‘Al microscopio’ una parola al Giorno, oggi analizziamo insieme il vocabolo: ‘Aprioristico’
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Significato: Che è a priori, fondato su principi generali razionalmente indiscutibili; preconcetto, dogmatico;
Etimologia: dalla locuzione latina a priori, composta da a, cioè ‘da’, e priori, ablativo di prior, ‘che viene prima’.
- «È una presa di posizione aprioristica, la potevamo immaginare».
(a cura del prof. Innocenzo Orlando – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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È un parolone che vien buono come raffinato randello per colpire il preconcetto, il non verificato e il dogmatico. Però ecco, non è che identifichi un concetto completamente negativo, in realtà, ed è meglio usarlo con un po’ di cognizione per riuscire ad aver cura della sua complessità.
Tutto nasce dall’a priori, una locuzione latina di immensa fortuna, filosofica e no: letteralmente significa ‘da ciò che precede’ — perché a significa ‘da’, e priori è l’ablativo di prior, ‘che viene prima’.
La dimensione dell’a priori è quella del giudizio che non si basa sull’esperienza, che non sta a valle dell’esperienza, ma che si fonda su principi generali razionalmente indiscutibili. Date certe premesse sicure, deduco un risultato sicuro. È quindi una dimensione logica, e le sue prime frequentazioni sono proprio i domini della logica. Ad esempio (anche se non ci vuole molto a farlo) non devo contare i lati del triangolo per sapere che ne ha tre: lo so a priori.
Ma le verità matematiche, come anche molte di quelle filosofiche, hanno uno status particolare, e non si muovono col passo che hanno di solito le nostre considerazioni. Quando iniziamo a dire di sapere a priori che una persona è innocente, quando un’esperta per noi ha ragione a priori, quando non importa come la cucini, a me la bietola non piace a priori, ecco che le cose cambiano. Non è un giudizio analitico frutto di un procedimento logico, è piuttosto una convinzione, un partito preso, un sorvolare sui fatti.
L’aprioristico, sei sillabe di aggettivo sesquipedale e quindi in grado di sposare un significato e una lunghezza ingombranti, non è costretto a cogliere soltanto quest’ultimo modo d’essere dell’a priori, anche se spesso lo fa.
Infatti, in questa zona di preconcetto posso vedere come la critica mossa all’opera sia aprioristica, posso notare come un’opposizione in consiglio comunale sia aprioristica, posso giudicare aprioristica un’affermazione che prescinde da ogni indagine, anche quando la catena della deduzione razionale che parte da una premessa indiscussa è smagliata o non c’è. Nel partito preso, nelle assunzioni preventive che determinano a cascata opzioni e scelte, non abbiamo proprio il meglio delle concatenazioni logiche: c’è molta pancia.
D’altro canto proprio battendo sul fianco della logica posso criticare una formulazione aprioristica che pare ignara delle proprie premesse, posso segnalare la forza ineluttabile di una scelta aprioristica che scaturisce direttamente da un assunto, posso avanzare che un certo dubbio sia aprioristico, e ingiustificato rispetto alle asserzioni precedenti. Qui si manifesta bene l’idea di qualcosa che si decide a monte, con una pretesa di razionalità, a prescindere dall’esperienza, in una maniera più puntuale e anche incalzante rispetto all’aprioristico di manica un po’ più larga.
In ogni caso è una parola raffinata che parla del pensiero e di come si articola — quindi non una parola facile, anche se sorprendentemente è a buon mercato.