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Le troppe ombre

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Una premessa d’obbligo è tener presente che ogni tempo nella storia umana ha avuto le sue difficoltà, forse in qualche fase anche maggiori di quelle che stiamo vivendo, insieme ad innegabili – ma non di rado sottotraccia – elementi positivi. Un periodo straordinariamente positivo per l’Europa è stato quello che si è potuto vivere dalla fine della seconda guerra mondiale fino a due anni e mezzo fa. Tuttavia, riservandoci di soffermarci sulle “luci” del nostro tempo, con un tentativo di sguardo anche planetario, qui ci dedichiamo ad una sorta di elenco delle “ombre”. Non tanto per stilare una sorta di “cahier de doléances” (quaderno di lamentele…), né tantomeno con il piglio dei “laudatores temporis acti” (lodatori del tempo passato), e neppure come “profeti di sventura”, o novelle Cassandre. Sta di fatto che di tutto quanto andremo citando – e d’altro ancora poiché sarebbe impossibile essere esaustivi in poche righe – spesso tutti parliamo o nei bar e in casa e nei social, o in tv o in conferenze… Partiamo dalla crisi climatica che coinvolge ormai il pianeta intero: c’è poco da stare allegri e gli eventi estremi che si ripetono ad ogni latitudine – altro “male” evidente – ce ne ammoniscono più che a sufficienza; si può collegare a questa la costitutiva (e indotta) fragilità morfologica del nostro Paese che ci sottopone a emergenze continue di vario genere, compresa la inadeguatezza antisismica della gran parte delle nostre strutture edilizie. Se passiamo alla questione economico-finanziaria sappiamo e vediamo bene come ci arrabattiamo ad ogni “manovra” in Italia e come anche tutto il mondo in generale sia in sofferenza – a parte i pochi super miliardari e i furbi speculatori in borsa (ma anche per loro, a volte, va male), per non dire di un aumento di quella “povertà” (assoluta) che doveva diminuire o addirittura essere già stata sconfitta. Si colloca in mezzo la carenza o il costo crescente di fonti energetiche tanto che ora siamo costretti a parlare di nucleare anche nella nostra bella e “incontaminata” penisola (attorniata per altro da numerose centrali che ci riforniscono…). Il miraggio (per ora) delle fonti alternative deve fare i conti con frenate ben comprensibili e condivise anche da molti convinti ecologisti. Niente di meglio se passiamo a parlare dell’”ordine mondiale”, che va sgretolandosi sotto le picconate di “coalizioni” alternative (ad es. il BRICS o i cosiddetti “Paesi del caos”) che, ben a ragione non solo secondo loro, ne vorrebbero un altro. La stessa nostra UE si trova in una fase di impasse, dal momento che i suoi nuovi organismi riflettono solo in parte l’opinione popolare montante, la quale, guarda caso, sembra sempre più rinnegare la stessa democrazia su cui ci fondiamo preferendo sovranismi e “democrature” che appaiono più rassicuranti di un sistema ciclicamente (e di questi tempi in modo speciale: vedi le “temibili” imminenti elezioni negli USA) in crisi. Non va certo meglio se contiamo i conflitti in corso – figli di questo stesso “disordine” – a cominciare da quelli che sembrano interminabili in Ucraina e in Palestina, per non parlare di altri, ancor più interminabili… La violenza, poi, anzi l’apologia di essa, sembra ormai di casa ovunque con episodi inimmaginabili (e non solo da “insani” di mente) e con la diffusione via social dell’odio come principio ispiratore; si aggiungano pure gli incombenti rischi annunciati dell’Intelligenza artificiale. Si può proseguire con la crisi crescente dell’istituto familiare, con l’inverno demografico, con la svalutazione della vita umana (aborto, eutanasia…: ormai pressoché acquisiti), con l’inadeguatezza della scuola (da noi e altrove), con il conflitto ricorrente tra politica e magistratura… E potremmo finire (ma solo perché non c’è più spazio) con la crisi di fede, con il calo di partecipazione alla vita ecclesiale, con le critiche malevole e insidiose alla Chiesa e al pontefice, con le persecuzioni religiose… Ebbene, in questo duro ma reale contesto, ogni persona di buona volontà, e il cristiano in modo specifico, ha una sua responsabilità da portare e un suo compito da svolgere. Almeno non aggiungersi a chi approfondisce solchi e alimenta squilibri, ma proporre visioni positive e soluzioni credibili, nonostante tutto.

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