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Spiccioli di spiritualità/ Focus su Abramo

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Per l’appuntamento domenicale con la rubrica “Spiccioli di spiritualità”, diretta dal prof. P. Vitale, il professore Michele Pugliese ci parla della figura di Abramo.
Le notizie sono come l’acqua di un fiume. C’è sempre dell’acqua che sostituisce quella che passa, e così ci sono sempre notizie che ne sostituiscono altre, e di quelle più vecchie se ne perde la memoria, poi si vanno a ripescare nei decennali, nei centenari, ma ormai sono già storia. Nel parlare di Abraham, vado a ripescarne una di più di più dieci anni fa. Era il 2013 che padre Paolo Dall’Oglio, gesuita fortemente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico, fu rapito Raqqa, in Siria. Di lui oggi non sappiamo più niente, e gli appelli dei familiari di avere restituito per lo meno il corpo non hanno portato a risultati. Padre Dall’Oglio è noto per aver rifondato, in Siria, negli anni Ottanta, la comunità monastica cattolico-siriaca “Al-Khalil” del Deir Mar Musa al-Abashi (Monastero di san Mosè l’Abissino), erede di una tradizione cenobitica ed eremitica risalente al VI secolo. Il monastero, ubicato nel deserto a nord di Damasco, accoglie anche aderenti di religione ortodossa. Padre Dall’Oglio aveva immaginato una comunità monastica cattolica ed ecumenica nel segno di Abramo, che però gli fu contestata anche a Roma, quando sottopose la regola per l’approvazione.
Nella Bibbia e nel Corano c’è il padre delle tre religioni monoteiste, c’è la radice non solo della storia ebraica, ma anche di quella cristiana e islamica. Abraham è il punto di riferimento dei tre monoteismi.
La sua vicenda è affidata soprattutto a una serie di capitoli del libro della Genesi, che sono in realtà la fusione di varie tradizioni antiche, ma il suo ritratto è abbastanza omogeneo e, come detto, è riferito anche dal testo sacro dei musulmani. Nella traduzione italiana noi lo conosciamo come Abramo, ma il nome nella Bibbia è spiegato liberamente come “padre di una moltitudine”. In realtà il nome è rintracciabile anche in testi egizi del XVIII secolo a.C. nella forma di Aburahama, ma col significato di “padre mio”. Coma la si gira e rigira, ritorna sempre il significato di padre di una moltitudine di genti. E quali sono queste genti? Beh, se consideriamo le tre religioni rivelate, siamo a oltre la metà della popolazione mondiale, per cui la profezia biblica mi pare che si sia realizzata.
La Bibbia colloca le origini di Abramo in Ur, la grande città mesopotamica dei Sumeri, ma poi il patriarca esce dalla sua terra per dirigersi verso la Palestina, accompagnato da una promessa di una discendenza: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle, e così sarà la tua discendenza”. Certo a quel tempo di stelle se ne vedevano tante, oggi con l’inquinamento luminoso molto meno. Ma la promessa ha luci ed ombre, perché Sara, sua moglie è anziana. Come farà ad avere la discendenza Si cerca di risolvere la questione ricorrendo alla prassi orientale del figlio avuto dalla schiava della moglie, Agar: nasce Ismaele che è, secondo il diritto antico, figlio di Abramo e da questo figlio, secondo la tradizione, discende il popolo arabo. Ma non lo è secondo il disegno di Dio, per il quale la promessa passa attraverso un figlio avuto da Sara, Isacco, il cui nome significa “riso, ridere”, perché Sara sorrise all’annuncio divino di questo figlio che avrebbe avuto in tarda età.
Tutto bene allora No, perché il dramma deve ancora venire. Infatti sopraggiunge, a sorpresa, l’ordine divino di sacrificare proprio questo figlio donatogli prima dal Signore. Ma che razza di Dio è questo, che prima dà un figlio e poi lo toglie? Avremmo noi ubbidito a quest’ordine del Signore? Certamente no. Abramo invece obbedisce e si avvia al rito sacrificale. È questa la più alta rappresentazione di fede che un uomo può fare, affidarsi solo a Dio e alla sua parola, ed è per questo che alla fine il figlio gli sarà risparmiato.
Abramo morì a 175 anni (i numeri nella Bibbia hanno un significato simbolico, vuol dire che morì nel pieno della pace con il Signore) ed entra nella storia come modello della fede. Quella fede che dovrebbe unire tutti i suoi discendenti e per la quale si era battuto padre Dall’Oglio, alla ricerca di un dialogo possibile, ma sempre difficile e ostacolato dalla grettezza umana che vede nella guerra la risoluzione di tutte le controversie. Grazie padre Dall’Oglio per la tua testimonianza, riposa in pace nel seno di Abramo.

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