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Roma. Autonomia differenziata, comitato referendario: PSDI soddisfatto per il vertive

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In relazione all’Assemblea Nazionale del Comitato Referendario per l’abrogazione dell’autonomia differenziata tenuta a Roma, riportiamo di seguito le dichiatazioni di Mario Calì, Presidente Nazionale del PSDI:

Ottimo risultato per il Comitato Referendario per l’abrogazione dell’autonomia differenziata. I socialdemocratici sottolineano la forza propulsiva del campo progressista”,

«Ringraziamo a nome del PSDI, Partito Socialista Democratico Italiano, la Presidenza insieme ai

componenti del Comitato Referendario nazionale, e le migliaia di volontari coinvolti in queste

settimane all’insegna dell’impegno civico. Abbiamo realizzato un lavoro straordinario nonostante

le indubbie difficoltà che caratterizzano i mesi estivi. L’attuale maggioranza di governo ha deciso

arbitrariamente di smantellare l’assetto costituzionale che da settantotto anni tiene insieme nostra

Repubblica. Probabilmente il Governo Meloni non si attendeva questa incredibile partecipazione

e mobilitazione di popolo con cui le italiane e gli italiani hanno voluto dare un segnale chiaro. Il

Partito Socialdemocratico è orgogliosamente parte di questa azione unitaria volta a fermare

questa finta riforma chiamata “autonomia differenziata” che in realtà punta a spaccare, in modo

irreversibile, il tessuto economico e sociale del nostro Paese, mettendo gli italiani gli uni contro

gli altri. E’ stato rammentato come già dalle prossime ore, nell’attesa del giudizio di ammissibilità,

sarà necessario concentrare le nostre energie verso la grande campagna informativa in vista

dell’indizione del referendum abrogativo nella prossima primavera. Per questa ragione il Partito

Socialdemocratico ha invitato tutte le articolazioni territoriali del “Sole Nascente” e tutti coloro

che si riconoscono nella Costituzione Repubblicana promulgata nel 1948 a continuare una

mobilitazione popolare che viene da lontano. E’ infatti importante rammentare come nella

Costituzione del 1947, quella dei lavori dell’Assemblea Costituente avviati durante la presidenza

di Giuseppe Saragat, si affrontava finalmente il tema del dualismo economico, con l’inserimento

nell’articolo 119, per la prima volta, della parola Mezzogiorno. Era il risultato di un lungo

dibattito e di analisi profonde, come quelle di Francesco Saverio Nitti e Gaetano Salvemini, che in

quell’occasione diventavano un preciso impegno costituzionale. Fu in quel momento che nacque il

dovere di attuare l’unificazione economica e sociale del paese, dopo che si era compiuta quella

politica. E’ purtroppo noto a tutti che l’articolo 119 è stato poi oggetto della riforma del Titolo V

del 2001 in cui, invece, si andò proprio a cancellare la parola Mezzogiorno. Un tema che resta

tutt’oggi rilevante anche in riferimento a quanto sta accadendo in Europa.

Anche in questo caso vale la pena di ricordare la grande lezione di Sagarat che durante il

ventennio, come Giacomo Matteotti, prese posizione contro il fascismo in nome di un socialismo

umanitario in chiave democratica. Negli anni in cui si ricostruiva l’Italia e si edificava il progetto

europeo che aveva solide basi e respiro nel bacino Mediterraneo, attraverso il principio umanista

della solidarietà centrale nelle grandi riforme degli sessanta e settanta, eravamo

progressivamente divenuti l’elemento stabilizzatore in un sistema altrimenti in fibrillazione per le

innumerevoli tensioni politiche e militari. Ecco che occorre dunque che il Paese recuperi la

propria posizione al centro del Mediterraneo, non soltanto attraverso i grandi hub portuali e le

infrastrutture di collegamento con l’Europa continentale, ma anche e soprattutto attraverso la

necessaria azione diplomatica verso il Nord Africa ed il vicino e Medio Oriente. A coloro che

spingono verso un’economia di guerra e che ancora credono che la risposta ai problemi sia

nell’aumentare la competizione tra nord e sud Italia, con il nostro impegno per l’abrogazione

dell’autonomia differenziata intendiamo dimostrare che puntare unicamente sul PIL e sullo

sviluppo, senza prevedere la coesione dei territori e la solidarietà tra i cittadini, equivale a privare

tutta l’Italia di opportunità ben più strategiche. L’Europa chiede da tempo al nostro Paese di

superare le diseguaglianze investendo in una maggiore coesione sociale che altrimenti

determinerebbe una ulteriore diminuzione della crescita potenziale. Il messaggio è chiaro, se

vogliamo ridurre le diseguaglianze, dobbiamo intervenire attuando quanto già previsto e sancito

nella Costituzione: garantire il pieno diritto ad avere case, scuole, sanità ed infrastrutture

adeguate e migliori e per tutti. Anche per questa ragione noi socialdemocratici siamo fermamente

convinti che la voglia di reagire all’ennesimo sopruso posto dalla legge Calderoli ai danni dei più

deboli, degli anziani e delle giovani generazioni, saprà essere una forza sorprendente e

contagiosa per rilanciare una visione alternativa, giusta, equa e sostenibile l’Italia intera».

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

 

 

 

 

 

 

 

 

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