Un milione di bambini recita il Rosario per la pace nel mondo
All’Angelus dello scorso 13 ottobre Papa Francesco ha detto: “Venerdì prossimo, 18 ottobre, la Fondazione ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ promuove l’iniziativa ‘Un milione di bambini recita il Rosario per la pace nel mondo’. Grazie a tutti i bambini e le bambine che partecipano! Ci uniamo a loro e affidiamo all’intercessione della Madonna – della quale oggi ricorre l’anniversario dell’ultima apparizione a Fatima – all’intercessione della Madonna affidiamo la martoriata Ucraina, il Myanmar, il Sudan e le altre popolazioni che soffrono per la guerra e ogni forma di violenza e di miseria”.
La preghiera e, in modo particolare, la preghiera di intercessione, richiede un’elevata consapevolezza di sé e di quanto accade nel mondo, con l’annessa capacità di fare le debite distinzioni che permettano di comprendere i nodi problematici da cui si generano le violenze e di affidarli, in maniera conseguente, alla potenza misericordiosa della Trinità, perché proprio lì vi eserciti la sua “provvidenza” a favore degli innocenti; e tutto questo senza che ci sia bisogno di particolari “avvocati” incaricati di “convincere” la Trinità stessa ad agire in simile direzione o, addirittura, a “cambiare” l’azione originariamente prevista, soprattutto se diversa nelle premesse e negli esiti. Pensare poi che la preghiera di intercessione venga esaudita se al posto degli adulti – gli unici in grado di raggiungere la consapevolezza richiesta – ci sono i bambini in quanto gruppo “privilegiato” davanti alla Trinità perché meno “peccatore” rispetto agli altri, ecco, questo sì che allontana da una fede adulta, matura e responsabile, e fa cadere nel devozionismo sterile e inutile.
Con simili premesse, l’iniziativa promossa dalla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” non sarebbe nient’altro che nostalgico folklore, volto di un cattolicesimo passato che non parla al presente né può aprirsi al futuro: una Chiesa che si affida a due “protagonisti” (i bambini e Maria) che in realtà tali non sono (i primi per “incapacità”, la seconda per “inutilità”).
Se, invece, nella ricerca del futuro e della pace, i bambini che pregano e Maria, fossero realmente due “protagonisti della storia” a pieno titolo, come il Papa suppone?
In che cosa un bambino che prega diventa “protagonista della storia”? Lo diventa nell’apprendere che il mondo non si ferma solo a coloro che vede e che fanno parte della sua famiglia di sangue o del gruppo di conoscenti: ci sono anche gli altri e perciò non ci si può fermare solamente al bene di coloro che si vedono e si conoscono. Occorre cercare e trovare il bene di tutti, aspetto fondamentale dell’agape trinitaria e vero desiderio che lo Spirito è in grado di suscitare anche nei più piccoli, senza per questo trasformarli in “adulti in miniatura”. Fermarsi al bene di un gruppo ed assolutizzarlo è, invece, la radice di ogni violenza e di ogni guerra.
Attraverso la preghiera a lei rivolta, Maria riceve dallo Spirito il dono di diventare “compagna di viaggio” degli oranti, condividendo con loro, nel medesimo Spirito, quel che è la sua più grande ricchezza: un cuore libero dalla giustizia misurata sulla vendetta e perciò sintonizzato sulla “giustizia superiore” che la Trinità desidera porre a fondamento della convivenza umana, superando il paradigma di Caino. Questo è il suo protagonismo nella storia, non un suo magico potere o il far cambiare idea a Dio.
E se fosse questo il lascito di Fatima, con i bambini santi Francisco e Giacinta e la preghiera mariana del rosario?
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