‘Al microscopio’ una parola al Giorno, oggi analizziamo insieme il vocabolo: ‘Poltrona’
Poltrona (pol-tró-na).
Significato: Sedile ampio e comodo, imbottito. con braccioli; carica, ufficio di grado elevato;
Etimologia da poltro ‘letto’.
- «Le persone poltrone come te stanno sempre in poltrona».
C’è un nesso fra la gente poltrona che giace spiaggiata sul sofà senza intenzione di cimentarsi in qualcosa di produttivo e la poltrona stessa, occupata dal micio con analoga determinazione? La risposta è sì, e in particolare, secondo la ricostruzione più accreditata, questo nesso annoda letti, puledri e polli.
L’italiano conosceva la parola poltro col significato di ‘letto’. Ma che c’entrano polli e puledri? Specie quella del puledro è un’immagine piuttosto irrequieta, che non assoceremmo al poltrone. Però poltro era anche il puledro; anzi ‘poltro’ e ‘puledro’ sono varianti gemmate da una stessa origine latina, ossia il pullus, il piccolo di un qualunque animale. Che però nelle lingue nate dal latino, col primo riferimento al pulcino, finisce per associarsi univocamente al gallo o alla gallina, specie in una considerazione d’allevamento o culinaria.
Capito che cosa c’entra il pollo col puledro, suggestioni di giovinezza animale, non abbiamo capito che c’entri il puledro col letto.
Il punto etimologico ha un’immediatezza arbitraria che non incontriamo qui per la prima volta: gli animali, nelle loro forme e nella fatica che è loro imposta, echeggiano col loro nome in elementi di mobilio e d’architettura e di lavoro. Certi quadrupedi, zampe e schiene, vengono richiamati negli elementi di supporto — dai cavalletti alle capriate in italiano, fino al francese poutre, ‘trave’, che è giusto parente del poltro.
Qui noi stiamo considerando il letto, un mobile quadrupede eccellente, con una chiara groppa. E in questo senso risulta poetica l’associazione al profilo del puledro. Ci dovremo però tenere l’interrogativo sul perché proprio il puledro sia stato associato al letto (forse per gioventù ancora non si slancia in mestieri duri o ardimentosi? resta semplicetto in camera): sono suggestioni e analogie di cui il tempo lava via le specifiche ragioni.
Ciò che è sicuro è che sulla poltrona si poltrisce, cioè si sta in pigro riposo simile a quello del letto, magari anche in una dimensione esistenziale. E che quindi io sono poltrone in poltrona. Difatti come sappiamo la poltrona è una sedia con braccioli e ben imbottita, che si distingue per comodità e anche per lusso. Questo nome, per questa seduta, si fa strada nella seconda metà del Settecento, non senza suscitare un po’ di polemica: ai tempi l’associazione col poltrire era chiara, e più provocatoria di quanto non sia oggi.
Anzi, anzi. Oggi la poltrona ha saputo acquisire anche profili ben più alti di quelli nostri di quando stiamo in poltrona a leggere o a riposare gli occhi. Non solo popolando i teatri e i cinema, quindi con un certo sfavillante tenore culturale, ma soprattutto indicando la carica di grado elevato. È un posto prestigioso, di alta dignità e spesso di potere, la poltrona, da cui ci si alza malvolentieri, verso cui si sviluppa un certo… attaccamento. Che poi quelli delle poltrone siano uffici in cui spesso ci dev’essere chi poltrisce, adesso ci può sembrare piuttosto conseguente anche sotto il profilo etimologico.
(prof. Innocenzo Orlando – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)