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Attualità

LE PAROLE DI OGGI POTARE E SLOGAN

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Slogan

slògan

Significato Frase che esprime un concetto in maniera incisiva, efficace e caratteristica, specie usata in propaganda e pubblicità

Etimologia voce inglese, prestito dal gaelico di Scozia sluagh-ghairm ‘grido di battaglia’.

  • «È il nuovo slogan della campagna.»

A dispetto della lontananza, non sono poche le parole che l’italiano deve alla Scozia, scaturite dal gaelico di Scozia (antica lingua del ramo celtico), dallo scots (lingua germanica  all’inglese), e dalla stessa variante dell’inglese che vi si parla — senza contare le parole nate da nomi di persone, o da nomi propri e comuni di cose e luoghi. Come s’immagina, il più delle volte ci arrivano con la mediazione del vicino più grosso, l’inglese, ma ecco, dalla Scozia arriva di tutto. Anche lo slogan.

L’etimologia ci porta a parlare di qualcosa che ci è familiare — il grido di . È il grido, o anche il canto, che un gruppo armato lancia all’inizio dello scontro, e che fra l’altro dà coraggio, rinsalda la moltitudine, segna un’identità, spaventa il nemico e attira un esito propizio: l’«Alalà» ateniese contro le truppe persiane, i «Montjoie! Saint-Denis!» degli eserciti di Francia, i «Tennōheika Banzai» delle cariche giapponesi. Siamo davanti a qualcosa di universale o quasi.
In gaelico di Scozia sluagh-ghairm era un’espressione con cui si indicava un grido di questo genere — c’è chi chiosa grido di battaglia nel contesto di uno scontro e grido di  in tempo di pace. Sluagh in effetti è una parola con diversi significati: è esercito, schiera, ma anche moltitudine e popolo in genere — e deriverebbe da una radice celtica che si può ricostruite come slough-, a cui si legano significati di aiuto e servizio. Gairm, invece, è il grido.

Ma per quanto sia carismatico William Wallace che tuona «Alba gu bràth», ‘Scozia fino al Giudizio’ (bel modo per intendere ‘per sempre’, ricorrente in gridi analoghi delle Isole Britanniche), perché andiamo a pescare questa espressione gaelica che significa ‘grido di battaglia’?

L’inglese aveva avuto a che fare col  dei gridi di battaglia della gente di Scozia già per lungo tempo quando iniziò a riconoscere e a prendere in prestito e adattare questa espressione col suo significato proprio — già nel Cinquecento. Ma più di tre secoli fa, nella forma di slughon (comunque si sono avvicendate grafie differenti) la ritroviamo con un significato già esteso: era diventato il motto, la frase  di un gruppo, specie politico — e nel Settecento avrebbe preso la forma di slogan.
Da noi arriva negli anni ‘30 del Novecento, quando ha già maturato, oltre alla dimensione politica, anche quella pubblicitaria.

Ora, i motti con cui si fa propaganda, o con cui si fa colare nell’orecchio qualche desiderio, richiedono di essere  e accesi e memorabili e caratterizzanti come un grido di battaglia, che resta un modello ineguagliato per , ascendenza ed efficacia. Ma d’altro canto un’espressione nostrana come ‘grido di battaglia’ sarebbe un po’ troppo; forse forse per qualche azione politica può ancora calzare, ma per quanto ci parli subito di unità e slancio ha un grado di aggressività esplicito. Per la pubblicità è senz’altro poco adatto.

Ecco una delle magie dei forestierismi, specie quando non vengono adattati, quando sono conservati nella forma originale: la stessa cosa — da cui scaturisce la metafora che ha i tratti giusti di  ed energia — viene detta in una lingua non facilmente decifrabile, e quindi porta quello stesso esatto significato in maniera coperta e , senza squadernamenti . Un concetto che da un lato si foggia efficacemente nelle sue sfumature di significato, dall’altro acquista un profilo tecnico e preciso, con un retrogusto di mondo — nel caso di specie, senza  guerresche.

Meno  del motto, meno innocuo del detto, più versatile e meno ingessato della parola d’ordine, meno sminuito e proverbiale della frase fatta, più  della formula, è una parola che ha saputo bene guadagnarsi il suo successo globale.

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Potare

po-tà-re (io pò-to)

Significato Tagliare parti di una pianta per sfoltirla, per darle forma, per regolare la produzione di frutti e simili; sfrondare un testo

Etimologia dal latino putare, nei primi significati di ‘mondare, potare’.

  • «Ci sono da potare gli olivi.»

C’era un nonno che lavorava nei campi e nei boschi e nei giardini: col suo lavoro ha messo insieme una tale fortuna da avere uno  di nipoti che in città hanno fatto la vita dei gran signori — c’è anche chi è entrato in Parlamento.

Sì, il verbo ‘potare’, quello che ci trova sull’albero con le cesoie in mano, ha questo genere di storia. Come possiamo già immaginare, quella fortuna è una fortuna concettuale — ma probabilmente non abbiamo presente come il potare abbia potuto scatenare una metafora , tale che non siamo più in grado di farne a meno, nemmeno a distanza di millenni. Qui attenzione, perché stiamo per entrare in contatto con un punto d’appoggio del nostro modo di pensare il pensiero.

Siamo davanti a un ‘’ particolare, no? È un ‘tagliare’ che pulisce, , sfronda — che serve ad esaltare una potenzialità vegetativa. Individua il secco, il disutile, il controproducente (avendo in mente le necessità della pianta e le proprie, immaginando già il fiore e il frutto e la forma) e interviene togliendo il troppo e il vano con perizia.
Chiaramente è un’azione continua, che richiede una continua valutazione secondo certi criteri: è semplicemente così che il potare diventa un ponderare, un calcolare, uno stimare — e quindi un ritenere, un credere. Significati che riconduciamo al verbo latino putare come principali, anche se non sono quelli originari.

Ecco, lo abbiamo  a più riprese: la facoltà dell’ consiste in una scelta fra il resto, in un . Analogamente al decidere, il putare inizia tagliando e finisce pensando. E lo fa con una  magnifica che prosegue in italiano.

Il computo e il , fratelli  nipoti del putare, sono dei calcolari. Le imputazioni che troviamo in tribunale sono messe in conto, attribuzioni, in particolare di un fatto di reato. Il reputare è un giudicare e un credere. Nella disputa si giudicano vari elementi d’argomentazione separatamente. Il  è meramente supposto, come l’ipotesi del . Il deputato — secondo l’etimologia eh — è ben ponderato per essere  a un ruolo, in particolare alla Camera del Parlamento. E poi certo, c’è la permanenza di una prospettiva di potatura nella meno serena amputazione — ma qui non ci sono salti figurati altrettanto difficili.

Ad ogni modo a noi il potare arriva per via popolare con i significati che conosciamo — tagliare parti di piante per dare forma, regolare la produzione di frutti e via dicendo —, ma vale la pena notare come abbia avuto delle piacevoli estensioni: è diventato un tagliare in genere, ma in particolare è diventato uno sfrondare testi — e quindi quando ci accorgiamo che il messaggio o l’articolo sono troppo lunghi, possiamo potarli un po’.

Ma insomma, il gesto del potare, di questo speciale modo di tagliare con speciale intento, è stato scaturigine di una raffica di parole che insieme sono correnti, cardinali e tendenzialmente elevate.
È sempre sorprendente rendersi conto di come molte basi del nostro pensiero si sostanzino in  di lavoro manuale — della continuità fra gesto e pensiero.
(Comunque niente a che fare con il  — tanto più che agli ingegni più acuti non sfuggirà che l’acqua non è facile da potare.)

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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