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Open House Napoli

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La Città Metropolitana di Napoli aderisce a Open House Napoli e nel weekend apre le porte di Palazzo Matteotti, iniziativa in programma sabato 19 e domenica 20 ottobre.

Open House Napoli prevede quattro turni gratuiti di visita alle ore 9.30, 10.30, 11.30 e 12.30

Antonio Sabino

Antonio Sabino, Consigliere Metropolitano Delegato al Patrimonio e ai Beni comuni, si è detto molto soddisfatto dell’adesione alla manifestazione: due giorni “architettura aperta”, invitando i cittadini a esplorare lo storico Palazzo Matteotti, sede della Provincia di Napoli, costruito nel 1936, e il patrimonio d’arte che viene custodito al suo interno.

Per saperne di più, di seguito cenni storici sull’Ente: dalla Provincia di Napoli alla Città Metropolitana di Napoli.

La Provincia di Napoli venne istituita da Gioacchino Murat con la legge n.° 132 del 1806 “Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno” che riformò la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese come un’articolazione, operativa sul territorio, dello Stato centrale che vedeva il Prefetto come figura dell’Autorità dello Stato, con compiti di vigilanza e di controllo nei confronti dei Comuni, in particolare.

A capo dell’Ente era nominato l’Intendente, un potentissimo funzionario prefettizio e dal quale dipendeva il Segretario Generale, coadiuvato da un “Consiglio di intendenza”, di fronte al consiglio generale della Provincia.

Il territorio era ulteriormente ripartito in “distretti” (Napoli, Casoria a nord, Pozzuoli al centro dell’area flegrea/occidentale, Castellammare nell’ambito costiero/meridionale) con propri preposti (i Sottointendenti) e corrispondenti consigli distrettuali.

Quanto al Consiglio provinciale, organo rappresentativo della Provincia stessa, era costituito dal presidente e da 20 consiglieri, l’uno e gli altri di nomina regia: questi ultimi venivano nominati sulla base di terne di candidati proposti dalle amministrazioni locali tra i propri eleggibili (vale a dire proprietari con una rendita di una certa consistenza) e secondo criteri di proporzionalità rispetto alla popolazione dei singoli distretti.

Questa struttura è rimasta pressoché invariata anche nel periodo borbonico, mentre con l’Unità d’Italia l’organismo venne “armonizzato” a quello del resto dello Stato, prima applicando la “legge Rattazzi” (L. 3702 del 23 ottobre 1859, emanata in occasione dell’annessione della Lombardia al Regno) e poi con la «Legge per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia», conosciuta anche come «Legge sull’amministrazione comunale e provinciale» (L. legge 20 marzo 1865, n. 2248).

Sulla base della legge Rattazzi il controllo e tutela nei confronti dei comuni viene incrementato ma non viene più applicato attraverso funzionari di nomina governativa bensì istituendo la Deputazione, un organo collegiale esecutivo dell’organo elettivo (il Consiglio) a sua volta minutamente regolamentato, prima dagli Intendenti e poi dai Prefetti.

Nell’ultimo quarto del XIX secolo, alcune importanti innovazioni (allargamento del suffragio amministrativo; elettività dei sindaci dei comuni maggiori e dei Presidenti ai vertici delle Deputazioni provinciali in luogo dei Prefetti con il conseguente distacco dal modello francese) modificano la fisionomia degli ordinamenti locali, pur senza allentare il controllo su di essi da parte dello Stato centrale, in particolare statuendo la dipendenza economica e finanziaria degli enti locali rispetto allo Stato dal quale devono pervenire le necessarie risorse.

All’inizio del ‘900, la Provincia di Napoli contava 69 Comuni e partecipò attivamente, insieme al Comune capoluogo, ai lavori della Commissione Reale e alle trattative con il Governo riguardanti l’avvenire industriale di Napoli.

