San Mercellino – 1945 – Ferì lo zio che ostacolava le nozze della figlia e uccise un operaio che era in sua compagnia. Nel 1954 gli fu riconosciuto il vizio totale di mente di Ferdinando Terlizzi (*)
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San Mercellino – 1945 – Ferì lo zio che ostacolava le nozze della figlia e uccise un operaio che era in sua compagnia. Nel 1954 gli fu riconosciuto il vizio totale di mente.
di Ferdinando Terlizzi (*)
Il 5 ottobre del 1945 verso le ore 18, Giovanni Della Corte, da San Marcellino, procedeva lungo la via Provinciale dirigendosi con un carrozzino verso Frignano Piccolo, in compagnia del suo operaio Carlo Conte e tale Andrea Marfugi. Giunti in località “Cava de Rosa”, Giovanni Della Corte fu fatto oggetto di ripetuti colpi di arma da fuoco. Il Della Corte venne attinto alla guancia e alla spalla destra. Carlo Conte fu colpito da un proiettile nella regione sottoscapolare destra e Andrea Marfugi che aveva chiesto il passaggio, rimasto miracolosamente incolume, si gettò dal carretto mentre Giovanni Della Corte spingeva il cavallo e rientrò a casa sua a Frignano Piccolo trasportando il Conte che, esanime, si era abbattuto sul fondo del carrozzino. Il Conte decedette appena trasportato nella sua abitazione. Il Comandante dei carabinieri di Frignano Piccolo accorse in casa di Giovanni Della Corte verso le 19 e da lui apprese che ad esplodergli contro i colpi di rivoltella erano stati suo nipote, Luigi Della Corte, ed il padre Vincenzo, suo fratello. La causale del fatto era stato il profondo odio che il fratello Vincenzo e la sua famiglia nutrivano nei confronti di Giovanni Della Corte. I germani Giovanni e Vincenzo Della Corte avevano ereditato dagli antenati diversi beni ma, mentre Giovanni aveva accresciuto il suo patrimonio Vincenzo aveva dissipato tra gioco e donne tutto in pochi anni e si era ridotto in miseria.
Giovanni Della Corte diverse volte aveva soccorso il fratello come quando, per ottenere il fitto di un fondo di proprietà della Parrocchia del Santo Spirito di Aversa, dette la propria garanzia al parroco don Vincenzo Montesano, facendo intestare a proprio nome il contratto di fitto. Questo fatto aveva ancora di più acuito il dissidio tra i due fratelli. Vincenzo riteneva (a torto) che il fratello Giovanni l’avesse osteggiato nella vertenza col Montesano istigandolo contro di lui: per tale fatto e per un sentimento di gelosia verso di lui sentiva rancore contro il fratello. Il figlio Luigi aveva contro suo zio un particolare motivo di rancore. Egli aveva richiesto in moglie sua cugina Teresa Della Corte, figlia di Giovanni, ma la sua richiesta era stata respinta anche perché la cugina era laureata in chimica e farmacia e di condizioni economiche e sociali diverse dalla sua “semplice operaio nullatenente”. Aveva anche fatto delle minacce al Dottor Alfonso Santoro da Frignano Maggiore, da lui ritenuto aspirante al matrimonio con la cugina. La Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere condannò Luigi Della Corte ad anni 22 di reclusione con la premeditazione e la concessione delle attenuanti generiche aggravata dalla recidiva specifica perché in passato aveva tentato di uccidere un suo amico. Assolse il padre Vincenzo per insufficienza di prove. Nei tre gradi di giudizio furono impegnati gli avvocati: Vittorio Verzillo, Francesco Lugnano, Ciro Maffuccini, Pompeo Rendina e Giuseppe Garofalo.
(*) Fonte: Ferdinando Terlizzi – Vittime assassini processi – Edizioni Eracle – 2020 –
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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