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Spiccioli di spiritualità/ Focus su Alberto Magno

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Per l’appuntamento domenicale con la rubrica “Spiccioli di spiritualità” curata dal prof. Pasquale Vitale, il prof Michele Pugliese ci parla di Alberto Magno

“Qualche giorno fa la Chiesa, il 15 novembre, ha celebrato la memoria di Sant’Alberto Magno, un santo “filosofo”, poco conosciuto ai più, ma non per questo meno importante nello sviluppo del pensiero teologico del XIII secolo e oltre. L’occasione mi è gradita per far conoscere la vita e le opere di questo grande pensatore. Nacque in Germania verso il 1200, molto giovane venne in Italia per studiare le arti a Padova e forse anche a Bologna e Venezia. Durante il soggiorno nella penisola conobbe i domenicani, dai quali fu inviato a Colonia per la formazione religiosa e per lo studio della teologia. Approdò infine a Parigi, dove tenne la cattedra di teologia per tre anni, durante i quali ebbe un allievo d’eccezione: Tommaso d’Aquino, che continuerà la sua ricerca filosofico-teologica dopo la sua morte. Pertanto possiamo dire che senza Sant’Alberto non ci sarebbe San Tommaso.
Grande studioso delle scienze naturali, Alberto non rifuggì dagli incarichi pastorali. Fu provinciale dell’ordine domenicano per il nord della Germania, per breve tempo vescovo di Ratisbona, partecipò al concilio di Lione. Morì nel 1280.
Con la sua sapienza ispirata, discerneva tra studio del naturale e manifestazione del soprannaturale. Ben avanti nei tempi riuscì a conciliare la ricerca teologica e naturalistica, oggi diremmo a comporre il contrasto tra scienza e fede – oggi fortunatamente risolto – ma che tanti contrasti causò tra uomini di scienza e di Chiesa a partire dal caso Galileo nel 1600. Un antesignano, dunque, come si può ben sintetizzare in questo massima, tratta dalle sue opere: «Nello studiare la natura non abbiamo a indagare come Dio Creatore può usare le sue creature per compiere miracoli e così manifestare la sua potenza: abbiamo piuttosto a indagare come la natura con le sue cause immanenti possa esistere». Basterebbero questo a far intuire il genio di sant’Alberto, con la sua spiegazione della perfetta armonia tra fede e scienza.
Oltre a essere uno dei più grandi teologi e filosofi del Medioevo, il fu capace di occuparsi brillantemente di così tanti altri campi della conoscenza (astronomia, botanica, chimica, fisica, mineralogia, musica, ecc.) da meritarsi il titolo di Doctor Universalis ed essere considerato oggi come il patrono degli scienziati.
Intraprese anche l’attività di scrittore che avrebbe esercitato per tutta la vita. La sua produzione è sterminata, in tutti i campi del sapere: logica, scienze fisiche, biologia, psicologia, morale, politica, metafisica, oltre naturalmente che teologia ed esegesi biblica. L’influenza esercitata da Alberto sugli studiosi del suo tempo e su quelli degli anni seguenti fu notevole. La sua fama è dovuta in parte al fatto che fu il precursore, la guida ed il maestro di Tommaso d’Aquino, ma sicuramente è stato grande anche di per sé. Si racconta che Tommaso d’Aquino, da studente, era deriso dai compagni, che lo chiamavano «il bue muto». Alberto, invece, ne profetizzò la grandezza: «Voi lo chiamate il bue muto, ma io vi dico: quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!». Mai tale profezia fu più vera. Il sodalizio e la profonda amicizia tra i due, che avrebbero influito per sempre sulla teologia cattolica, non si interruppero mai.
Studiò rigorosamente il pensiero di Aristotele, senza esaltarlo né demonizzarlo a priori come facevano altri pensatori. Ne valorizzò le argomentazioni razionali, nel solco di tutta la sua sterminata opera filosofica e teologica volta a dimostrare l’unità tra fede e ragione. Con il suo pensiero diede un importante apporto anche allo sviluppo del metodo scientifico, affermando che «l’esperimento è l’unica guida sicura in tali indagini» (De Vegetalibus).
Come tutti i grandi, non fu solo professore e studioso, ma anche un mistico, che sapeva coniugare allo studio scientifico una profonda spiritualità. La carità e la preghiera incessante, insieme a una tenera devozione per la Madonna, fanno di lui il perfetto esempio di cristiano attento alla ricerca scientifica mai disgiunta da una profonda esperienza spirituale. Pio XI così lo elevò agli onori dell’altare1931, e lo proclamò Dottore della Chiesa: «Figure come quella di Alberto stanno a ricordare che fra scienza e santità non esiste contrasto alcuno nella profondità e la sublimità dei rapporti che uniscono la verità e il bene». Sia per tutti i cristiani esempio di santità nelle opere e nel sapere scientifico, mai disgiunto da un’autentica fede in Colui che tutto ha creato e ci dona la salvezza eterna.

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