Carceri: Operatori sanitari ed agenti ‘vivono nella paura’, nuove regole per tutelarli: interviene il sindacato CISL
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Gli operatori sanitari e gli agenti di custodia nella carceri e nelle strutture di restrizione si sentono soli, vivono nella paura, la maggior parte sono donne.
“Finalmente il Governo ha approvato misure più restrittive per coloro che aggrediscono gli operatori sanitari, la Cisl comunque continuerà a denunciare e a vigilare sulle aggressioni che ancora oggi continuano sul nostro territorio, soprattutto nei pronto soccorsi e nelle strutture penitenziarie”.
Lo dichiarano Franco Della Rocca, Segretario generale Cisl Fp Caserta e Nicola Cristiani Segretario provinciale con delega alla sanità.
“Non possiamo non essere soddisfatti di questa stretta del Governo sulle aggressioni, era necessaria e urgente, sappiamo bene anche dalle ultime cronache, quanti atti di violenza negli ultimi anni ed in particolare negli ultimi mesi sono capitati sia nei pronto soccorso, a Caserta, ad Aversa, ma anche purtroppo nelle carceri, nelle strutture di restrizione.
Questa ora è la nostra perplessità: da 1 a 5 anni di carcere e fino a 5000 euro di multa, sono ottimi deterrenti per un normale cittadino, ma per chi invece è già detenuto?
Per quanto riguarda le aggressioni nelle strutture sanitarie, nelle case circondariali, nelle REMS, un aggressore che è già detenuto, che non teme il carcere, quanto potrà sentirsi frenato da questa legge?
Continuiamo a dichiarare da sempre che bisogna potenziare il numero degli agenti di custodia e degli operatori sanitari in tali strutture che vivono aggressioni quotidiane e operano nella paura, soprattutto nei carceri e nelle strutture tipo REMS, vedi Mondragone, Calvi Risorta, Santa Maria Capua Vetere.
Gli operatori sanitari e gli agenti di custodia nella carceri e nelle strutture di restrizione si sentono soli, vivono nella paura, la maggior parte sono donne.
Come CISL Fp chiediamo non solo alla magistratura, ma al Prefetto Castaldo, al direttore generale dell’Asl Blasotti, ai direttori delle carceri di verificare e monitorare le varie situazioni a tutela degli operatori, di potenziare queste strutture e renderle sicure, attuare tutto quello che è possibile in maniera preventiva, potenziando, lo ribadiamo, il personale sanitario e di vigilanza.
La legge è buona ma da sola non basta, bisogna applicarla territorio per territorio, cucirla sulle esigenze della struttura nella quale verrà applicata”.
(Salvatore Candalino – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)
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