“Il ragazzo dai pantaloni rosa”: la proiezione del film in anteprima tra omofobia e opposizioni dei genitori
Il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” è stato presentato alla Festa del cinema di Roma e tratta della vera storia di Andrea Spezzacatena, 15enne che nel 2012 si suicidò a causa delle continue vessazioni dei suoi compagni di scuola. La pellicola uscirà ufficialmente nelle sale il prossimo 7 novembre, ma a quanto pare, si è già alzato un enorme polverone. All’anteprima, durante la proiezione, ciò che è accaduto è un fatto gravissimo e scandaloso: alcuni studenti hanno manifestato un comportamento oltraggioso, fischiando, utilizzando termini come “fro***”,”quando s’ammazza sto gay di m****”. Frasi denunciate dalla stessa madre di Andrea, Teresa Manes. Responsabilità maggiore è dei professori che non hanno fatto nulla, lasciando impuniti i loro alunni, dei bulli della medesima cattiveria che hanno avuto quei compagni di Andrea, quando hanno spinto un innocente, sensibile e straordinario giovane a togliersi la vita. Purtroppo questo non è stato l’unico episodio di natura omofoba, infatti, a Treviso, ci sono state numerose proteste dei genitori degli alunni di una scuola media, che hanno chiesto all’istituto di non far vedere assolutamente il film, onde evitare di influenzare “negativamente” i loro figli. La preside, perciò, è stata costretta a sospenderne la visione. Tuttavia, sul caso, è intervenuto lo stesso sindaco leghista Mario Conte che, annunciando l’organizzazione della visione del film, ha chiarito come, in questo modo, si sia persa l’occasione di comprendere temi fondamentali: l’omofobia, la depressione, il suicidio. Indignato è lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito, Valditara, che ha definito vili e incivili i comportamenti dei ragazzi autori degli insulti omofobi durante la Festa del Cinema di Roma, promettendo di prendere contro questi dei seri provvedimenti. Teresa Manes ha tenuto a sottolineare come suo figlio Andrea sia morto ma l’omofobia no, quella non muore mai. È così, hanno ucciso Andrea due volte, da vivo e da morto. Le famiglie, i giovani, non si rendono conto di come le parole possano essere delle lame taglienti, dei coltelli, che feriscono profondamente fino a uccidere. D’altro canto, come possiamo meravigliarci di quest’enorme piaga sociale che dilaga nel nostro paese? Se in primis dal Governo non arrivano che odio, discriminazione, sopraffazione delle minoranze, istigazione alla violenza verso chi è “diverso”? È su questo che si è basata la campagna elettorale dell’estrema destra e continua ancora a farlo. Coloro che sono al vertice non vogliono che li si chiami “fascisti”, ma basta controllare il passato di queste persone che ci si rende conto che la loro eredità e’ esattamente quella, basta sentire, leggere i messaggi di cui si fanno portavoce ogni giorno. Sono passati due anni eppure la Meloni continua a prendere voti che sono esclusivamente il frutto di una percentuale di italioti ignoranti, razzisti e omofobi; gente che non si preoccupa evidentemente dell’aumento delle tasse, della disoccupazione, della sanità, è troppo impegnata a privare le minoranze degli stessi diritti che hanno loro. Ciò che spaventa è la mancanza di empatia delle nuove generazioni, che “mostri” sta creando la nostra società? Sono famiglie “tradizionali” quelle che crescono i loro figli con i valori dell’odio? Mi chiedo, inoltre, in queste condizioni, abbiamo davvero bisogno dell’intelligenza artificiale? Caro ministro Valditara, io penso che più che di una I.A. i ragazzi di oggi abbiano bisogno di un’educazione ai sentimenti, al rispetto del prossimo e di aprire le loro menti non certo di chiuderle in nuovo sistema digitale; con tutto il rispetto ma abbiamo già troppi automi.
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