Storie di riscatto con “Paradiso in vendita” e “U.S. Palmese”
Secondo giorno alla 19a Festa del Cinema di Roma, in cartellone due titoli italiani che giocano sullo scontro culturale Italia-Francia, ma soprattutto sulla metafora dello smarrimento di sé e del riscatto. Anzitutto “Paradiso in vendita” di Luca Barbareschi, con Bruno Todeschini, Donatella Finocchiaro e Domenico Centamore, una favola contemporanea su un influente politico francese inviato dal governo a negoziare l’acquisto di un’isola delle Eolie. Uno squalo abituato a vincere ogni causa, che questa volta deve fronteggiare gli agguerriti isolani, una terra da sogno, una maestra-sindaco fascinosa e un inaspettato risveglio di coscienza. Una commedia esistenziale che brilla per il paesaggio siciliano e per i validi attori, ma soffre un po’ per un eccesso di cliché e dinamiche già viste. Non si discosta da questo tracciato neanche il film dei Manetti Bros. “U.S. Palmese”, con Rocco Papaleo, Blaise Afonso e Claudia Gerini, la storia di un calciatore francese, una stella della serie A, che viene ingaggiato per una stagione da una squadra amatoriale calabrese. Una trasferta che parte su note tragicomiche per rivelarsi l’occasione per riscoprire se stesso e l’amore per la propria professione. Un film di riscatto declinato alla maniera dei Manetti Bros. Il punto dalla Festa.
“Paradiso in vendita”
Luca Barbareschi ha avuto l’idea di questo film quasi una decina d’anni fa, nel 2015, sentendo la notizia di una possibile vendita da parte del governo greco di alcune sue isole per ripianare i conti. Da lì è nato il progetto di un film che mettesse a tema, in verità, la cura di sé e delle proprie radici da una società sempre più vorticosa e corrosiva. È nato così “Paradiso in vendita” diretto da Barbareschi su copione di Damiano Bruè e Lisa Riccardi, una coproduzione Italia-Francia targata Èliseo Entertainment, Rai Cinema e Leon Film. Protagonista l’attore svizzero Bruno Todeschini, affiancato da Donatella Finocchiaro e Domenico Centamore (Piccionello in “Màkari”).
La storia. Parigi oggi. François è un politico che sta facendo di tutto per guadagnarsi la guida di un Ministero. Il governo gli chiede, come ultimo sforzo, di risolvere una questione spinosa: l’acquisto dall’Italia di un’isola delle Eolie, convincendo i suoi abitanti a cedere le proprietà. Sicuro delle sue capacità e disposto a tutto per la gloria, François, soprannominato Richelieu, sbarca sull’isola con l’intento di farsi amici gli abitanti e poi convincerli alla vendita. Ben presto, però, si accorge che la partita non è così semplice e un ostacolo sul suo cammino è la determinata maestra di scuola, nonché sindaco, Marianna Torre. Lei è fortemente contraria, decisa a preservare il patrimonio naturale e culturale del piccolo atollo siciliano…
“Con questo film – ha spiegato Barbareschi – voglio mettere in scena una storia di caduta e redenzione, di rivalsa e di rispetto, andando a toccare tutta una serie di cliché comici collaudati senza però eccedere nell’utilizzo della retorica. Il film deve riuscire a realizzare il difficile compito di raccontare una storia sulla paura del diverso focalizzandosi sulle numerose sfumature dietro la dicotomia bene/male”.
“Paradiso in vendita” è una commedia esistenziale che si muove su un terrendo collaudato, visto in tanto cinema hollywoodiano, ma anche tra Francia e Italia nelle commedie campione di incassi “Giù al Nord” (2008) e “Benvenuti al Sud” (2010). Uno scontro socio-culturale tra due realtà, che rapidamente si risolve in un incontro riparatore, in un viaggio di “redenzione” e pacificazione. È proprio la parabola dello spregiudicato tecnico di governo François, divenuto “uno squalo senz’anima”, che però grazie all’isola siciliana, alle sue bellezze nonché alla vita dai ritmi dolci e ricca di prossimità umana, riesce a curare le proprie ferite interiori e a ritrovare la bussola etico-valoriale. L’isola diventa non un luogo da colonizzare, bensì un posto dove ripartire, da cui ricominciare a vivere. Barbareschi dirige una commedia brillante, che si giova molto delle atmosfere naturali e gastronomiche siciliane, forte anche di un cast ben amalgamato, un’opera che però sconta un po’ troppi cliché e soluzioni narrative “telefonate”. Buone dunque le intenzioni, discreto il risultato. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“U.S. Palmese”
Dopo la trilogia dedicata a Diabolik, che li ha tenuti impegnati negli ultimi tre anni (2021-23), i Manetti Bros. – Marco e Antonio Manetti – hanno deciso di cambiare genere e cimentarsi con un copione che si gioca tra sport e senso della vita. Un film fatto di nuovi inizi, sia per un calciatore di talento con problemi di comportamento sia per un paesino calabrese in cerca di nuove possibilità. Alla 19a Festa del Cinema di Roma presentano “U.S. Palmese”, da loro diretto e scritto (firmano la sceneggiatura con Emiliano Rubbi e Luna Gualano), con protagonisti Rocco Papaleo, Blaise Afonso, Giulia Maenza, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato e Claudia Gerini. Prodotto da Mompracem e Rai Cinema, il film sarà nelle sale il prossimo 20 marzo.
La storia. Palmi, oggi. Vincenzo è un agricoltore in pensione con una passione per il calcio, per la sua squadra locale che milita a livello amatoriale. Leggendo sul giornale del talento francese Etienne Morville che vale un ingaggio da 5 milioni di euro, si lancia in un’impresa audace: chiede a ogni suo concittadino di mettere a disposizione 300 euro per arrivare alla somma e dare una stella alla squadra. Contro ogni probabilità l’affare va in porto e il campione della serie A si trasferisce in Calabria. Un approdo all’inizio sottotono, con poco slancio, che ben presto si rivelerà catartico per tutti…
“Abbiamo sempre avuto il desiderio – hanno dichiarato i registi – di affrontare la difficile sfida del ‘film sportivo’, ovvero un film dove lo sport non è solo uno sfondo o un pretesto per parlare d’altro, ma l’anima stessa della narrazione. (…) E attraverso il calcio siamo finiti a raccontare Palmi, un paese del Sud Italia che diventa l’affresco che fa da contorno, da ambientazione e da anima di questa vicenda sportiva e umana. Palmi è il paese di nostra madre”.
I due registi chiariscono bene il perimetro del loro film, una storia che corre sul binario della commedia fatta di cadute e risalite, quelle di campioni dal talento smagliante ma dal temperamento “bollito”, che ripartono da zero per (ri)scoprire il senso del gioco e della vita. E ancora, una vicenda di riscatto per la comunità di Palmi, che attraverso la squadra di calcio, prova ad abbattere il muro di gomma di indifferenza, guadagnando notiziabilità a livello nazionale.
Un film corale, dall’andamento scorrevole ma di certo abbastanza prevedibile nello sviluppo, tra dinamiche sportive e relazionali dei protagonisti. Un “feel-good movie” che vuole abbracciare fin troppi temi (sport, denaro, corruzione del successo, reputation, dialogo in famiglia, identità sessuale, amicizia, ecc.), dentro e fuori dal campo, rischiando l’accumulo e un po’ la superficialità. Anche qui, buone le intenzioni, discreto il risultato. Consigliabile, brillante-problematico, per dibattiti.
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