo i conti più precisi più in là perché nel frattempo è ancora possibile donare attraverso le catene che hanno messo a disposizione l’acquisto online. La nota dominante è stata la partecipazione massiccia di giovani, dalle medie in su, che hanno partecipato come volontari. Per loro è stata un’esperienza assolutamente significativa per educarli al dono. Mi è capitato di incontrare persone dopo la Colletta che mi hanno raccontato come siano usciti dal supermercato contenti per l’incontro fatto con i volontari. Quest’anno il presidente della Repubblica è stato il primo donatore. Un gesto per cui siamo estremamente grati che interpreta il sentimento e risponde al bisogno di tanti italiani. Inoltre oltre 40 istituti penitenziari hanno partecipato alla Colletta: i detenuti hanno donato in favore di chi ha bisogno. Questo rappresenta il desiderio di bene che c’è nel cuore dell’uomo, in qualsiasi condizione esso sia.

Ogni anno vi affacciate con la Colletta su un quadro della povertà che peggiora.
Siamo provocati ogni giorno a cercare, per quanto possibile, di rispondere a questo tipo di bisogno che si è incancrenito in Italia. Dopo l’esplosione, ovvero, dopo la crescita di un milione di persone in povertà assoluta per colpa della pandemia, non si è più riusciti a far calare il dato. Anzi, ha continuato a salire. La situazione è pesante, soprattutto per le famiglie con minori. Se le persone in povertà assoluta sono quasi una su dieci, i minori sono uno su sette, ciò significa che ogni figlio che nasce è un elemento di rischio di peggioramento delle condizioni economiche della famiglia. In una società che si lamenta dell’inverno demografico, questa è una contraddizione drammatica.

Come è cambiato negli anni questo appuntamento?
La formula non è cambiata ma sono cresciuti i numeri. La Colletta rappresenta un momento significativo e importante di solidarietà trasversale nella nostra società perché contribuiscono come volontari persone di estrazione e religione diverse e partecipano persone dalle più svariate possibilità economiche. Il gesto del dono è semplice e fattibile da chiunque perché anche una scatola di tonno fa la differenza e contribuisce con tutti gli altri. L’iniziativa è cresciuta e sicuramente tantissimi l’aspettano. Diventa un momento di festa in alcune circostanze in cui un pezzo di popolo si mette insieme.

La vostra è stata una delle iniziative messe in atto nell’ambito della Giornata mondiale del povero. A questo proposito il papa invita a donare perché i primi bisognosi siamo noi.
È un’occasione per tutti noi perché, come dice il papa, i poveri ci insegnano e ci invitano a seguire una logica diversa. Nel momento in cui ci si accosta, ci si rende conto della propria vulnerabilità. È una bella spiegazione della nostra frase, “condividere i bisogni, per condividere il senso della vita”, perché nel momento in cui veniamo in contatto con la difficoltà capiamo i nostri bisogni. Questo fa superare l’assistenzialismo e diventa autentica condivisione.

Durante l’anno l’attività di Banco Alimentare non si ferma.
Il Banco ha 34 anni e nasce per aiutare tramite il sostegno agli enti caritativi diffusi. Oggi sono 7.600 i centri convenzionati con la rete Banco Alimentare che aiutano circa un milione e 700mila persone. Questo significa recuperare le eccedenze della filiera alimentare per evitare che diventino spreco. In questo modo, torna il valore educativo del gesto e dell’attività del Banco per diffondere la cultura dell’uso per il bene comune delle risorse. Oggi è cresciuta la sensibilità verso l’economia circolare e credo che il Banco Alimentare abbia anticipato questi aspetti, in linea con la Laudato sì di papa Francesco che invita a non distinguere la creatura dal creato.

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