Festa del Cinema. “Conclave” di Edward Berger e “Modi” di Johnny Depp
Giù il sipario sulla 19ª Festa del Cinema di Roma con le ultime proiezioni e la proclamazione dei vincitori. Sabato 26 ottobre è stato anzitutto il giorno della première di “Conclave” diretto dal regista Edward Berger, che torna dietro alla macchina da presa dopo il successo di “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (2022). Un affilato thriller “politico” a sfondo religioso, che racconta dinamiche e comportamenti dei cardinali riuniti in Conclave. Un’ottima regia, con una scrittura incalzante ben armonizzata con le musiche tonanti di Volker Bertelmann e un cast di grande talento dove brilla Ralph Fiennes. Una scivolata insidiosa sul finale rischia però di depotenziare un valido racconto di genere. Tra gli eventi di chiusura alla Festa di Roma anche “Modi. Three days on the wing of madness”, diretto dal divo hollywoodiano Johnny Depp, un ritratto rocambolesco a tinte forti del pittore-scultore Amedeo Modigliani. Protagonista un bravo Riccardo Scamarcio che si gioca bene la sua carta internazionale, anche se copione e regia non sono solide e controllate. Infine, dal palmares dei vincitori un riconoscimento per il cinema italiano: Elio Germano miglior attore per “Berlinguer. La grande ambizione”. Il punto dalla Festa
“Conclave”
Atteso nei cinema dal 19 dicembre con Eagle Pictures, alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato il nuovo film di Edward Berger, regista austriaco-tedesco che si è fatto conoscere dal grande pubblico nel 2022 per il bellico “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (Netflix), adattamento dell’opera di Erich Maria Remarque, che gli ha schiuso le porte di Hollywood: 9 candidature ai Premi Oscar tra cui miglior film e 4 statuette vinte. A distanza di due anni torna con un titolo sempre ad alta tensione, ma di carattere diverso: un thriller di matrice politico-religiosa che si muove sul terreno della finzione, dal romanzo omonimo di Robert Harris (2016, in Italia con Mondadori). A firmare il copione è Peter Straughan, protagonista un cast di livello composto da Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. Le riprese del film sono state realizzate tra Cinecittà, Palazzo Barberini e Reggia di Caserta, con una cordata produttiva internazionale targata Regno Unito e Stati Uniti, dove figura anche l’Italia con Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa.
La storia. Città del Vaticano, il Pontefice è appena deceduto e al card. Lawrence è affidato il compito di coordinare i lavori del Conclave. Viene attuato un rigido protocollo e le stanze del Vaticano si trasformano quasi in un “bunker” impenetrabile, dove i poco più di cento cardinali da tutto il mondo sono chiamati a indicare il successore al soglio di Pietro. Tra i favoriti gli occidentali Bellini e Tremblay, il sudafricano Adeyemi e l’italiano Tedesco, ma anche l’outsider Benitez, neo cardinale di Kabul…
“Il meccanismo di elezione di un Papa – ha dichiarato il regista – è tra i segreti meglio mantenuti del mondo. Io ero tanto, tanto curioso di guardare dallo spioncino, di arrivare ai più piccoli particolari”. Dalle parole di Edward Berger emerge con chiarezza la linea del racconto del film “Conclave”: soddisfare quella curiosità, a tratti morbosa, di accedere al momento dell’elezione del successore di Pietro, attraverso una prospettiva profondamente umana, centrata in un perimetro narrativo da thriller politico-spionistico. Sia chiaro, non è un film fracassone alla “Angeli e Demoni” (2009), puntellato da delitti, esplosioni e dinamiche da James Bond. Qui, in “Conclave” è tutto più controllato e misurato. Si coglie bene la mano esperta ed elegante di Berger, che orchestra una partita a scacchi tra cardinali addizionata da sfumature psicologiche ben tratteggiate. Berger è interessato a descrivere il mondo della Chiesa, quella di palazzo, come una piramide di potere, ambizione e corruzione. I cardinali si muovono ponderando le proprie mosse, tra giochi di alleanze, colpi bassi e strategie di vittoria. Quello cui il regista è maggiormente interessato è un racconto terreno, impastato di pensieri e sentimenti di un’umanità fragile, per lo più interessata al potere e non alla guida pastorale della Chiesa.
