Nuovo cammino
Con la solenne apertura del nuovo anno pastorale domenica scorsa in cattedrale da parte del vescovo, con i sacerdoti e il popolo di Dio radunato, è ripreso il cammino della nostra Chiesa locale attorno a un progetto condiviso per aderire al Vangelo e testimoniarlo sempre di più. Il vescovo Giampaolo, nel concludere la celebrazione, prima della benedizione finale, che è valsa come un mandato per tutti i presenti, ha espresso la sua gioia nel vedere la chiesa-madre della diocesi molto più affollata rispetto all’anno precedente: un segno che indica la progressiva adesione alle sue proposte e soprattutto un sempre maggiore impegno nel camminare insieme al seguito di Gesù Maestro nella comunità ecclesiale.
Dopo la meditazione sulla Parola – il testo di Matteo della “casa sulla roccia” -, il suo intervento ampio e articolato (che riportiamo integralmente nelle pagine centrali del settimanale), nel quale il pastore ha indicato le linee di impegno sulle quali intende camminare e far camminare quanti intendono seguire il suo magistero e la sua guida, dopo la vasta riflessione compiuta insieme e il dialogo comune portato avanti con i sacerdoti e con le comunità parrocchiali negli anni precedenti.
La consegna della Lettera pastorale per il 2024-25 “Sulla roccia della Parola” ai rappresentanti delle 17 nuove Comunità cristiane sinodali, in cui è stata articolata l’intera diocesi clodiense, ha voluto significare l’affidamento del progetto a tutti – sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici, come pure alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, a loro volta invitati ad unirsi al cammino – per un processo di crescita globale proprio attorno alla Parola, che si traduca in testimonianza visibile e credibile. La “novità” delle “Comunità cristiane sinodali” è stata presentata con chiarezza dal vescovo nel suo intervento, come fa pure nel testo della “Lettera”, dove ne sviluppa il rapporto con le parrocchie, cita le sfide da affrontare con l’obiettivo di non perdere il radicamento nel territorio, assicurato anche dalle piccole parrocchie, ma al tempo stesso offrire a tutti “un cibo solido per la propria vita cristiana”. Spiega, il vescovo, che si tratta comunque di un “processo” lungo e laborioso, illustrandone gli aspetti strutturali e i contenuti: un cammino graduale che si articolerà in tempi successivi, di cui egli scandisce le tappe in uno sviluppo pluriennale – quadriennale per ora – assegnando, dopo quello della “Parola” per questo 2024-25, il tema centrale dell’Eucaristia e della vita spirituale per il 2025-26, quello della fraternità per il 2026-27 e quello della missione per il 2027-28. Figure importanti saranno, in questo percorso, oltre agli operatori pastorali, quelli che vengono definiti “coordinatori pastorali” sui quali si dovrà puntare nelle Comunità cristiane sinodali affidando loro il coordinamento in alcuni ambiti e dei quali traccia l’identikit caratterizzata insieme da solida formazione e da autorevolezza, in stretto rapporto con il parroco e gli organismi pastorali. Formazione che dovrà essere comunque significativa anche per tutti gli operatori pastorali ai quali saranno offerte occasioni adeguate allo scopo.
Il termine “Comunità cristiane sinodali”, scelto dal vescovo per definire la riorganizzazione territoriale della Chiesa locale, non è evidentemente una semplice questione nominalistica, ma risponde – come egli bene spiega – a un orientamento pastorale che intende mettere in risalto e far crescere la comunione vera e la fraternità, anche a livello esemplare per realtà locali – città e paesi – in cui serpeggiano spesso divisioni e contrasti; far emergere la “differenza cristiana” non certo come privilegio o pretesa ma come testimonianza e servizio fondati sulla fede nella Trinità e sul Vangelo di Cristo; far prendere sempre più coscienza – per attuarla davvero dopo averne tanto parlato – della corresponsabilità preti-laici nella Chiesa, accomunati dalla dignità battesimale.
La “Parola”, dunque, quale centro del cammino di quest’anno, come ben evidenziato nella celebrazione di domenica e ampiamente illustrato nella 2ª parte della Lettera, dove il vescovo suggerisce l’urgenza di una “risposta” ad essa da parte delle comunità e suggerisce modalità concrete di ascolto e fruizione (dalla lettura spirituale e meditazione, agli incontri della Parola, al metodo della “conversazione spirituale”, già sperimentato nel cammino sinodale di questi anni, all’omelia per i sacerdoti e allo stile “narrativo” per i catechisti…) e forme di evidenziazione nella liturgia e nei gruppi. Il vescovo Giampaolo sottolinea anche la bella coincidenza con l’Anno giubilare (con una sintetica catechesi al riguardo nella 3ª parte della Lettera), che è un grande invito alla “conversione” di cui abbiamo sempre bisogno, proprio come oltre cinque secoli fa ci invitava a fare Maria, apparendo a Baldissera sul lido di Sottomarina: una bella citazione che il vescovo ripete, immedesimandosi nella storia della nostra Chiesa locale.
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