Mellifluo una parola al giorno a cura del Prof. Innocenzo Orlando
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Mellifluo
mel-lì-flu-o
Significato Dolcissimo, suadente, soave; insinuante, insincero e stucchevole, volto all’inganno
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo mellifluus, composto di mel ‘miele’, flùere ‘scorrere’.
- «Non mi fido di lei, ha un tono mellifluo.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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La lingua sa essere molto maliziosa. In parole stupende, che hanno un significato luminoso e gradevole, inizia a leggere soltanto fra le righe, tesa soltanto a ciò che c’è dietro. Be’, questo avviene perché le nostre menti sono maliziose, perché una parte importante della loro intelligenza è la diffidenza — ed è anche spesso vero che chi pensa male va all’inferno ma l’indovina.
Il mellifluo è una parola da un lato ricercata e dotta, dall’altro di un’immediatezza tale che spiegarne la lettera è come spiegare una poesia o una battuta: viene dal latino tardo mellifluus, ed è composta di mel, ‘miele’, e da un derivato di fluo, ‘scorrere’. Dal mellifluo scorre miele, stilla miele. Ha avuto anche antichi significati concreti, potevo parlare di boschi melliflui. Ma oggi un uso del genere non è solo desueto, è arcaico (e non c’è niente di male nell’arcaico, figuriamoci).
Data questa prima figura, ecco che il mellifluo è per facile metafora attributo di chi o ciò che si distingue per leggiadria, grazia, dolcezza, amabilità, perfino fascino. È una parola che scaturisce dalla sensazione dolce e avvolgente di quello che è stato per un sacco di tempo l’alimento di più vellutata dolcezza immaginabile (ah, tutte le generazioni di ascendenti che non hanno mai vissuto l’imbarazzo della scelta in pasticceria).
Suadente e persuasivo, allettante, gentile, bello da sentire, elegantemente scorrevole, comunicativo, di facondia suggestiva e penetrante: che meraviglia! Pensiamo alla lezione melliflua della professoressa, che incanta raccontando, e nel racconto pianta il germe di prese di coscienza; pensiamo alla poesia melliflua che resta a girarci in cuore per tutta la sera; alle parole melliflue che il nonno usa con nipoti sognanti.
Il problema è però è ben noto. Il discorso mellifluo, con tutta la sua liscia gradevolezza, può non essere schietto, può anzi essere insinuante e mascherare intenzioni seconde e secondi fini. E magari lo fa pure in una maniera stucchevole. Posso parlare del tono mellifluo di chi cerca di portarmi a fare una scelta per me sconveniente e conveniente per lui; posso parlare delle parole melliflue con cui si cercano di sviare e soffocare istanze giuste e scomode; posso parlare di come mi venga richiesta una gentilezza in maniera melliflua da una persona che di solito mi è ostile.
La gravità di quest’accezione è tale da aver eclissato tutto il resto del mellifluo: qui noi siamo davanti a un campanello d’allarme che trova una sfumatura precisa, e che non vuole essere confuso con altro perché ciò che comunica ha una certa urgenza — attenzione, questa dolcezza è ipocrita. Tant’è che se parlo di una voce melliflua sono univoco, non ho praticamente modo di fare intendere che è davvero e schiettamente un’avvolgente, suadente, soave voce di miele.
Così il dolcissimo, fluente mellifluo si è imperniato sull’insinuante e l’insincero che, vestiti di gentilezza, sono volti all’inganno. Che noia, il nostro male: ci rovina tante cose belle.