Tuttavia tra il 1925 e il 1927, mentre veniva disposto che alla città di Napoli venissero aggregati territori di comuni prima autonomi (Barra, Ponticelli, San Giovanni, San Pietro a Patierno, Soccavo, Pianura, Chiaiano, Secondigliano e l’isola di Nisida, prima ricadente nel territorio di Pozzuoli), anche per la Provincia avviene un’operazione similare attraverso la soppressione della Provincia di Caserta: tale evento comportò l’aggregazione alla Provincia di Napoli di ulteriori 71 comuni e facendone letteralmente “esplodere” le dimensioni quantitative.

Al censimento del 1936, la Provincia di Napoli annovera 130 Comuni.

Con l’avvento della Repubblica e della Costituzione Italiana nel 1948, l’entusiasmo per la nuova prospettiva regionalista così come disegnate dalla Carta, sia pure momentaneo (le Regioni saranno istituite solo nel 1970), sembra togliere spazio alle ragioni di esistenza dell’Ente Provincia.

Nasce così un organismo istituzionale dove si torna al precedente sistema con l’organo elettivo del Consiglio Provinciale all’interno del quale vengono scelti i componenti della Giunta, organo esecutivo, a capo della quale vi è il Presidente. Ad esso sono demandati compiti in materia di edilizia scolastica, della costruzione e manutenzione della rete viaria provinciale, dell’assistenza sociale e in particolare della gestione degli ospedali psichiatrici.

Nel 1970 con l’introduzione delle Regioni e lo spostamento di numerose competenze e funzioni dallo Stato centrale ai neonati organismi regionali (DPR 616/1977), la Provincia ha un nuovo ruolo come “ente intermedio”di razionalizzatore delle attività sul territorio, pianificatore e specificatore degli indirizzi regionali, coordinatore rispetto agli ambiti comunali.

Sono dei primi anni ’90, le nuove leggi sulle autonomie locali (142 del 1990) e sull’elezione diretta dei sindaci (nei comuni) e dei presidenti provinciali (L. 81/1993) e dei membri del Consiglio Provinciale. Il Presidente compone poi la Giunta.

La Provincia di Napoli, una volta ripristinata la Provincia di Caserta, oggi conta 92 comuni.

L’ultima riforma, che reca il nome del Ministro Delrio (legge 7 aprile 2014, n. 56), ha dettato un’ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione e la disciplina delle Città Metropolitane e la ridefinizione del sistema delle Province.

Sulla base di tale legge, sono organi della città metropolitana:

  • il sindaco metropolitano;
  • il consiglio metropolitano;
  • la conferenza metropolitana.

A presiedere la Città Metropolitana è il Sindaco del comune capoluogo di Provincia.

I Consiglieri Metropolitani sono scelti con un’elezione di secondo livello tra i consiglieri ed i sindaci dei comuni del territorio: i voti degli elettori non sono uguali, ma “ponderati” in ragione della popolazione del comune di cui sono amministratori.

I Consiglieri sono in numero variabile in ragione della popolazione: la Città Metropolitana di Napoli ha 24 Consiglieri. Per gli eletti, la cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere metropolitano.

La conferenza metropolitana è composta dal sindaco metropolitano, che la convoca e la presiede, e dai sindaci dei comuni appartenenti alla città metropolitana.

La legge Delrio, oltre alle funzioni proprie delle Province, ha assegnato alle Città Metropolitane altre funzioni fondamentali:

  • a) piano strategico del territorio metropolitano di carattere triennale, che costituisce atto di indirizzo per i comuni e le unioni di comuni del territorio, anche in relazione a funzioni delegate o attribuite dalle regioni;
  • b) pianificazione territoriale generale, comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni;
  • c) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano; a tale riguardo, la città metropolitana può, d’intesa con i comuni interessati, predisporre documenti di gara, svolgere la funzione di stazione appaltante, monitorare i contratti di servizio ed organizzare concorsi e procedure selettive;
  • d) mobilità e viabilità;
  • e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale;
  • f) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito metropolitano.

Inoltre, possono essere attribuite ulteriori funzioni dallo Stato o dalle Regioni, in base ai princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.

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L’articolo Open House Napoli proviene da Lo Speakers Corner.

(Fonte: LoSpeakersCorner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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