In cammino interiore, tra letteratura ed arte
Papa Francesco lo ha ricordato nella sua recente Lettera: non solo vacanze, ma qualche volta sacrificio, mancanza, o noia e abbandono. E il Pontefice ha sottolineato come il libro possa aiutare, perché trasmette speranze, endorfine, fa comunicare, restituisce un senso ad una vita che sembrava averlo perso. E riesce a mettere in comunione la parola con l’immagine.Lo fa ad esempio l’editrice Ancora con un volume firmato da Yvonne Dohna Schlobitten, da Giulio Osto e dal compianto Luigi Missaglia, “Invocata redenzione. La crocifissione di Picasso”. Qui emerge un elemento che una lettura superficiale del Novecento ha spesso messo in ombra: la tensione religiosa di molti degli artisti e degli scrittori protagonisti delle rivoluzioni delle avanguardie. Come faceva notare giustamente Missaglia, il discorso su Picasso è molto profondo e articolato e l’elemento religioso ne fa parte integrante: basterebbe riguardare, oltre alla Crocifissione, le Damoiselles d’Avignon o la celeberrima Guernica dove è evidente il richiamo alle icone, alle sculture africane o alla Pietà. La grande potenza dell’arte sta proprio nella sua capacità di rileggere e reinterpretare il passato alla luce delle sensibilità emergenti nel presente.
Ma c’è un altro episodio evangelico che ha affascinato i lettori e gli artisti nel corso dei secoli, l’incontro di Emmaus narrato da Luca. Pezzini Editore ha dato alle stampe “Gesù e i discepoli di Emmaus nell’arte” scritto da François Bœspflug, teologo e storico dell’arte che ripercorre il cammino della raffigurazione artistica dell’episodio: si parte dalla Ravenna del mosaico centrale di Sant’Apollinare Nuovo, anno 561 della nostra era, dalle vetrate della cattedrale di Chartres, siamo a metà del XII secolo, si passa attraverso la visione esplicita, del pittore e di chi guarda, della vera natura del passante, che invece è ancora misteriosa per i due compagni di viaggio, in una tela di Johann Heinrich Ferdinand Olivier oggi a Londra, siamo nel 1827, per riscoprire le interpretazioni di Rubens e quelle di Caravaggio nella Pinacoteca di Brera a Milano e alla national Gallery di Londra.
Sul versante narrativo consiglieremmo, sulla scorta della ricorrenza degli ottanta anni dalla sua scomparsa, la rilettura del libro più famoso di Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”, nell’edizione corredata dai disegni dello stesso scrittore (ve ne sono diverse, da Bompiani a Newton Compton). Forse commossa memoria di un fratellino morto giovane, forse nostalgia di una età in cui la creazione e la speranza sembrano poter aprire tutte le porte, non è assolutamente un libro per soli ragazzi, anzi: prendendo spunto da un incidente di volo durante l’avventuroso progetto di trasvolata Parigi-Saigon, con un atterraggio di fortuna nel deserto della Libia, lo scrittore ci parla dei nostri sogni, che ci avvincono assai di più delle quotidiane realizzazioni, fino all’accettazione della realtà così come è, insegnatagli dal fiore: “Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle”.E infine una sorta di romanzo di formazione, come andava nell’Ottocento, e in effetti questo “Il vecchio scapolo” di Adalbert Stifter, proposto da Carbonio Editore con la traduzione di Margherita Carbonaro, ci riporta in una natura fatata eppure reale, perché lo scrittore austriaco, scomparso nel 1868, guarda ai boschi, ai laghi, al cielo con la meraviglia e la profondità che diverranno di lì a poco i nuclei fondamentali della poetica di Pascoli come lo erano stati nel ritorno alla Grande Madre dei trascendentalisti americani come Thoreau, Whitman, Emerson. L’incanto del creato fa da sfondo ad un cammino di crescita e del ritrovamento del proprio sé attraverso l’incontro con gli altri, i quali non sempre appaiono come vorremmo noi. Eppure sono proprio loro ad aiutarci nel nostro cammino.
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