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Spiccioli di spiritualità/ Il Karma

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Per la rubrica “Spiccioli di spiritualità” il professore Michele Pugliese ci parla del Karma

“E tu di che KARMA sei?”. Vi hanno mai posto questa domanda Se siete un po’ attempati, come me, vi sarà capitato di sentirvelo dire negli anni Sessanta, quando un certo spiritualismo orientale aleggiava tra i giovani. Persino i Beatles non furono esenti dal fascino della spiritualità orientale e fecero un viaggio in India alla ricerca della meditazione trascendentale e di nuove sonorità. Sebbene il soggiorno si interruppe in modo traumatico, ne uscirono ottime canzoni che potete ascoltare nell’album Abbey Road (se siete interessati all’argomento potete anche vedere il film “I Beatles e l’India” che trovate su Rai Play).
Oggi il concetto non è più di moda tra i giovani, che hanno altro a cui pensare, ma mi sembra interessate recuperarlo in questa rubrica di spiritualità. Innanzitutto, come avrete capito, è un concetto che appartiene alla spiritualità orientale, in particolare al Buddhismo e all’Induismo, ma si è in qualche modo anche “occidentalizzato” con un significato che grosso modo si attribuisce a una sorta di fato imperscrutabile che attraverserebbe le nostre vite.
In realtà Karma significa “azione” in sanscrito, e l’azione è l’anima di tutto l’universo e di noi stessi. Non c’è nulla che non sia ”azione” di qualcosa: la natura è azione, il nostro modo di essere è fatto di azioni, i nostri pensieri sono i prodomi delle nostre azioni. Ora, il problema è capire se queste azioni, questo Karma sia il frutto consapevole della nostra volontà (quello che i filosofi chiamano “libero arbitrio”) o una sorta di destino immutabile che ci piomba addosso senza che la nostra volontà possa farci nulla. Non voglio addentrarmi in concezioni filosofiche e teologiche che richiederebbero ben altro spazio di riflessione che non quello della nostra piccola rubrica, ma è evidente che la nostra vita è un susseguirsi di molteplici rapporti con le persone e le cose su più livelli, da quelli elementari del mangiare, dormire ecc. a quelli più complessi che incidono sulla nostra psiche (la morte un nostro caro, ma anche cose liete come una laurea o la nascita di un figlio). Quali sono le nostre re-azioni di fronte a queste cose? Non ce n’è una sola, ma sono molteplici, e a volte alcune sono determinanti per lo sviluppo della nostra vita.
Se le azioni sono il Karma, esso non cessa di inseguirci nella nostra vita, dalla nascita fino alla morte. Secondo la spiritualità orientale la nostra vita è determinata dal Karma e come tale deve essere accettata, ma c’è la possibilità di purificarle, attraverso un percorso che, grosso modo, prevede le seguenti tappe. A proposito di tappe, la nostra vita è come un Giro d’Italia (o Toure de France se preferite). Una tappa può essere faticosa, una più adatta al nostro fisico, posso essere uno scalatore, un passista, un velocista, ma l’allenamento è fatto di piccole cose: non mostrare scontento, non deprimersi per le cose cattive, non giudicare le persone, perché sei tu il primo ad essere giudicato, fai un gesto altruista, fai qualcosa per gli altri senza che nessuno lo possa sapere, trova durante la giornata il tempo per meditare (preghiera).
Dicevamo dell’uso che ancora qualcuno fa del termine “Karma”, che oggi è spesso usato con leggerezza e scarsa comprensione della sua profondità. Molte persone affermano “è il mio karma”, riferendosi ad eventi fortunati o sfortunati nelle loro vite. Tuttavia quest’accezione non potrebbe essere più lontana dalla realtà: l’uso della frase “è il mio karma” suggerisce vittimismo e passività, mentre il Karma è esattamente l’opposto, ovvero la forza propulsiva positiva che ci rende migliori e fiduciosi nel domani, quella forza che, di tanto in tanto o periodicamente, quando vogliamo sentirci in pace col mondo o con il prossimo, ci spinge a fare gesti di altruismo. A Natale si fa volontariato, si dona ciò che non si usa più, si lascia qualche spicciolo ad un senzatetto incrociato per strada, si danno indicazioni ad uno straniero anche se si fa fatica a comunicare. Tutti questi gesti, grandi e piccoli, sono ciò che viene comunemente definito, anche nella spiritualità cristiana, una “buona azione”. Ritorna dunque il significato di Karma come azione. E se la buona azione non è sporadica, se è continuativa e organizzata, allora si parla di volontariato. “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Non vi ricorda niente questa frase?

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