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Papa Francesco scrive ai giovani: “Non turisti ma pellegrini”

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“Viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato”. Lo scrive Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù, che quest’anno si celebra a livello diocesano il 24 novembre prossimo, sul tema: “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr Is 40,31)”. ”Spesso a pagare il prezzo più alto siete proprio voi giovani, che avvertite l’incertezza del futuro e non intravedete sbocchi certi per i vostri sogni, rischiando così di vivere senza speranza, prigionieri della noia e della malinconia, talvolta trascinati nell’illusione della trasgressione e di realtà distruttive”, osserva il Papa, che nel messaggio si sofferma su due aspetti del pellegrinaggio, alla vigilia del giubileo: il camminare e la stanchezza.

 “Guardare la vita dal balcone a voi giovani non può bastare”,

ribadisce il Papa soffermandosi sulla vita come pellegrinaggio verso Dio. “I traguardi, le conquiste e i successi lungo il percorso, se rimangono solo materiali, dopo un primo momento di soddisfazione ci lasciano ancora affamati, desiderosi di un senso più profondo”, il monito di Francesco, che definisce “normale” avvertire la stanchezza, dopo l’entusiasmo iniziale, e spiega come “in alcuni casi, a provocare ansia e fatica interiore sono le pressioni sociali, che spingono a raggiungere certi standard di successo negli studi, nel lavoro, nella vita personale”.

“Questo produce tristezza, mentre viviamo nell’affanno di un vuoto attivismo che ci porta a riempire le giornate di mille cose e, nonostante ciò, ad avere l’impressione di non riuscire a fare mai abbastanza e di non essere mai all’altezza”,

l’analisi del Papa, secondo il quale “a questa stanchezza si unisce spesso la noia, quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai sporcarsi le mani con i problemi, con gli altri, con la vita”. “Questo tipo di stanchezza è come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti”, il grido d’allarme di Francesco: “Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!”. La soluzione alla stanchezza “non è restare fermi per riposare. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza”.

“Camminate nella speranza!”,

l’indicazione di rotta, perché “la speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, è una forza nuova che ci permette di perseverare nella corsa, che ci fa avere uno sguardo lungo che va oltre le difficoltà del presente e ci indirizza verso una meta certa: la comunione con Dio e la pienezza della vita eterna. Se c’è un traguardo bello, se la vita non va verso il nulla, se niente di quanto sogno, progetto e realizzo andrà perduto, allora vale la pena di camminare e di sudare, di sopportare gli ostacoli e affrontare la stanchezza, perché la ricompensa finale è meravigliosa!”.

 I tempi di crisi, spiega infatti il Papa, “non sono tempi persi o inutili, ma possono rivelarsi occasioni importanti di crescita. Sono i momenti di purificazione della speranza!“.  “Può succedere che all’entusiasmo iniziale nello studio o nel lavoro, oppure allo slancio di seguire Cristo – sia nel matrimonio, sia nel sacerdozio o nella vita consacrata – seguano momenti di crisi, che fanno sembrare la vita come un difficile cammino nel deserto”. Nei momenti di crisi, tuttavia, “vengono meno tante false speranze, quelle troppo piccole per il nostro cuore; esse vengono smascherate e, così, restiamo nudi con noi stessi e con le domande fondamentali della vita, oltre ogni illusione. E in quel momento, ciascuno di noi può chiedersi: su quali speranze appoggio la mia vita Sono vere o sono illusioni?”. “In questi momenti, il Signore non ci abbandona; si fa vicino con la sua paternità e ci dona sempre il pane che rinvigorisce le nostre forze e ci rimette in cammino”, assicura Francesco, che sulla scorta del beato Carlo Acutis esorta i giovani a “riscoprire il grande dono dell’Eucaristia”. “Tutte le stanchezze interiori possono trovare sollievo nel Signore”, garantisce il Papa: “Quando la stanchezza del cammino vi appesantisce, tornate a Gesù, imparate a riposare in lui e a rimanere in lui, poiché quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”.

“Mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini”,

l’esortazione finale in vista del Giubileo. Sono tre, per il Papa, gli atteggiamenti fondamentali per viverlo: “il ringraziamento, perché il vostro cuore si apra alla lode per i doni ricevuti, primo fra tutti il dono della vita; la ricerca, perché il cammino esprima il desiderio costante di cercare il Signore e di non spegnere la sete del cuore; e, infine, il pentimento, che ci aiuta a guardare dentro di noi, a riconoscere le strade e le scelte sbagliate che a volte intraprendiamo e, così, poterci convertire al Signore e alla luce del suo Vangelo”.

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