Caserta. Corruzione: Zannini e altri 6 indagati chiedono di verificare la legittimità di perquisizioni e sequestri
IL CASO
Sarà lo stesso tribunale di Santa Maria Capua Vetere – in forma di collegio giudicante del Riesame delle cose (cosiddetto reale) – a valutare le istanze presentate dal consigliere regionale Giovanni Zannini e dai suoi coindagati nell’ambito dell’inchiesta per corruzione, concussione e altri reati a firma della locale Procura della Repubblica sfociata lo scorso 3 ottobre in tredici perquisizioni a carico di sette persone compreso il politico mondragonese.
I giudici fisseranno probabilmente l’udienza prima della fine di ottobre mentre la Procura nel frattempo dovrebbe depositare gli atti a sostegno dell’attività investigativa, eseguita dal Reparto Territoriale dei carabinieri di Aversa che ha una sezione con esperti nel settore delle intercettazioni di ogni tipo.
La difesa degli indagati, una volta depositati gli atti d’accusa (non è detto in forma completa) potrebbero dunque esaminare atti e riceverne copia per quelli interessati grazie alla discovery garantita nei tre giorni prima dell’udienza.
C’è chi si è rivolto al Riesame per verificare la legittimità della perquisizione e del «sequestro di dati e informazioni informatiche» e chi per avere la restituzione di oggetti o magari somme di danaro che nell’ambito delle operazioni sono saltate agli occhi dei carabinieri: nella fattispecie, i 160mila euro lanciati dalla finestra da un dipendente (residente a Trentola Ducenta) di uno degli imprenditori napoletani indagati o i 20mila euro sequestrati all’imprenditore Alfredo Campoli nel fondo cassa di una delle sue società, ma si parla anche di ulteriori centinaia di migliaia di euro acquisiti nel corso delle tredici perquisizioni.
Nessuna somma di danaro invece è stata trovata o sequestrata nella disponibilità di Zannini. Potrebbe trattarsi anche in questo caso di denaro o rapporti finanziari afferenti alle attività dei vari imprenditori tra cui i fratello Griffo titolari di un noto caseificio.
LE INDAGINI
Oltre a Zannini, Campoli e a Luigi e Paolo Griffo, nell’inchiesta figurano anche il dirigente della sanità regionale Antonio Postiglione e altri due imprenditori del Napoletano, Ciro Ferlotti e Giuseppe Ruggero tutti sentiti dagli inquirenti.
Ha preferito, invece, presentare un manoscritto difensivo, Zannini che a poche ore dall’inchiesta annunciò di volere essere ascoltato dai pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, titolari dell’inchiesta dell’ufficio inquirente sammaritano guidato dal Procuratore capo Pierpaolo Bruni.
Intanto, nei giorni scorsi gli uffici del Comune di Mondragone sono stati oggetto di una visita dei carabinieri eseguita martedì qualche ora prima della chiusura pomeridiana degli uffici. Non è dato sapere se l’attività, estesa, a quanto pare ,anche ad uffici e documenti mirati della Polizia Municipale e al collocamento, sia legata all’indagine su Zannini ma la vicenda è oramai di dominio pubblico nella cittadina domiziana.
Dopo un silenzio di alcuni giorni e di assenze in alcuni appuntamenti in cui era atteso, Zannini è tornato in auge sui social, anche se solo con un video accompagnato da una didascalia in cui si plaude l’installazione dell’illuminazione sull’arteria che porta alla stazione e alle prove generali.
Un video corredato da decine di apprezzamenti di lettori con “applausi”, “pollici su” e commenti del tipo «grazie per l’impegno», «siamo con te», «bravo», «sei il migliore» e «100!».
Nel frattempo, si apprende che il materiale acquisito durante le perquisizioni si attesterebbe su circa 10mila pagine di documenti. Una mole di carte sulle quali sono al lavoro i consulenti della Procura. L’indagine, come si ricorderà, è partita dagli uffici dell’Asl di Caserta imbottiti di microspie già prima del settembre del 2023 quando alle orecchie degli investigatori arrivò lo sfogo – in una telefonata – dell’ex direttore sanitario Vincenzo Iodice che raccontava di avere subito pressioni dal consigliere Zannini per lasciare l’incarico e scegliere la direzione dell’ospedale “San Pio” di Benevento.
Zannini si sarebbe recato più volte negli uffici del Asl con dipendenti e infermieri per chiedere interventi sulle posizioni o lasciando addirittura bigliettini con richieste, tant’è che Iodice aveva pensato di diffondere a tutti i 7.000 dipendenti un avviso in cui non si sarebbero più dovuti rivolgere ai politici.
Una circolare mai inviata, ma di cui apprese il contenuto Zannini, rimbrottando Iodice per la sua iniziativa.
(Fonti: DI BIAGIO SALVATI CRONISTA GIUDIZIARIO DE IL MATTINO – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)