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Spiccioli di spiritualità, Focus sull’al di là parte 2

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Per la rubrica domenicale “Spiccioli di spiritualità”, diretta dal prof. P. Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla dell’al di là. Una prima parte di quest’articolo è stata pubblicata domenica scorsa.

La credenza in una vita oltre la morte è il carattere distintivo di tutte le religioni. Anzi, si può dire che le religioni nascono proprio con questo precipuo obiettivo, come risposta a una vita che non avrebbe senso se non ci fosse una prosecuzione nell’aldilà. Naturalmente le modalità di questa “vita oltre” sono differenti tra le varie religioni. È arduo spiegare tutte le differenti posizioni, ma cercherò di fare una sintesi delle principali credenze, almeno delle religioni principali.
La concezione del cristianesimo è nota – paradiso per i buoni, inferno per i cattivi – ma forse non tutti sanno che ci sono delle differenze tra le varie confessioni cristiane. I cattolici hanno introdotto nel medioevo il purgatorio, uno stato intermedio di purificazione dell’anima prima dell’accesso nella beatitudine celeste, ma questa concezione non è accettatala dai nostri fratelli protestanti e ortodossi, poiché non se ne parla nel Nuovo Testamento.
L’ebraismo non ha un pensiero così elaborato per il “dopo morte”. Solo in alcuni libri biblici, redatti peraltro più tardi, viene elaborata una concezione di punizione o inferno. L’idea di un giudizio ultraterreno si afferma solo nel I secolo d.C.: le anime dei morti soggiornerebbero prima nello Sheol, il regno delle tenebre e, secondo alcune scuole di pensiero, dopo questo periodo intermedio, andrebbero, se giusti, nei giardini dell’Eden, se malvage all’inferno.
L’idea del paradiso per i buoni e dell’inferno per i cattivi si ritrova anche nell’Islam. Il Corano afferma che coloro che non credono nell’unico Dio sono destinati a bruciare nelle fiamme eterne. Quando una persona muore, la sua anima viene interrogata da due angeli che le chiedono di recitare la professione di fede (shahada): se non è in grado di farlo, viene dannata. Secondo la fede islamica nell’ultimo giorno ci sarà il giudizio finale e solo i meritevoli avranno la grazia di raggiungere la beatitudine eterna. Da notare che il paradiso islamico viene descritto dal Corano in termini moto realistici, come un giardino in cui scorrono ruscelli e si mangia sdraiati su morbidi guanciali, serviti da ragazze bellissime. Indubbiamente una descrizione molto terrena.
Per l’Induismo, quando una persona muore la sua anima verrà giudicata e solo se è priva del tutto di azioni negative, potrà raggiungere la salvezza definitiva (che consiste nell’unione con l’Assoluto o Brahman), altrimenti dovrà reincarnarsi in vari modi previsti a seconda delle colpe accumulate nella vite precedenti.
Anche secondo il Buddhismo le anime sono destinate a continue rinascite. Secondo la dottrina tradizionale, dopo la morte, per diversi giorni la coscienza individuale va errando tra il mondo dei morti e quello dei vivi: dopodiché il corpo si reincarnerà. Se da vivi si è fatto il bene, si rinascerà in un buon posto, se si è fatto il male in uno cattivo. Lo scopo finale di tutte queste reincarnazioni è quello di raggiungere il Nirvana, l’unico posto in cui si è liberi dalla legge delle rinascite, ma lo si raggiunge solo dopo aver vissuto diverse esistenze virtuose.
Queste sono le concezioni, illustrate in estrema sintesi, delle principali religioni mondiali. Come si vede, ci sono tratti in comune e tratti di discontinuità. Tutte hanno bene o male la concezione dell’anima che deve raggiungere uno stato di beatitudine eterna, e questo stato si raggiunge solo dopo aver vissuto una vita (o più vite nel caso delle religioni orientali) in stato di grazia operando il bene. Tutte hanno un concetto di dannazione. Quello che cambia è solo la modalità per raggiungere questi stati. Per il cattolicesimo c’è un periodo di purificazione, per altre religioni questa purificazione avviene attraverso diverse vite. Islamismo e cristianesimo poi pensano a un giudizio divino finale, nel quale anche il corpo si ricongiungerà all’anima. Quale che sia la concezione, tutte concordano che per meritare il premio futuro, in questa vita bisogna operare il bene. Ma sembra che questo concetto sia abbastanza desueto per tanti che se lo dimenticano troppo spesso o preferiscono godere adesso, purtroppo a scapito degli altri.

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