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Roma Film festival. In scena classici senza tempo con “The Return”, “Il Conte di Montecristo” ed “Eterno Visionario”

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Il ritorno dei classici, declinati con lo sguardo del presente. Alla 19a Festa del Cinema di Roma, nel quarto giorno, protagonisti i grandi autori della letteratura europea: Omero, Alexandre Dumas e Luigi Pirandello. Il primo è omaggiato nel film “The Return. Il ritorno” di Uberto Pasolini, che racconta il rientro a Itaca di Odisseo, segnato dalla guerra di Troia, da un viaggio estenuante e dall’amarezza nel vedere la sua casa sotto assedio. Un’opera di respiro classico, svuotata di miti e divinità, ma valorizzata nella sua dimensione umana, introspettiva. Film che brilla per il cast di cui sono capofila Ralph Fiennes e Juliette Binoche. Ancora, rivive sullo schermo il romanzo di Dumas “Il Conte di Montecristo” in una serie diretta da Bille August e su copione di Sandro Petraglia, con Sam Claflin e Jeremy Irons. Un romanzo ottocentesco di grandi temi e passioni che viene proposto nella formula della serie Tv in 8 episodi grazie alla Palomar di Carlo Degli Esposti, prossimamente su Rai Uno. Infine, è dedicato a Luigi Pirandello il nuovo film di Michele Placido “Eterno visionario”, il racconto della vita e dell’arte dello scrittore-drammaturgo siciliano a partire dal 1934, anno del Premio Nobel. Protagonista un sempre ottimo Fabrizio Bentivoglio. Il punto dalla Festa.

“The Return. Il ritorno”
Più di cinquant’anni fa andava in onda sul Programma nazionale (oggi Rai Uno) lo sceneggiato “Odissea” (1968) diretto da Franco Rossi. L’opera di Omero ora rivive sullo schermo grazie a un film sempre di respiro internazionale, diretto da un autore abituato ai copioni sociali e intimisti come Uberto Pasolini (“Still Life”, “Nowhere Special. Una storia d’amore”). Parliamo di “The Return. Il ritorno”, in cartellone alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale italiane nel 2025. Protagonisti alcuni nomi eccellenti del cinema e del teatro a cominciare da Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Ángela Molina, Charlie Plummer e Claudio Santamaria. A firmare il copione John Collee, Edward Bond e lo stesso Pasolini.

La storia. Itaca, Odisseo arriva stremato sulle sponde dell’isola. Nessuno lo riconosce dopo la lunga assenza dovuta alla guerra di Troia. Salvato dallo schiavo Eumeo, si prepara a ritornare a palazzo dove lo attende la moglie Penelope e il figlio Telemaco. La sua dimora è occupata però dai Proci, che fanno razzia di beni e persone, ma soprattutto puntano a prendere il controllo dell’isola convincendo Penelope a nuove nozze.

The Return, directed by Uberto Pasolini, with Ralph Fiennes (Odysseus), Juliette Binoche (Penelope), Charlie Plummer (Telemachus), Marwan Kenzari (Antinous), Claudio Santamaria (Eumaeus).

“Abbiamo voluto scavare nella psicologia dei personaggi, enfatizzando i conflitti esterni ed interni e dando a una storia di 3000 anni fa l’immediatezza di un thriller contemporaneo”. Così il regista Pasolini, che racconta il tracciato della sua nuova sfida cinematografica: far rivivere e (ri)apprezzare l’opera letteraria di Omero, richiamandone la complessità della storia, il dissidio interiore dei personaggi e l’avvincente vicenda di rivalsa. Un film che sfronda tutta la componente mitica e divina per concentrarsi sulle gesta degli uomini, sulla figura di Ulisse, ma anche di Penelope e Telemaco. Un lavoro di respiro classico nell’ossatura del copione, che trova guadagni di freschezza narrativa nei dialoghi e nell’approfondimento della psicologia dei personaggi. A imprimere pathos e fascino al racconto le interpretazioni di Fiennes e Binoche, magnifici! Nell’insieme, un’operazione acuta e interessante, governata con controllo e accortezza. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

“Il Conte di Montecristo”
Il romanzo di Alexandre Dumas trova un nuovo adattamento sullo schermo. Parliamo de “Il Conte di Montecristo”, serie Tv in 8 episodi passata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. A dirigere questa nuova versione dell’epopea disperata e avvincente di Edmond Dantès è il regista danese Bille August (tra i suoi titoli: “Pelle alla conquista del mondo” del 1987, “La casa degli spiriti” del 1993 e “I miserabili” del 1998). Alla scrittura un team guidato da Sandro Petraglia. Protagonisti Sam Claflin, Jeremy Irons, Mikkel Boe Følsgaard, Ana Girardot, Lino Guanciale, Michele Riondino e Gabriella Pession. La serie è prodotta da Palomar – Mediawan con Rai Fiction e France Télévisions.

