SAVIANO E LE MINACCE DEL BOSS:” DOPO 16 ANNI PENSO DI RITIRARE LA QUERELA “
Cronaca da Casal di Principe – Roberto Saviano, lo scrittore casertano noto per il suo impegno contro la criminalità organizzata, ha espresso il proprio sconforto in occasione dell’udienza del processo di appello tenutasi a Roma. Il caso riguarda le minacce ricevute nel 2008 durante il processo “Spartacus”, un’importante inchiesta contro il clan dei Casalesi, quando lo stesso Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione furono oggetto di un proclama intimidatorio in aula.
Nel 2021, in primo grado, il Tribunale di Roma aveva condannato il boss Francesco Bidognetti a un anno e sei mesi di reclusione e il suo avvocato, Michele Santonastaso, a un anno e due mesi, riconoscendo l’aggravante del metodo mafioso nelle minacce. Tuttavia, il procedimento di appello è in stallo da anni, con continui rinvii che, secondo Saviano, sembrano orchestrati per favorire gli imputati.
Lo sfogo di Saviano
“Sto pensando di rimettere la querela nei confronti di Bidognetti, mi sembra di stare in una messa in scena”, ha dichiarato Saviano con amarezza fuori dall’aula. Il processo, avviato ben 16 anni fa, ha visto continui rinvii. L’ultimo episodio è accaduto durante l’udienza, quando il nuovo difensore di Santonastaso ha presentato un certificato medico attestante coliche renali, ottenendo l’ennesimo rinvio.
“Questo processo è stato rinviato quattro volte solo in appello per problemi legati alla notifica degli atti all’avvocato Santonastaso. Ancora oggi, ci troviamo di fronte a strategie che sembrano solo agevolare la difesa degli imputati”, ha aggiunto Saviano.
“Un Paese a vocazione mafiosa”
Durissime le parole dello scrittore nei confronti del sistema giudiziario e della società italiana: “L’Italia è e rimane un Paese a vocazione mafiosa, in tutti i suoi comportamenti. Quando i processi durano così tanto, è evidente che le organizzazioni criminali hanno vinto”.
Secondo Saviano, la mafia continua a esercitare il suo potere anche dal carcere, proteggendo i capitali illeciti che si muovono nella società. “Tutto il peso della giustizia si abbatte sui criminali di basso rango, sui disperati, mentre la borghesia criminale prospera indisturbata”. Lo scrittore ha sottolineato come il sistema sia inefficace nel contrastare l’economia criminale, che in Italia produce profitti stimati oltre i 100 milioni di euro al giorno.
Infine, Saviano ha lanciato un’amara conclusione: “Ci vediamo al prossimo rinvio”. Un’affermazione che evidenzia la sua frustrazione e il senso di impotenza di fronte a un sistema giudiziario che sembra incapace di garantire tempi certi e giustizia effettiva.
Un processo simbolo
Il caso Saviano rappresenta un simbolo del complesso rapporto tra giustizia e criminalità organizzata in Italia. La lentezza dei processi e le tattiche dilatorie rischiano di minare la fiducia nelle istituzioni, rendendo ancora più difficile la lotta contro le mafie.
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