Tra le figure significative c’è di certo quella del card. Lawrence, che Ralph Fiennes abita con grande mestiere e compostezza, regalando un’interpretazione incisiva: è il decano e guida il Conclave, schiacciato dal peso di una responsabilità troppo grande, uno dei favoriti per l’elezione, ma del tutto riluttante; apprezzato sempre per la sua efficienza gestionale, in verità vorrebbe solo ritirarsi a vita semplice, essere un pastore. La gran parte dei cardinali rientra invece nelle tessere di un mosaico virato sui toni del chiaroscuro, espressione di una “povertà” morale e spirituale.
Sotto il profilo strettamente formale, “Conclave” è un ottimo film per regia, ritmo e dinamica narrativa, per le musiche eccellenti di Bertelmann, per le ricostruzioni scenografiche accurate e ovviamente per le performance degli attori. A far sbandare un po’ il racconto sono i volteggi finali, la detonazione di un colpo di scena che più che spiazzare lo spettatore rilascia semplicemente perplessità, se non delusione. Lì si perde compattezza e pathos, a favore di una soluzione narrativa che inciampa nel banale e gratuito. Film complesso, problematico.
“Modi. Three days on the wing of madness”
Classe 1963, Johnny Depp è un attore, regista e musicista statunitense noto per numerosi ruoli iconici che hanno lasciato un segno: i film con Tim Burton tra cui “Edward mani di forbice”, la saga “Pirati dei Caraibi” oppure la favola sociale “Neverland. Un sogno per la vita”. Alla 19ª Festa del Cinema riceve un premio alla carriera e con l’occasione presenta il suo secondo film da regista “Modi. Three days on the wing of madness”, dedicato al pittore-scultore Amedeo Modigliani, prendendo le mosse dall’opera teatrale di Dennis McIntyre; autori della sceneggiatura Jerzy e Mary Olson-Kromolowski. Protagonista nel ruolo dell’artista bohémien è Riccardo Scamarcio, nel cast anche Al Pacino, Antonia Desplat, Luisa Ranieri e Bruno Gouery. Il film uscirà nelle sale con Medusa a fine novembre.
La storia. Parigi, 1916. L’artista Amedeo Modigliani, per tutti Modi, si muove nella capitale francese in cerca di fortuna e ispirazione, affascinato da donne, droghe e bottiglia. Al suo seguito bizzarri artisti in cerca di egual fortuna e la musa Beatrice, che prova a contenere i suoi eccessi. Sullo sfondo i colpi della guerra che amplificano i tormenti interiori del protagonista…
“Volevo raccontare una storia universale di amore, arte e rifiuto affinché chiunque possa trovare qualcosa per cui lottare, qualcosa a cui associarsi e connettersi”. Johnny Depp alla regia si dimostra di certo coraggioso, come nelle sue interpretazioni, ma il risultato purtroppo non è altrettanto efficace e riuscito. Il suo “Modi” è mosso dal desiderio di scandagliare irrequietezze esistenziali e atto creativo di un artista geniale, che qui viene tratteggiato sui toni dell’eccesso, muovendosi su un tracciato narrativo tragicomico per lo più sbilanciato tra farsesco e grottesco. Si apprezza lo sforzo di Depp nel cercare di costruire una narrazione originale e non scontata, con citazioni anche brillanti al cinema muto del tempo. Il problema è che si tratta di un racconto sovraccarico e slegato, che si fa fatica a seguire, anche per una discontinuità del copione e per i toni in campo. Complesso, problematico.
I vincitori della 19ª Festa del Cinema
Spazio anche ai verdetti. La giuria composta da Pablo Trapero, Francesca Calvelli, Laetitia Casta, Gail Egan e Dennis Lehane ha conferito i seguenti riconoscimenti: miglior film “Bound in Heaven” di Huo Xin, Gran premio della Giuria “La nuit se traîne” di Michiel Blanchart, miglior regia quella di Morrisa Maltz per “Jazzy”. I migliori interpreti sono Elio Germano per “Berlinguer. La grande ambizione” e Ángela Molina per “Polvo serán”. Il film “Reading Lolita in Teheran” (“Leggere Lolita a Teheran”) di Eran Riklis ha ottenuto sia il Premio speciale della Giuria che quello del pubblico.
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