La storia. Marsiglia, inizio ‘800. Edmond Dantès viene nominato capitano del Pharaon e si sta per sposare con l’amata Mercedes. Un complotto, però, è ordito alle sue spalle: viene accusato di essere un bonapartista, arrestato e sbattuto nelle segrete del Castello d’If. Dopo dieci lunghi anni, grazie all’aiuto dell’Abate Faria, Edmond riesce a evadere e a pianificare una vendetta. Vuole riprendersi la vita che gli è stata tolta…

“È una delle più grandi storie di vendetta mai raccontate. Abbiamo cercato di condensare questa storia intensa in una serie televisiva (…) che ci ha permesso di rendere omaggio a questo romanzo complesso e articolato, in tutta la sua epicità, attraverso uno stile visivo fortemente spettacolare”. Sono le parole del regista Bille August, che ben sintetizzano l’operazione compiuta nel riesplorare un classico della letteratura più volte trasposto tra cinema e Tv. Cosa ci consegna questa nuova versione? Dagli episodi proposti alla Festa del Cinema si coglie tutto lo sforzo produttivo di Palomar nel rendere questa storia di grande suggestione narrativa e visiva, con un lavoro importante nella messa in scena, nella costruzione di un racconto dalle buone dinamiche, ben supportato da interpreti di richiamo, su tutti Claflin e Irons. Una serie che vanta un’indubbia qualità visiva e narrativa, pronta a lasciarsi apprezzare da un nuovo pubblico di spettatori-lettori. Consigliabile, problematica, per dibattiti.

“Eterno visionario”
Nel 2022 alla Festa del Cinema aveva presentato un suo ritratto del pittore Caravaggio (“L’ombra di Caravaggio”), ora a distanza di due anni torna con un altro progetto biografico: “Eterno visionario”, film dedicato allo scrittore, drammaturgo e poeta siciliano Luigi Pirandello. Nel costruire il racconto Placido si è ispirato al romanzo “Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello” di Matteo Collura (Longanesi); il copione è stato firmato dal regista insieme allo stesso Collura e a Toni Trupia. A vestire i panni del celebre scrittore è Fabrizio Bentivoglio, che conferma le sue qualità mimetiche e interpretative. Nel cast anche Valeria Bruni Tedeschi, Federica Luna Vincenti, Giancarlo Commare, Aurora Giovinazzo, Michelangelo Placido e Ute Lemper. Una coproduzione Italia-Francia, con Goldenart e Rai Cinema, nelle sale italiane dal 7 novembre.

La storia. Stoccolma 1934, Luigi Pirandello sta per ricevere il Premio Nobel per la Letteratura. Accanto a lui c’è il suo agente Saul Colin. Nel viaggio verso la Svezia Pirandello si perde nei ricordi rievocando il lavoro come drammaturgo, i copioni portati in scena, l’incontro con la musa Marta Abba, ma anche il difficile rapporto con la moglie Antonietta, segnata da fragilità mentale. E ancora, il legame intenso e conflittuale con i figli Stefano, Fausto e Lietta…

“Eterno visionario – sottolinea il regista – è un film che per la prima volta dice la verità sulla vicenda umana e artistica di Luigi Pirandello. Un genio della letteratura e del teatro, ma non certo il buon padre di famiglia come finora lo si è voluto far passare. Infatti, Pirandello sembra aver cercato nell’infelicità l’impulso più potente per creare i suoi capolavori. Potrebbe essere uno dei suoi stessi personaggi, se si indaga a fondo nella sua vita…”

Michele Placido con grande raffinatezza visiva mette in scena un omaggio a Pirandello, giocato tra luci e ombre. Racconta, infatti, i traguardi teatrali e letterari sino alla soglia del Nobel, ma al contempo indaga le sue fratture dell’animo, le sue mutevolezze e gli irrisolti personali-familiari. Un’opera che esplora diversi snodi temporali, con continui flashback, che pur donando dinamica e fascino alla narrazione, rischiano anche di confondere lo spettatore e disperderne pathos. Un film dall’indubbia eleganza formale, visiva, anche negli sconfinamenti con il registro teatrale, che perde un po’ di efficacia nello svolgimento. Al di là dell’andamento un po’ claudicante, “Eterno visionario” risplende per l’interpretazione misurata ed efficace di Bentivoglio. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

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